Titolo: Aquiloni preventivi
  
Autore: Capovilla Nandino, Tusset Elisabetta
  
Casa editrice: Di Salvo
Genere: Racconti
Lingua: Italiano
  
Adottabile: Si
Disponibilità: no
Formato: cartaceo
  
Settore: Palestina

[Rif. 373] Stampato anno: 2003 - Num. pagine: 128 - Costo: 8 Euro

Presentazione



Non ho titoli particolari per presentare questo scritto. è vero, sono stato tante volte in Israele, da quando era ancora Palestina. Vi sono stato da quando era divisa in due e passando da una parte all’altra bisognava far finta di venire da lontano. Vi sono stato anche di recente. Anche perché il Patriarca latino di Gerusalemme, mons. Michel Sabbah, è un palestinese, e da qualche anno è stato eletto Presidente internazionale di Pax Christi, il Movimento cattolico internazionale per la pace in cui ho lavorato per molti anni, ricoprendo anche lo stesso compito che ha ora mons. Sabbah.

Mi sento soprattutto un cittadino del mondo che, aiutato anche dalla mia qualità di vescovo che ha avuto la grazia di partecipare al Concilio Vaticano II e dalla sensibilizzazione offertami da Pax Christi, vorrebbe che l’umanità camminasse verso ideali di solidarietà e di pace, e rimane sconvolto dal fatto che il popolo ebraico, di fronte al quale portiamo tutti la terribile responsabilità di averlo lasciato sterminare, venga ora condotto dai suoi governanti e da religiosi estremisti a programmare, se non lo sterminio, quanto meno la subordinazione e lo… sfoltimento di una intera popolazione, già dimezzata da esodi ormai irrecuperabili e ora limitata da un’occupazione che blocca ogni forma di autonomia e di vita dignitosa.

Vi sono attentati terroristici da parte dei palestinesi; ma sono troppo pochi quelli che si chiedono se non siano una reazione – deprecabile, certo, ma disperata – ad una situazione volutamente provocata (la sfida della marcia di Sharon difeso da soldati israeliani sulla spianata delle moschee, il luogo più sacro dei musulmani) e scandalosamente tollerata: si è fatta la guerra all’Iraq con il pretesto che Saddam Hussein non avrebbe assecondato alcune mozioni dell’ONU, e sono vent’anni che Israele non asseconda mozioni, in particolare creando ininterrottamente nuovi insediamenti, di solito su terreni destinati ai palestinesi, circondando interamente le città stesse dei palestinesi. Non intendo parteggiare per una parte contro l’altra; ma tra gli stessi rabbini di Gerusalemme, almeno un decimo (ne incontrammo alcuni) vorrebbe che fossero rispettati i diritti umani e le leggi internazionali. E questo per il popolo stesso israeliano e per la sua pace, che non può essere ottenuta con la violenza e con l’oppressione.

è provvidenziale che si rompa il silenzio che circonda questa situazione così tragica, che si moltiplichino i contatti con questo popolo umiliato e impoverito (anche per il blocco dei pellegrinaggi, che alimentavano tanta parte della sua economia); che l’opinione pubblica occidentale si renda corresponsabile di questa situazione ingiusta. Lo dico perché è evidente che se l’Occidente, a cominciare agli Stati Uniti, interverranno con una certa determinazione, si potranno fare passi concreti verso soluzioni di pace.

Siamo grati a chi, dopo aver affrontato coraggiosamente un viaggio in Israele e aver condiviso le sofferenze dei palestinesi, ne ha voluto offrire una testimonianza, stringata ed essenziale, ma proprio per questo ancora più eloquente.

L’augurio è che tanti possano leggerla, e che essa segni così un nuovo progresso nel cammino di pace.



† Luigi Bettazzi

vescovo emerito di Ivrea