Titolo: Gli spinosi cactus di Palestina e Israele
Sottotitolo: Quello che nessuno ti ha detto
Autore: Claudia Berton
  
Casa editrice: Zambon
Genere: Saggistica
Lingua: Italiano
  
Adottabile: Si
Disponibilità: no
Formato: cartaceo
  
Settore: Palestina

[Rif. 412] Stampato anno: 2011 - Num. pagine: 462 - Costo: 20 Euro

Lotta al terrorismo? Sicurezza? Memoria? Democrazia? Queste parole logore, svuotate del loro significato autentico, sono spaventapasseri per babbei, applicate come etichette a contenitori di scenari diversi, a seconda di quello che fa comodo ai potenti. Chi è il terrorista? Alla sicurezza di chi si allude? Di che cosa è oblio questa sbandierata memoria? Che cosa si intende per democrazia? Si è infatti ben visto che quando un popolo elegge democraticamente una rappresentanza a cui l’Occidente è ostile – come nel caso di Hamas - allora la parola democrazia non viene più sbandierata, si trascura la volontà della maggioranza e il popolo che ha “sbagliato”a dare il proprio voto viene punito affamandolo e bombardandolo, chiuso in una prigione a cielo aperto, senza uscite, come è la Striscia di Gaza. E chi, alle nostre latitudini, si sofferma a distinguere fra terrorismo e resistenza?
“Io starò sempre dalla parte dei perdenti” dichiara la Roy, e prendendo a prestito le sue parole io, appassionatamente arrabbiata, rispondo ai politically correct, vili Ponzio Pilato che conosco e a tutti quelli che ho la fortuna di non conoscere personalmente: “Perché dovremmo avere paura di arrabbiarci? Perché dovremmo temere i nostri sentimenti se sono basati sui fatti? Lo schema che oppone la ragionevolezza alla passione è assurdo, perché spesso un atteggiamento passionale è il risultato di un processo razionale. La passione non è sempre irragionevole. (…) Non credo nella passione irrazionale. Ma sono convinta che non esista nulla di meraviglioso quanto un’ardente passione intellettuale”.
In questo farsi muro per proteggere, oltre a se stesso, l’Europa, sta la definitiva abdicazione del progetto sionista dal giudaismo tradizionale e dall’Oriente, per assumere una nuova identità modellata su quella occidentale. Di un muro concreto – realizzato poi dal famigerato Sharon – parlò per primo Rabin, che lo avrebbe voluto elettrificato sull’esempio dei lager nazisti.