Ladri di biciclette e ladri di terra.

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“Ladri di biciclette”, Roma e il Neorealismo

Ladri di biciclette è un  film diretto, prodotto e in parte sceneggiato da Vittorio De Sica nel 1948 e rimasto come un pilastro nella storia del cinema italiano. Girato con un’ampia partecipazione di attori non professionisti, è basato sull’omonimo romanzo (1946) di Luigi Bartolini, adattato al grande schermo da Cesare Zavattini.

In quegli stessi anni è successo un altro avvenimento rimasto però famoso nella storia della violazione di ogni diritto internazionale, un atto di violenza che ha creato “fiumi di sangue”, l’occupazione della Palestina.

Fatima Boutouch racconta a modo suo questa storia.

 

Papà, cosa succede in Palestina? Gli chiede Saloua con curiosità.

Sapeva che prima o poi avrebbe dovuto spiegarglielo.

Tutti i padri arabi, in un giorno qualunque della loro vita, si ritrovano a dover trovare le parole giuste per raccontare ai figli un dramma storico che di giusto non ha nulla.

–   Hai presente la bicicletta che ti ho regalato l’altro giorno?

Sì.

Ora, immaginati se una mattina una bambina te la chiedesse in prestito, perché ne ha bisogno. I primi giorni, ti domanda sempre il permesso e tu gliela lasci usare, siccome non c’è nulla di male nel fare un favore a qualcuno. Vero?

Vero.

Succede, però, che dopo un po’ di mesi la bambina comincia a prendere la tua bicicletta senza permesso, anche quando a te serve. Se la tiene per tutto il tempo che vuole, la fa usare agli amici, spacciandola per sua e non te la riporta mai in tempo. A quel punto, cosa fai?

Mi arrabbio e me la vado a riprendere!

Ecco. Proprio quando tu vai da lei a ricordarle che la bicicletta è tua, lei ti ride in faccia e mente, dicendo che in realtà la bici è sua e che le spetta per diritto. Allora, tu rispondi alle sue provocazioni, nel tentativo di riprenderti ciò che ti appartiene, ma lei ti pugnala alle spalle, chiama i suoi amici, ti picchia e si appropria della tua bicicletta definitivamente. La dipinge, per cambiarne il colore, poi compra un lucchetto nuovo e ti minaccia, dicendoti che se provi ad avvicinarti lei chiamerà gli altri bambini cattivi.

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Tu, però, continui perché non vuoi arrenderti. Il tempo passa ed i suoi amici spargono in giro la voce che tu sei una pazza e che rivendichi un diritto che non hai. Lei è forte e ha degli amici forti, quindi i tuoi parenti non hanno il coraggio di difenderti e ti dicono solo di tenere duro, mentre ogni tanto vanno a braccetto con la ladra, per evitare che lei rubi anche le loro biciclette, e lo fanno davanti ai tuoi occhi. Bene, la bambina cattiva si chiama Israele e tu ti chiami Palestina.

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Ma tutto questo è assurdo, papà. Io mi arrabbierei tantissimo!

 

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Sì, lo è. Infatti devi arrabbiarti tantissimo. Devi arrabbiarti finché la rabbia non avrà il sapore dell’indignazione e poi dovrai raccontare la verità a chi verrà. L’unico modo per poter riavere la bicicletta è tenere viva la verità, fino alla fine. Mi capisci?
Fatima Boutouch

 

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