A Betlemme in arrivo un nuovo muro: a rischio il vigneto più antico

Non c’è atmosfera natalizia nel cuore della cristianità, tra la crisi e la paura dell’intifada dei coltelli ed una nuova separazione alta 8 metri: dividerà dalla Palestina i vigneti del Cremisan definiti i più antichi del mondo e gestiti in un convento di salesiani dal 1885

di ANTONIO MASCOLO

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BETLEMME – E’ quasi Natale ma non sembra. I restauratori italiani della Basilica della Natività, lavorano tranquilli. Non ci sono masse di turisti a curiosare tra colonne “ingessate” col legno, tra mosaici che tornano al loro splendore. I restauratori della Piacenti, a un mese dal 25 dicembre, lavorano senza quelle piccole continue interruzioni che dovrebbero essere tipiche dei luoghi turistici di livello mondiale. Qualche luminaria c’è, anche Babbi Natale di plastica, ma i negozi di souvenirs sono atrocemente vuoti.

Anche al Caritas Baby Hospital proprio sotto il muro di Betlemme, l’unico ospedale pediatrico della zona, ci sono meno bambini e non che le patologie siano diminuite in Palestina. E’ l’effetto della paura e della “intifada dei coltelli”, delle violenze quotidiane.

Dice suor Donatella Lessio delle elisabettine che da 10 anni tutti i venerdì celebra un rosario sotto il Muro che divide Betlemme da Gerusalemme: “Bisogna aver speranza anche se è sempre più difficile per i ragazzi di qua che ormai ogni pomeriggio disperati, annoiati, vanno con le fionde a lanciare innocui sassi contro il muro e vengono contrastati con lacrimogeni , gas urticanti, con la forza militare. Eppure per i pellegrini non ci sono pericoli, venite in questa terra martoriata”

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Rony Tabash è un personaggio, ha una voce straordinaria, ha cantato davanti al Papa e ha un negozio a fianco della Grotta dove è nato Gesù: “Guardiamo al futuro non può essere peggio del presente”. Ibrahim Faltas il francescano della Custodia di TerraSanta , venne anche sequestrato anni fa nell’assalto alla Basilica di Betlemme, si limita a dire: “Qui la gente sta veramente male, rischiamo di essere dimenticati dal mondo e da troppi”. Già ora tutti guardano all’Is e si scordano questo scontro antico che ormai viaggia verso i 70 anni di battaglie quotidiane.

Come se non bastasse, questo Natale sta portando avanti un altro pezzo di Muro, è il caso di dirlo, nel cuore della cristianità. Il Patriarcato latino di Gerusalemme ha definito il Muro che sta per essere terminato nella valle del Cremisan “un insulto alla pace”. Sono stati sradicati ulivi centenari a Bir Onah, costruite superstrade a tempo di record ancora prima del pronunciamento della Corte suprema che autorizzava in via definitiva i lavori. La casa di un contadino, ad esempio, è stata di fatto “sepolta” e solo dopo le proteste è stato costruito un tunnel che permette agli abitanti di uscire dalla loro abitazione e dalla loro terra ( vedi foto).

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Casa di contadini “sepolta” da nuovo Muro Cremisan Natale di grosse difficoltà a Betlemme, pochi turisti, scaramucce quotidiane tra i ragazzi delle fionde e l’esercito israeliano e anche un nuovo Muro che dividerà le vigne attorno al convento dei salesiani del Cremisan , portandole da Palestina ad Israele

La valle del Cremisan è un luogo particolare tra Beit Jala e la biblica Har Gillo. Qui dal 1895 i salesiani producono un vino grazie alle vigne, oggi di una cinquantina di contadini. Un vino non solo da Messa (nome di una bottiglia che va per la maggiore), un vino importante che negli anni ha richiamato l’attenzione anche dell’enologo Riccardo Cotarella. “Produciamo 150 mila bottiglie l’anno -spiega il direttore della cantina Ziad Giorgio Bitar- abbiamo ridotto il numero per premiare la qualità e puntare anche alla esportazione”. Questo del Cremisan da molti viene chiamato il vigneto più antico del mondo. Per questo fazzoletto di terra ci sono state decine di manifestazioni, il Vaticano per anni ha impiegato i migliori avvocati italiani e non solo. Gli appezzammenti da palestinesi diventeranno israeliani.

Di fatto da agosto c’è il via libera dell’Alta corte israeliana per la costruzione del Muro sulle vigne del Cremisan. Una struttura alta 8 metri più filo spinato, torrette, luci, telecamere check-point. Per il vescovo William Shomali , vicario del Patriarcato latino di Gerusalemme: “L’impressione – ha dichiarato alla agenzia Fides- che non si sia mai rinunciato ad appropriarsi di quei terreni del Cremisan, per avere un’area in cui potere allargare gli insediamenti israeliani di Gillo e Har Gillo costruiti anch’essi su terre sottratte alla città palestinese di Beit Jala, Questa era l’intenzione fin dall’inizio, l’obiettivo cui si mirava anche prima dei pronunciamenti della Corte e a questo si è arrivati ad ogni costo”.

Non c’è pace tra le vigne e gli ulivi della Palestina. In quella che viene chiamata “Terra santa” se le danno di.. santa ragione anche nelle aule dei tribunali. Da un parte le ragioni di sicurezza , dall’altra la sopravvivenza e l’essere invasi.
Arriva il Natale e nemmeno il vino della messa è fuori dalla guerra tra due popoli

 

 

fonte: http://www.repubblica.it/esteri/2015/11/23/news/non_c_e_fila_a_betlemme_tra_crisi_e_muro-127966618/

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