Il modello Israele a Treviso: un muro alto tre metri per il primo quartiere fortificato della città

26 febbraio 2017, Rosario Citriniti – aggiornato alle ore 20.21 con video di TG Treviso.

Sono passati 10 anni da quando ho visto per la prima volta al cinema La Zona di Rodrigo Pià, era il 2007, sembrava puro allarmismo ma sicuramente il regista ha saputo interpretare  l’ansia  di gruppi ristretti di persone alla ricerca di forme di sicurezza privata al limite della fobia per creare un realistico scenario  e anticipare con lucidità la creazione di quartieri, città, regioni, e alla fine stati  fortezza.

lazonaloc
La  Zona è un quartiere residenziale di Città del Messico: al suo interno ville signorili, campi da golf, scuole private, strade pulite e ordinate. Ma soprattutto vigilanti privati, decine di telecamere per la videosorveglianza, altissime mura di cinta e filo spinato. Un vero e proprio microcosmo che vive con le proprie regole e il proprio statuto speciale, nel quale la vita sembra scorrere parallelamente al degrado sociale, alla delinquenza e alla povertà del mondo esterno e al tempo stesso confinante delle favelas.

La Zona anzi le Zone, a meno di 10 anni dall’uscita del  film nelle sale italiane,  arrivano  anche in Italia. In questi giorni la Tribuna di Treviso pubblicizza con enfasi il nuovo quartiere  costruito dentro un muro di cinta alto tre metri, con sistema di video sorveglianza integrato.

image-3
Foto originale del muro pubblicata sulla Tribuna di Treviso.

Il costruttore  nell’articolo parla di modello americano, ma gli USA importano tecnologia israeliana, la stessa progettata e sperimentata per il controllo dei Territori sotto occupazione, il fatto che non si nomina Israele è una scelta ben precisa, troppe polemiche in questi ultimi tempi e nonostante gli sforzi delle pubbliche relazioni, la tecnologia israeliana non può essere disgiunta dall’occupazione, dalle violazioni dei trattati internazionali e in modo particolare dallo stato di apartheid. Il fatto stesso che non si tiri in ballo Israele è la dimostrazione palese che la sua immagine è avvertita dagli acquirenti come negativa o quantomeno imbarazzante da giustificare oltre ad essere sicuramente controproducente per il mercato.

enricoIsraele, modello di paese-fortezza che vanta confini super-militarizzati e impenetrabili e una esperienza di tutto rispetto nel trasferimento e nella segregazione della popolazione indigena palestinese, è un leader mondiale nello sviluppo e nella commercializzazione delle tecnologie di confine usate per limitare la libertà di movimento e per criminalizzare le popolazioni o i gruppi considerati pericolosi per la sicurezza di Stati e regimi repressivi.
Enrico Bartolomei "Gaza e l'industria israeliana della violenza".

Il muro di cui si parla è stato costruito a Santa Bona nel Borgo San Martino: 55 abitazioni protette e videosorvegliate ma  un “esperimento urbanistico” simile è stato realizzato, dalla stessa società, qualche anno prima a Castelfranco, nella stessa provincia di Treviso.

Nasce così  in Italia il primo quartiere su modello israelo-americano, completamente fortificato, con video sorveglianza e la possibilità di placare ulteriormente le proprie ansie  ingaggiando guardiani privati e attivando ronde motorizzate per il controllo perimetrico.

image-2

Il muro sfiora i tre metri di altezza e circonda l’intero quartiere. All’interno sono previste cinquantacinque unità abitative  destinate ad ospitare almeno duecento persone. Per adesso ne sono state già costruite e vendute  20, di cui già sedici sono abitate. 

image

Due ingressi, uno carrabile e l’altro pedonale costituiti da strutture blindate e video sorvegliate, la cui altezza impedisce la vista del quartiere.

12183894_906306722786863_8339714594770095897_o.jpgInternamente  il progetto prevede la realizzazione di strade, marciapiedi, parcheggi, giardini privati e una piscina centrale come spazio aggregativo. Nel villaggio hanno accesso solo i residenti i quali godono quindi di viabilità interna e piscina privata, in poche parole “confort e sicurezza”. Le spese condominiali legate alla sicurezza sono contenute entro i mille euro in media all’anno.

05__WEB

Il politico/sociologo Gianfranco Bettin intervistato dalla Tribuna di Treviso risponde: «Il rischio è che spuntino sempre più fortilizi e business legati alle nostre ansie»

«È un fenomeno sicuramente destinato a crescere anche da noi. Negli anni scorsi, quando la produzione era tutta in calo per la crisi economica, comunque ciò che era in crescita  era la produzione dei sistemi d’allarme per le singole case; ora invece si crea anche una organizzazione delle piccole aree, che vengono quasi militarizzate in funzione della difesa, e questo viene venduto dai costruttori come un optional importante, che valorizza il nuovo».

Durante un’altra intervista all’osservazione/domanda del giornalista Alessandro Zago, si alzano i muri eppure le forze dell’ordine dicono che i reati sono in calo, il sociologo risponde:

«Gli episodi gravi, come quello di Gorgo, non sono tanti eppure oggi il loro impatto sociale è enorme, sembrano molti di più. E quindi anche chi non ne è stato toccato pensa che la prossima volta possa toccare a lui, perché è un vicino delle vittime o comunque ne ha sentito parlare. Oppure perché la vittima ha una casa simile alla sua, la casa singola tipica del Nordest, la schiera di villette. Ma a creare un clima di paura è soprattutto una esperienza più frequente, capitata a molti, appunto l’intrusione in casa per rubare, anche senza violenza fisica. Ma con una forte violenza all’intimità delle persone, che colpisce molto in profondità».

Intanto si sfrutta la paura e la propaganda per questo nuovo business,  la Berno Real Estate propone le sue eleganti brochure con lo slogan: “L’unico posto dove non ci sarà bisogno di porte blindate e si potranno lasciare le chiavi nel cruscotto dell’auto.”

schermata-2017-02-26-alle-16-10-49

Borgo Ronche è immerso in una vasta area verde.

Case, cortili e giardini fioriti, villette singole o abbinate, suggestivi appartamenti in barchesse dagli ampi porticati e soffitti in legno. Borgo Ronche propone tipologie edilizie per ogni scelta abitativa e per ogni esigenza familiare. L’intero complesso è recintato e protetta da un ingresso controllato. Moderni sistemi di videocontrollo affidati a personale specializzato si prenderanno cura della vostra sicurezza e privacy. Qui potrete dormire con le finestre aperte e lasciare abbassati i finestrini della vostra auto comodamente parcheggiata sotto casa.

Il quartiere fortificato rappresenta un esperimento, per la prima volta applicato a gruppi di residenze  e non a semplici appartamenti in condominio. Agli ospiti viene chiesto di parcheggiare all’esterno prima di suonare il campanello, neanche al postino è permesso l’accesso, la posta è imbucata esternamente e si ritira dall’interno senza mettere il naso fuori. Per pacchi ingombranti o acquisti  online penso sia in progetto l’installazione di un checkpoint interno.

41g9wa5nrdl-_sx300_

Le vendite – nonostante il settore sia devastato da una profonda crisi – stanno andando molto bene, assicurano i costruttori nel box commerciale allestito accanto al cancello di entrata.

“A vederlo da fuori l’impressione è di un villaggio di massima sicurezza: l’alta cinta muraria, un sistema di videosorveglianza con codice di accesso, privacy e massima sicurezza. Praticamente a prova di topi d’appartamento, che se anche riuscissero a penetrare la fortezza non riuscirebbero ad uscire facilmente da soli.”

Roberto Berno, 68 anni, titolare con il fratello Remo della Real Estate che ha realizzato il complesso immobiliare spiega «Si tratta di un intervento urbanistico che ci sta dando molte soddisfazioni –  coniuga il concetto di sicurezza e di privacy, elementi che sono percepiti in questo momento in testa alle priorità. Del resto non c’è niente di nuovo: anche la storia delle nostre città è contrassegnata dalle fortificazioni. Parlerei di villaggio chiuso, con l’idea di creare un borgo protetto. Ci siamo un po’ ispirati all’America».

Fonti:

http://tribunatreviso.gelocal.it/treviso/cronaca/2017/02/25/news/un-muro-alto-tre-metri-per-il-quartiere-americano-1.14936369?ref=hftttrec-1#gallery-slider=undefined

http://tribunatreviso.gelocal.it/treviso/cronaca/2017/02/25/news/si-vive-blindati-per-paura-lo-stato-dia-segnali-forti-1.14936372

http://www.paludet.it/immobili/289-Borgo_Ronche_Ultimi_appartamenti_disponibili

Trama La Zona: http://www.psychiatryonline.it/node/829

0 risposte a “Il modello Israele a Treviso: un muro alto tre metri per il primo quartiere fortificato della città”

    1. Sicuramente la storia delle nostre città è stata contrassegnata dalle fortificazioni, spesso vado in Francia e alcune opere di Vauban sono persino diventate patrimonio dell’Unesco. Besançon in Francia, Briançon al confine con l’Italia, il Forte di Exilles e tutto il complesso di Fenestrelle in Piemonte erano strutture medievali contro le invasioni… Oggi come qualcuno dice nel video è necessario difenderci da “noi stessi”, persino dal vicino di casa. Ci dobbiamo difendere dalla povertà dilagante, dai profughi che scappano dalle guerre che NOI portiamo nelle loro case per poterli depredare e ridisegnare i confini geopolitici del mondo. C’è qualcosa che non funziona… e la soluzione non è sicuramente mettersi al sicuro creando barriere, la situazione nei territori palestinesi lo dimostra quotidianamente.

      Grazie per il tuo intervento, Rosario

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Protected by WP Anti Spam