
Ramallah, 25 Luglio 2015- Esattamente un anno fa, Hashem Khader Abu Maria dirigente del Defense for Children International-Palestine a 45 anni è stato ucciso con un colpo di pistola al petto mentre partecipava pacificamente ad una marcia contro l’attacco israeliano a Gaza nel città cisgiordana di Beit Ummar. Nessuno è stato ritenuto responsabile per l’uccisione di Abu Maria.
In seguito alla preghiera del venerdì, il 25 luglio 2014, scoppiarono scontri tra le forze israeliane e giovani palestinesi, l’esercito israeliano tentò di disperdere la folla di dimostranti con forza micidiale. Hashem non partecipava ad alcuna forma di violenza quando una pallottola lo ha colpito da una distanza di 100 metri (328 piedi), questo è quello che hanno raccontato i testimoni. Altri due manifestanti furono uccisi nella stessa marcia, e almeno 10 persone riportarono ferite.
Il 21 agosto 2014, cinque relatori speciali delle Nazioni Unite, tra cui Michel Forst, relatore speciale sulla situazione dei difensori dei diritti umani, e Christof Heyns, relatore speciale sulle esecuzioni extragiudiziali, sommarie o arbitrarie, hanno presentato un rapporto alle autorità israeliane per quanto riguarda l’uccisione di Abu Maria.
Il 12 novembre 2014, la Missione permanente di Israele presso le Nazioni Unite a Ginevra ha inviato ai relatori speciali una lettera di risposta a nome delle autorità israeliane. Secondo la lettera, “Escludendo i casi estremi, è autorizzata solo una risposta non letale con rigide procedure di utilizzo. Quando è necessaria l’uso della forza, questa è effettuata in modo graduale e in modo proporzionale nel rispetto delle norme giuridiche internazionali “.
Un’investigatore di Human Rights Watch, però, ha scoperto che i soldati israeliani “hanno ucciso illegalmente” Abu Maria. Human Rights Watch ha riferito che un testimone, identificato solo come A ha testimoniato che “che stava osservando le proteste da una finestra al secondo piano della casa di suo zio che si affaccia sulla strada principale, e vide Abu Maria, a circa 10 metri dal punto in cui si trovava lui quando le forze israeliane gli hanno sparato. A. ha riferito che Abu Maria era in piedi accanto al muro di un edificio sulla strada principale vicino all’ingresso della strada laterale.”
Human Rights Watch ha intervistato separatamente un secondo testimone, identificato come M., il quale ha raccontato “che era in una strada laterale dietro Abu Maria, in attesa di un momento propizio per attraversare la strada principale, quando gli hanno sparato.”
La Commissione Indipendente delle Nazioni Unite che indaga sul conflitto di Gaza del 2014 ha rilevato che Abu Maria non rappresentava “una minaccia diretta o imminente” per i soldati israeliani o per altre persone.
DCIP e altri gruppi per i diritti umani hanno sempre denunciato l’uso eccessivo della forza, in particolare l’uso di proiettili veri, impiegati dalle forze israeliane per disperdere la folla di civili. Nel 2014, le forze israeliane hanno ucciso 11 bambini palestinesi con proiettili veri nella Cisgiordania occupata.
Secondo una ricerca fatta da DCI-Palestina e di B’Tselem, un gruppo per i diritti umani israeliano, sebbene i regolamenti militari israeliani impongono che le munizioni devono essere utilizzate “solo in casi di reale pericolo mortale”, questi non vengono rispettati e le regole sono ignorate dai soldati israeliani
Le autorità israeliane hanno rifiutato di rivelare ai relatori speciali delle Nazioni Unite i dettagli della loro indagine sull’uccisione di Abu Maria , dichiarando “le preoccupazioni per l’integrità delle indagini.” Inoltre, con la lettera di risposta hanno sottolineato “che, per garantire che gli elevati standard siano soddisfatti, i tempi per tali indagini complesse possono essere prolungati.”
Per quanto è a conoscenza DCIP, un anno dopo l’incidente i risultati delle indagini sono ancora lontani. La moglie di Abu Maria Samira, suo figlio Ayham, 12, e le sue due figlie, Siba, 7, e Majdal, 14, nel frattempo, continuano a chiedere conto e giustizia per la sua uccisione.
Abu Maria lavorava come coordinatore di DCI-Palestina, promuovendo la partecipazione costruttiva dei bambini in tutto il territorio palestinese occupato. Ha anche organizzato gruppi giovanili per monitorare le violazioni dei diritti dei bambini in ed intorno a Hebron.
traduzione Invictapalestina
fonte: http://www.dci-palestine.org/no_justice_for_hashem_abu_maria