Mahdi Amil (1936-1987)

di Mathilde Rouxel  04/05/ 2017

Mahdi Amil, intellettuale libanese, è stato uno dei pensatori marxisti e attivisti politici fra i più importanti del suo tempo. E’ talvolta ritenuto l’Antonio Gramsci nel mondo arabo (1) e ha influenzato in modo permanente l’ideologia comunista in Medio Oriente. Fu un membro influente del comitato centrale del Partito Comunista libanese e si impegnò per tutta la vita accanto alle minoranze oppresse.

La vita e l’attività

Mahdi Amil era uno pseudonimo per Hassan Hamdan. Si trattava di un omaggio alla Jabal Amil, una montagna popolata di sciiti che si trova nel sud del Libano. Nato nel 1936 a Harouf, un villaggio vicino a Nabatiyeh nel sud del Libano, si trasferì bambino con la sua famiglia, a Beirut. Frequentò il liceo Al-maqasid a Beirut, poi dal 1956 proseguì i suoi studi a Parigi. Conseguì il suo dottorato in filosofia all’Università di Lione (2), nel momento in cui cominciavano a svilupparsi nel mondo arabo sia il pensiero nazionalista che il comunismo. Hassan Hamdan in Francia aderì inoltre a un gruppo clandestino di arabi comunisti e prese posizione contro la Francia mentre la guerra in Algeria era in pieno svolgimento (3). Divenne membro del comitato centrale del Partito Comunista libanese al suo ritorno in Libano nel 1960 e, nel 1963, decise di andare in Algeria dove lui e sua moglie, Évelyne Brun, si applicarono alla costruzione di un nuovo Stato indipendente. Insegnò al Al-Qusantiniyah e scrisse diversi articoli per la rivista algerina “La Révolution africaine” (4), in particolare su Frantz Fanon (5).
Fu il fermento politico che aveva preso piede in Libano a spingere Hassan Hamdan a tornare in patria. Il secondo congresso del Partito Comunista libanese si tenne nel 1968 sotto la guida di Kamal Joumblatt. La linea del partito fu affermata allora, in rottura con la percezione sovietica della questione palestinese in favore di una resistenza e della costruzione di un movimento nazionalista arabo. A partire dal 1970, gli scioperi si moltiplicarono nel paese; si ricorda oggi soprattutto lo sciopero della fame dei lavoratori della fabbrica Ghandour nel 1972 o ancora lo sciopero portato avanti nel sud del Libano da parte dell’Unione dei coltivatori di tabacco. Fu in quel momento che per solidarietà Hassan Hamdan prese il suo nome d’arte – le montagne dell’Amil erano regioni immerse in una povertà profonda (6). Durante questo grande sciopero, colui che divenne Mahdi Amil viaggiò di fattoria in fattoria per spiegare il marxismo e la lotta di classe.
La guerra scoppiò in Libano nel 1975. Mahdi Amil era allora insegnante presso il liceo per ragazze di Sidone, prima di diventare professore all’università libanese presso l’Istituto di Scienze Sociali, dove insegnò filosofia, scienze politiche e metodologia. Fu in questo stesso periodo che iniziò a lavorare per la rivista Al-Tareeq, per la quale scriveva con il suo pseudonimo.
Mahdi Amil fu assassinato durante la guerra a Beirut, nel 1987, da estremisti della sua comunità (sciita), come ricorda Georges Labica nella prefazione all’edizione francese della sua opera principale ‘L’État confessionnel. Le cas libanais’ (7). Fu vittima delle lotte condotte dagli islamisti contro i comunisti – atei – durante la guerra civile libanese. Aveva 51 anni.

Opera fondamentale: ‘L’État confessionnel. Le cas libanais’ (1986)

Il confessionalismo è una questione centrale nel lavoro di Mahdi Amil. La pone in particolare nel suo libro ‘L’État confessionnel. Le cas libanais’ (originariamente pubblicato nel 1986), costruito con un approccio althusseriano, discutendo l’aspetto cruciale della “lotta di classe” nella dinamica dei conflitti che avevano lacerato il suo paese dalla metà degli anni ’70. Come ha scritto nel 1997 Georges Corm, Mahdi Amil con la sua opera “cercò di pensare il superamento del sistema comunitario, descritto come un modo libanese di sfruttamento del paese da parte della sua borghesia” (8). Mahdi Amil cerca infatti nel suo studio di dare il significato di settarismo in quel tempo di lacerazioni, precisando che secondo lui il settarismo risultava come una “minaccia per le libertà religiose confermando la natura politica delle comunità confessionali” (9 ). Ostacolo alla progettazione di una società unificata, il confessionalismo chiede secondo l’autore di essere riformato. Si oppone per queste idee, a certa parte del marxismo, che vedeva nel pluralismo politico libanese (Presidente della Repubblica cristiano maronita, primo ministro sunnita, presidente di assemblea sciita) una risposta al razzismo: secondo Mahdi Amil è questa concezione di confessionalismo che ha condotto alle pericolose derive che portarono alla guerra civile che conosciamo. Respinge peraltro la designazione da parte di altri gruppi marxisti dei cristiani come responsabili della guerra – ancora una volta si tratterebbe di un’analisi confessionale che Mahdi Amil rigetta, desiderando lui stesso concettualizzare la religione come rapporto politico.
In questi termini, la confessione non può essere paragonata alla classe, che mantiene prima di tutto un concetto economico. Così, egli scrive, “l’analisi di classe non ha alcuna preferenza per una confessione” (10). Come notato dal ricercatore Kais Firro, per Mahdi Amil le comunità e le confessioni devono essere pensate al di fuori del medium dello Stato: chiede pertanto la separazione di concezioni religiose e politiche dello Stato confessionale poste in Libano al fine di ritrovare una lettura marxista della società libanese – la dominazione economica della borghesia e il sistema politico, ideologico e costituzionale che permette alla borghesia di mantenere la sua posizione dominante (11). Questa concezione gramsciana di una lotta contro il regime confessionale come punto di partenza per una trasformazione socialista del Libano, relativamente nuova e lontana da letture orientaliste della situazione libanese, ha fatto il successo di questa opera.
Mahdi Amil ha anche scritto numerosi articoli e opere critiche di concezione marxista. Nel 1974, in ‘Conflit de civilisation arabe ou conflit de bourgeoisie arabe?’, scriveva anche che Nahda (movimento di “rinascita” intellettuale nel mondo arabo a partire dagli anni ’30) aveva fallito a causa del fatto di essere stato costruito e guidato da una borghesia che aveva preso il potere durante il colonialismo. Secondo lui, una cultura di una nuova forma non potrà nascere che da una rivoluzione proletaria. Entra nel dibattito con il filosofo Edward Saïd sulla questione marxista in un’opera intitolata ‘Marx dans L’Orientalisme d’Edward Saïd: intelligence pour l’Ouest et passion pour l’Est?’ (1985).
In un centinaio di pagine, Amil punta alcuni problemi nell’interpretazione della filosofia marxista da parte di Edward Said nella sua opera fondamentale. Gli rimprovera in particolare di definire l’ “Occidente” senza considerare le distinzioni di classe – e quindi di non prendere in considerazione la percezione d’Oriente da parte delle classi povere e analfabete (12). Questo libro dimostra l’importanza cruciale di Mahdi Amil nel dibattito intellettuale del suo tempo e nel pensiero marxista, di cui difende la metodologia in ciascuno dei suoi scritti.
Oltre ai saggi, Mahdi Amil ha anche scritto due raccolte di poesie in arabo che ha firmato con il suo vero nome, Hassan Hamdan.
I suoi libri, scritti in arabo, sono ancora pubblicati e ampiamente diffusi al giorno d’oggi. La sua influenza è tuttora considerevole – lo dimostra la scelta dei giovani rivoluzionari tunisini, nel 2011, di raffigurare il suo ritratto sui muri di Tunisi, come un tributo alle lotte passate.
Bibliografia selettiva (13):
Introduction théorique à l’étude de l’influence du socialisme sur le mouvement national de libération (1972).
Conflit de civilisation arabe ou conflit de bourgeoisie arabe? (1974).
Théorie dans la pratique politique: recherche sur les causes de la guerre civile libanaise (1979).
Introduction à une critique du confessionnalisme: la cause palestinienne dans l’idéologie de la bourgeoisie libanaise (1980).
Marx dans L’Orientalisme d’Edward Saïd: intelligence pour l’Ouest et passion pour l’Est? (1985).
Le processus de l’école de pensée d’Ibn Khaldoun (1985).
L’État confessionnel. Le cas libanais (1986).
Note:
(1) Vijay Peashad, «The Arab Gramsci», The Real News, 05/03/2014, disponibile in rete. URL: http://www.therealnews.com/t2/component/content/article/132-more-blog-posts-from-vijay-prashad/1998-the-arab-gramsci
(2) «Hassan Hamdan ‘Mahdi ‘Amel», Jadaliyya, 03/10/2012, disponibile in rete. URL: http://www.jadaliyya.com/pages/index/7672/hassan-hamdan-mahdi-%60amel_a-profile-from-the-archi
(3) Vijay Peashad, op. cit.
(4) Jadaliyya, op. cit.
(5) Vijay Peashad, op. cit.
(6) Ibid.
(7) Georges Labica, «Prefazione», in. L’État confessionnel: le cas libanais, Mahdi Amil, Montreuil-sous-Bois, Éditions de la Brèche, 1996.
(8) Georges Corm, «Dépasser le communautarisme libanais», Le Monde Diplomatique, mars 1997, p. 29, disponibile in rete. URL: https://www.monde-diplomatique.fr/1997/03/CORM/4657
(9) Mahdi Amil, L’État confessionnel: le cas libanais, Montreuil-sous-Bois, Éditions de la Brèche, 1996, p.180-181.
(10) Mahdi Amil, L’État confessionnel: le cas libanais, Montreuil-sous-Bois, Éditions de la Brèche, 1996, p.264.
(11) Kais Firro, Inventing Lebanon: Nationalism and the State Under the Mandate, Londres, I.B. Tauris, 2003, p.62.
(12) Sulla critica de Mahdi Amil a Edward Saïd: vedere Gilbert Achcar, Marxism, Orientalism, Cosmopolitanism, Londres, Saqi Books, 2013, p.167.
(13) Fonte: «Mahdi Amil», Wikipédia arabo.

Traduzione Simonetta Lambertini – invictapalestina.org
fonte: http://www.lesclesdumoyenorient.com/Mahdi-Amil-1936-1987.html#.WQ5J47y5noY.facebook

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