35 giorni di sciopero della fame: momento critico, solidarietà per lo sciopero della libertà e della dignità

May 21, 2017

Il 21 maggio, i prigionieri palestinesi sono entrati nel 35 ° giorno di sciopero della fame per la libertà e la dignità. Lanciato da 1500 dei 6500 prigionieri politici palestinesi nelle prigioni israeliane il 17 aprile 2017, lo sciopero ha come centro delle rivendicazioni i diritti umani fondamentali, tra i quali la fine del rifiuto delle visite familiari, la cura e  trattamenti medici adeguati, il diritto di accesso agli studi superiori online  e la fine dell’isolamento e della detenzione amministrativa, la detenzione senza accuse o prova.

Nel 35 ° giorno di sciopero, la salute degli scioperanti continua ad affrontare gravi sfide e condizioni di peggioramento. Gli scioperanti sono stati   bersaglio di una forte repressione, tra cui frequenti trasferimenti abusivi e stressanti, negazione delle visite legali e familiari, confisca di oggetti personali – compreso il sale che gli scioperanti sciolgono nell’acqua per preservare la vita e la salute –  e i raid frequenti e repressivi delle forze di occupazione israeliane.

Nel frattempo, i media degli  scioperanti hanno dichiarato ufficialmente che non sono stati ancora avviati negoziati sulle rivendicazioni con i leader dello sciopero, nonostante lo sciopero della fame si protragga da oltre un mese. Il comitato dei media ha dichiarato che il Servizio delle Prigioni israeliane  sta diffondendo voci  su trattative nel tentativo di indebolire,  in questo momento critico,  il morale degli scioperanti, l’attenzione pubblica e il sostegno allo sciopero.

Le organizzazioni Prisoners’ Affairs Commission e Palestinian Prisoners Society hanno notato il desiderio del governo israeliano di porre fine allo sciopero prima che il presidente americano Donald Trump arrivi nella regione e sta tentando di isolare i leader  dello sciopero e il loro potere evitando di negoziare direttamente con la leadership scelta dai prigionieri stessi.

Un certo numero di scioperanti  sta subendo gravi perdite di peso, stanchezza, incapacità di camminare, vista offuscata e perfino vomito di sangue. Mentre alcuni scioperanti sono stati trasferiti in ospedali civili – tra cui un gruppo trasferito dalla prigione di Ashkelon all’ospedale di Barzilai – molti altri sono detenuti in carceri in cui sono stati allestiti cosiddetti “ospedali da campo” creati per nascondere gli scioperanti dalla vista o dall’accesso del pubblico,  minacciando gli scioperanti di interrompere il loro  sciopero con l’alimentazione forzata.

Samer Issawi, l’ex scioperante della fame di lungo tempo,  domenica 21 maggio  è stato trasferito nella clinica della prigione di Ramle dopo il deterioramento della sua salute. Nel frattempo, lo scioperante  Mohammed Abu Rub ha riferito all’avvocato Khaled Mahajna che altri 50 scioperanti sono detenuti nella prigione di Ashkelon, dove un cosiddetto “campo ospedaliero” manca di tutte le attrezzature mediche e offre solo glucosio ai prigionieri che rifiutano di prenderlo.

Fayha Shalash, moglie del giornalista imprigionato e scioperante Mohammed al-Qeeq – anche lui ex scioperante per lunghi periodi – ha affermato che la salute del marito si sta deteriorando e che, a causa della politica del Servizio Prison di Israele,  incontra serie difficoltà per ottenere informazioni accurate sulla situazione del marito. “C’è ancora incertezza su dove si trovi  mio marito, nonostante le notizie che riceviamo sulla sua salute… è uno dei   detenuti più colpiti in questa battaglia per la dignità, perché Mohammed non si era ancora ripreso dagli scioperi precedenti”, ha detto. Segnalando ciò che era stato riferito da un prigioniero recentemente rilasciato, ha dichiarato che “è un prigioniero che ha combattuto due scioperi e chiede sempre scioperi collettivi della fame, quindi non ci sorprende che partecipi a questo sciopero”.

Gli scioperanti della fame nelle prigioni di Ohli Kedar e Eshel hanno emesso un messaggio al mondo sul loro sciopero ad oltranza.

Per le masse del nostro eroico popolo palestinese, ai popoli liberi e ai rivoluzionari:

 

Vi mandiamo questo messaggio mentre affrontiamo, con i nostri stomachi vuoti, la potenza militare più forte del Medio Oriente e la sfidiamo con la nostra fame dichiarando davanti al mondo che moriremo in piedi e non ci piegheremo. Confermiamo alle masse resilienti del nostro popolo che continueremo il nostro sciopero fino ad ottenere le nostre giuste e legittime rivendicazioni, e tutte le cospirazioni verranno annientate di fronte alla nostra volontà e alla nostra fermezza. Il nemico codardo  ci vedrà vittoriosi con l’aiuto di Dio e grazie alla nostra forza di volontà e determinazione. Alle masse del popolo palestinese… il carceriere sta praticando contro di noi in questo momento varie forme di abusi. Chiamiamo tutte le persone libere del mondo per stare al nostro fianco ed esporre i crimini del brutale nemico e assicuriamo al nostro popolo che resisteremo fino alla vittoria.

In tutta  la Palestina, villaggi, città e campi profughi sono in atto  proteste, azioni e tende di sostegno agli scioperanti.

A Jenin, sabato 20 maggio, l’ex prigioniera Lina Jarbouni ha parlato nella tenda allestita in solidarietà, esortando una crescita del movimento per sostenere i prigionieri proprio mentre attraversano questa fase molto difficile e hanno bisogno di sostegno popolare più che mai. Jarbouni, liberata nell’aprile del 2017, era stata  la donna palestinese più a lungo detenuta nelle carceri israeliane. A Ramallah, una marcia delle donne a sostegno dei prigionieri includeva donne provenienti da villaggi di tutta la zona.

Gli eventi di sabato organizzati dal  National Committee to Support the Strike hanno incluso anche iniziative per attuare il boicottaggio dei beni israeliani da parte di commercianti e persone in generale.

Domenica diverse città hanno condotto uno sciopero parziale dalle 11 alle 14 per sostenere lo sciopero. Per lunedì c’è una richiesta di uno sciopero generale in tutta la Palestina occupata – nella Cisgiordania, nella Striscia di Gaza, a Gerusalemme e nella  Palestina occupata del ’48 – con la partecipazione della diaspora, con proteste partendo dalle 11 e uno sciopero della fame di un giorno dalle 10 alle 22, in una giornata nazionale di rabbia e di proteste in risposta alla presenza del presidente americano Trump.

Martedì 23 maggio la commissione esorta marce dalle tende di protesta in tutte le città e nelle aree, mentre mercoledì 24 maggio esorta  marce notturne a sostegno dei prigionieri. Il Comitato chiede inoltre conferenze popolari per sostenere i detenuti giovedì 25 maggio e marcia verso i punti di confronto con le forze di occupazione dopo le preghiere pubbliche venerdì 26 maggio.

Nel frattempo, molti organizzatori palestinesi criticano il ruolo dell’Autorità palestinese in relazione allo sciopero dei prigionieri, specialmente perché la AP continua il suo coordinamento in materia di sicurezza con l’occupazione israeliana, nonostante le chiare richieste per la fine da parte del movimento dei prigionieri e del Comitato che sostiene lo sciopero.

Abla Sa’adat, attivista palestinese e moglie dello scioperante  leader del PFLP, Ahmad Sa’adat, in una tenda a sostegno dei prigionieri a Sakhnin, ha detto che il presidente dell’AP, Mahmoud Abbas, “vagabonda di paese in paese, in America, Russia e India come se alla nostra gente e ai nostri prigionieri non stesse accadendo nulla”.

L’avvocato palestinese Muhannad Karajeh dell’associazione per il sostegno dei prigionieri Addameer, l’associazione per i diritti umani, ha dichiarato che gli arresti di attivisti palestinesi da parte dei servizi di sicurezza dell’AP sono aumentati, in particolare tra gli studenti universitari  dopo le attività di solidarietà a sostegno dello sciopero della fame dei prigionieri. Molti attivisti arrestati dalle forze di sicurezza dell’AP hanno detto a Quds News di essere stati interrogati sulle azioni di solidarietà e sui post dei social media a sostegno dello sciopero della fame dei prigionieri.

Anche le azioni internazionali hanno continuato a sostenere lo sciopero dei prigionieri. Labor for Palestine ha emesso un appello per azioni da parte dei lavoratori a sostegno dello sciopero dei prigionieri. L’Unione delle comunità palestinesi e delle organizzazioni in Europa ha tenuto la sua quarta conferenza a Berlino  sabato 20 maggio, dedicata ai prigionieri.

La protesta continua a Parma, Montreal, Derry, Thionville, Auckland, Bristol, Parigi, Copenaghen e altrove a sostegno dello sciopero dei prigionieri. Samidoun Palestinesi Prisoner Solidarity Network sollecita ulteriori azioni e sostegno internazionali per i detenuti in questo momento critico nella lotta per la vittoria dello sciopero della libertà e della dignità.

 

trad. Tamara T. e invictapalestina.org

Fonte: http://samidoun.net/2017/05/35-days-on-hunger-strike-critical-moment-solidarity-needed-for-strike-of-freedom-and-dignity/

 

3 risposte a “35 giorni di sciopero della fame: momento critico, solidarietà per lo sciopero della libertà e della dignità”

  1. Ci mandate almeno una cornice da aggiungere per modificare le foto profilo Fb? Almeno quello!!!!! Permetteteci di aiutare a diffondere l’informazione…

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