Le forze israeliane attaccano la sede di PalMedia a Ramallah, sequestrano attrezzature e documenti

Le autorità israeliane hanno a lungo limitato la libertà di espressione palestinese attraverso la censura dell’attività sociale dei media e imprigionando giornalisti, attivisti, poeti e romanzieri.

29 LUGLIO, 2017 12:22 P.M. (AGGIORNAMENTO: 30 LUGLIO 2017 2:58 P.M.)

RAMALLAH (Ma’an) – Nelle prime ore di sabato (ntd. 29 luglio) le forze israeliane hanno saccheggiato la sede della PalMedia, società di produzione di informazioni e hanno perquisito diversi uffici appartenenti ad agenzie arabe e internazionali nella città di Ramallah nella Cisgiordania occupata.  Hanno sequestrato attrezzature e documenti in  almeno uno degli uffici in base ad  accuse di presunto “incitamento”.

Le fonti dei media hanno riferito a Ma’an che le forze israeliane hanno devastato la sede centrale che fornisce servizi di trasmissione a diversi media, tra cui Russia Today, al-Mayadeen, al-Manar e News di  al-Quds. Secondo le fonti,  le forze israeliane hanno perquisito gli uffici e danneggiato le attrezzature.

Un giornalista di RT, che ha  un ufficio nell’edificio, ha affermato che le forze israeliane per poter entrare hanno abbattuto alcune porte degli uffici e distrutto le attrezzature necessarie per le trasmissioni. Tuttavia, durante il raid, nessuna attrezzatura è stata confiscata dall’ufficio della RT.
Testimoni hanno  riferito a Ma’an che 10 veicoli dell’esercito israeliano hanno circondato l’edificio nella città di Ramallah prima di iniziare la perquisizione  e la devastazione degli uffici.

Un portavoce dell’esercito israeliano ha dichiarato a Ma’an che le forze israeliane  hanno “sequestrato materiale e documenti usati per l’incitamento” da un ufficio dei media a Ramallah senza  tuttavia poter specificare da quale ufficio.

Il portavoce dell’esercito ha aggiunto che il raid faceva parte di “iniziative  contro l’incitamento” in corso in Cisgiordania. Anche se il portavoce non è stato in grado di fornire dettagli su quali attrezzature siano state sequestrate, ha riferito  che i documenti confiscati includevano “immagini che istigavano”.

L’agenzia di stampa palestinese Wafa ha riferito che gli hard disk dei computer erano tra le attrezzature sequestrate dalle forze israeliane durante il raid.

Wafa ha  anche riferito che in seguito ai raid sono scoppiati scontri tra forze israeliane e i palestinesi, con i palestinesi che hanno lanciato una pioggia di pietre contro i veicoli militari israeliani mentre lasciavano l’area.

Nel frattempo, il Ministero delle Informazioni Palestinese ha rilasciato una dichiarazione di condanna  per i raid, dichiarando che l’obiettivo di colpire i media “dimostra le intenzioni di Israele di impedire ai garanti della verità lo svolgimento del loro ruolo, nazionale ed etico, nella  divulgazione del messaggio libertario desiderato dal nostro popolo”.

Il ministero ha invitato la Federazione internazionale dei giornalisti a intraprendere azioni immediate contro le violazioni israeliane e  il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite  ad applicare la risoluzione 2222 al territorio palestinese al fine di proteggere i giornalisti.

Le autorità israeliane hanno a lungo limitato la libertà di espressione palestinese attraverso la censura dell’attività sociale dei media e imprigionando giornalisti, attivisti, poeti e romanzieri.

Il raid di sabato non è stato il primo che PalMedia ha subito dalle forze israeliane per presunto “incitamento”. Nel 2014 le forze israeliane ne devastarono la sede e chiusero la trasmissione “Good Morning Jerusalem” mentre andava in onda in diretta da un suo studio.

Dopo l’attacco di tre anni fa, Reporters senza frontiere affermo’ che il raid faceva parte di  “una lunga lista di violazioni dei diritti di stampa dei palestinesi da parte delle forze di sicurezza israeliane con numerose minacce, arresti e operazioni militari”.

Un momento di preghiera nella Città Vecchia di GERUSALEMME.

 

Il raid di sabato è seguito subito dopo una campagna di disobbedienza civile di massa durata due settimane e condotta dai palestinesi nella Gerusalemme Est occupata a causa dell’installazione di attrezzature di sicurezza alle porte della moschea di Al-Aqsa da parte delle autorità israeliane e al successivo divieto di ingresso nel luogo sacro ai palestinesi con meno di 50 anni.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha colto l’occasione per criticare e accusare Al Jazeera, la rete di notizie del Qatar, per aver deliberatamente “incitato alla violenza” durante le trasmissioni su  Al-Aqsa  e per chiedere alle autorità israeliane la chiusura della loro sede in Israele.

Nel frattempo Israele è stato accusato di aver etichettato come “incitamento” qualsiasi mezzo  di informazione critico verso lo stato di Israele e le sue politiche nelle comunità palestinesi nel tentativo di soffocare le critiche alle politiche di apartheid israeliane, al cinquantesimo anniversario della continua occupazione della Cisgiordania, al decennale assedio della Striscia di Gaza che ha spinto il territorio in una interminabile crisi umanitaria.

 

Trad. Invictapalestina.org

Fonte: http://www.maannews.com/Content.aspx?id=778422

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Protected by WP Anti Spam