Il rapimento di bambini è una cosa normale in Israele

Yusi era adirato, riferì che due dei suoi figli erano stati rapiti quando si trovavano nell’accampamento provvisorio, il rapimento di bambini è una cosa normale in Israele

Copertina: Tsachi Hanegbi, incaricato delle ultime indagini sulla storia degli anni ’50, afferma che sono stati rapiti ‘centinaia’ di bambini yemeniti. Ofer Aderet Jul 31, 2016 su Haaretz.

Abu Hassan sai chi è che si è impossessato dei tuoi cento dunum di terra? Chiesi io.

Non lo so.

Io lo so disse Abulfida

Chi è? Domandò il vecchio con vigore. Il suo nome adesso è Yusi Yona, ma prima si chiamava Yusi Hamana, yemenita, della famiglia San’ani.

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É emigrato nel nostro paese all’inizio degli anni ’50 con moglie e quattro figli, è vissuto un anno in un campo per coloni subendo disprezzo e umiliazione a causa della sua carnagione olivastra, dei suoi usi e del suo cibo; nel corso di quell’anno scomparvero pure i suoi due figli più piccoli. Dopo si trasferirono ad al-Masmiyye in un moshav (1) piccolo e isolato, vicino alla strada principale tra Lidda e bi’r al Sab, cui diedero il nome di Yanun.

Yusi ottenne la responsabilità della gestione di 100 dunum di terra fertile, gli fu riferito che la terra era del governo, lui era solo locatario. E doveva ubbidire alle direttive della segreteria del moshav per come e quanto coltivare quella terra. Il moshav si riempì di yemeniti esperti in agricoltura, gestivano 1.000 dunum di quelle terre fertili, ma continuarono a sentirsi umiliati e sottomessi nei confronti del partito degli ashkenaziti, il partito Mapai, che dirige le loro vite a suo piacimento.

Il Partito Mapai è il partito che ha creato la nazione perciò esige dagli yemeniti che cantino come gli ashkenaziti, che mangino come gli ashkenaziti  e che si comportino come degli ashkenaziti. Per tale motivo la moglie di Yusi, alla prima occasione propizia in cui conobbe un ashkenazita -uno studente mandato a compiere il servizio militare nel moshav Yanun per insegnare in ebraico la storia ai figli degli yemeniti – aprì le cosce in modo da assaporare il gusto di questa razza strana e spudorata: gli ashkenaziti. Poi incomincio a profumarsi, a essere compiacente e affettuosa, prese un tono dolce e si dedicò a tutti gli ashkenaziti che giungevano al moshav.

La notizia si diffuse e lo seppero persino tutti gli yemeniti che abitavano nei moshav  vicini, ma Yusi Hamana non poté fare niente. Il potere è degli ashkenaziti e gli ashkenaziti non sono gelosi delle loro donne.

Quando sua moglie mise al mondo un bambino biondo e dalla pelle rossa, Yusi si recò dal rabbino e dichiarò che quello non era suo figlio. Il rabbino chiese alla donna chi fosse il padre del bambino e lei rispose che non lo sapeva. Le chiese se ammetteva l’adulterio, la donna si mise a ridere e disse che ognuno fa il suo mestiere, come dicono i membri del partito Mapai.

Yusi Hamana decise allora di divorziare da sua moglie, ma il responsabile di zona del partito Mapai si incontrò con  lui in segreto e lo minacciò che se avesse divorziato da sua moglie avrebbe perso i 100 dunum che lo sostenevano e gli davano importanza nel moshav e non avrebbe trovato nessun altro posto di lavoro nel paese, nemmeno come spazzino. Il responsabile del partito ashkenazita, rosso di carnagione, biondo, somigliava al neonato che sua moglie aveva partorito, parlava con freddezza e indifferenza come se stesse parlando della situazione meteorologica.

Yusi andò su tutte le furie, disse che non avrebbe divorziato da sua moglie, ma non avrebbe cresciuto il bambino. Il responsabile del partito non sembrava affatto preoccupato, anzi continuò dicendo che avrebbe portato Muran all’organizzazione interna. “Chi è questo Muran?” chiese Yusi. “Tuo figlio”, rispose il responsabile del partito.

Yusi era adirato, riferì che due dei suoi figli erano stati rapiti quando si trovavano nell’accampamento provvisorio, il rapimento di bambini è una cosa normale in Israele. L’ashkenazita non fu cortese quando disse che gli ebrei orientali sono proprio come gli arabi, ovvero senza cervello.

Yusi Hamana, che ha amato sempre lo Yemen e amava i suoi vicini arabi musulmani, incominciò a odiare gli arabi perché gli ashkenaziti li odiavano e perché non voleva ricordare agli ashkenaziti le sue origini orientali. Spinse poi gli altri due suoi figli dell’esercito, dove acquisirono una posizione: il primo diventò comandante di una unità di carri armati che operò nei territori occupati nel 1967, il secondo invece diventò addetto agli interrogatori dello Shin Ben nella zona di al-Khalil.

Per  Muran invece la vita fu difficile per il fatto che, secondo le leggi ebraiche, era figlio del peccato. Soffrì sempre di quella ferita profonda che rende la vita amara, e dato che “i feriti” sono pericolosi, per la loro fragilità e la loro spietatezza, si scagliò contro i nemici del suo popolo sottoponendoli a ogni tipo di tortura. I suoi superiori lo scelsero per reprimere la popolazione di Genin nel 1989. La sua specialità era quella di ballare davanti ai prigionieri.

I figli di Yusi erano soliti passare il sabato nel moshav Yanun a bere il caffè con la madre, il cui fegato era a pezzi a causa dell’alcolismo. Andavano poi a piedi nella grande casa araba per trascorrere il resto del giorno festivo a dorso dei cavalli o facendo un barbecue, nonostante loro padre ritenesse grave accendere il fuoco di sabato. Il padre non si annoiava a ripetere la storia della casa nella quale abitava: apparteneva a un arabo, personaggio importante che aveva quattro figli e decine di servi, le sue terre arrivavano fino al confine del Naqab. Yusi non era turbato dal fatto di essersi impossessato della casa: questa è la volontà di Dio, questa è la terra d’Israele promessa al popolo d’Israele. Allo stesso modo i suoi figli, che non conoscono la legge, pensano che la terra e la casa siano un loro diritto, non solo a causa della potenza militare, ma per il fatto che sono un dono di Dio. Dio mantiene la sua promessa ed è tra i diritti del popolo di Israele godere di questo dono.

Yusi Hamana San’ani colse di sorpresa tutti -tra cui la moglie, gli amici e il responsabile del partito Mapai che era diventato ministro del partito laburista – quando aderì alla ribellione guidata dal rabbino yemenita Meshulam e si rifugiò in una casa minacciando il governo di rivelare le circostanze del rapimento  di più cinquecento  bambini yemeniti e dell’occultamento delle loro tracce al momento dell’arrivo dei loro padri nel paese. (2)

La rivolta fu sedata con la forza, non fu rivelato il destino dei figli degli yemeniti, mentre Yusi Hamana perse i suoi 100 dunum e fu imprigionato nel carcere di Hadarin insieme ai prigionieri palestinesi, che odiava perché gli ashkenaziti li odiavano e voleva dimostrare che era più ebreo e sionista di loro.

Il governo, rappresentato dal fondo Keren Kayemeth, decise di distribuire i 100 dunum a un’istituzione agricola nata da poco, assegnò 10 dunum per degli esperimenti agricoli e a tre famiglie russe emigrate di recente diede il resto della terra. Così accadde che la grande casa araba toccò in sorte al nuovo emigrato Victor Makuwosky in quale scoprì presto che il lavoro agricolo è inutile in uno Stato proiettato a grande velocità verso la privatizzazione; quindi affidò la terra a lavoratori thailandesi. Questi di giorno raccoglievano la frutta e di notte trasformavano la casa in un bordello, facevano sesso come i conigli, poi davano la caccia ai gatti, ai cani, agli scarafaggi e alle farfalle per mangiarli. Tentarono di trascinare le donne del moshav Yanun verso la grande casa araba, ma alle donne del moshav, nonostante tutto, non andava giù l’idea di mangiare cani e gatti. Quando in quella casa un lavoratore thailandese ammazzò un suo compagno, furono licenziati tutti quanti; Victor Makuwosky non si interessò di prenderne altri e trascurò la terra, che infine divento improduttiva.

I dipendenti dell’Istituto agricolo, i ricercatori e gli studenti dell’Università che uscivano di notte per proseguire le ricerche, cominciarono a raccontare di spiriti che abitavano nella grande casa araba, dissero di aver visto luci e movimenti al piano superiore e inferiore, voci di nitriti, zagharid (3) orientali, fuochi.

Riferirono anche di una donna vestita con un abito tradizionale palestinese, con i capelli sciolti e in mano un candelabro bianco, che camminava piano chiamando con voce dolce un uomo di nome Abu Hassan…

Abu Hassan scoppiò a piangere, pianse fino a che le sue spalle tremarono…

Abulfida continuò come se non sentisse il pianto dell’uomo: il governo tolse la terra a Victor Makuwosky in quale, dopo aver scoperto di essere incapace a inserirsi nella società israeliana, se ne tornò in Russia.

L’ufficio archeologico in seguito assunse la responsabilità della grande casa araba, ci inviò un team completo di artisti che lavorarono al suo restauro e dipinsero un gran numero di simboli ebraici sui suoi muri, quindi posero davanti ad essa un’insegna che  diceva che la casa era stata la sede delle prime riunioni dei partiti laburisti socialisti nel periodo dello Yishuv (4) e in essa si era compiuta la fondazione delle prime organizzazioni e associazioni sioniste socialiste prima della nascita dello Stato.

Per questo scopo misero fogli, documenti e vecchi giornali al suo interno e la casa diventò meta di pellegrinaggio delle delegazioni di studenti americani ed europei. Gli abitanti non si opposero a quel racconto: quando arrivarono la casa era già edificata ed era possibile che la storia fosse andata in quel modo, e comunque loro non avevano contribuito a edificare lo Stato.

Ma la cosa più importante era che le delegazioni di visitatori erano generose, gentili e compravano ogni cosa senza contrattare. Solo la moglie di Yusi Hamana sapeva la verità; la donna era solita raccontare a suo figlio Muran, che le faceva visita a Pasqua, che egli rappresentava l’unica prova evidente dal suo contributo alla fondazione di Israele.

da pag. 54 a pag 58 del capolavoro: “Il Paese del mare”

 

(1) insediamento collettivo di coloni ebrei, simile al kibbutz, ma a differenza di quest’ultimo non vige il esso un sistema di tipo socialista.

(2) si fa qui riferimento a una vicenda molto nota in Israele circa la sparizione di migliaia di bambini ebrei sefarditi di origine yemenita avvenuta negli anni 1948-1952. Negli anni ’90 il rabbino Uzi Meshulam portò alla ribalta della cronaca questo fatto raccogliendo i nomi di 4.500 bambini e chiedendo al governo d’istituire una commissione d’inchiesta. Inascoltato si barricò in casa con la sua setta e resistette alla polizia per diverse settimane. Infine venne condannato a 8 anni di prigione e le sue ricerche furono occultate.

(3) I suoni acuti e prolungati emessi con la lingua in segno di gioia e incitamento. Generalmente vengono eseguiti dalle donne durante i matrimoni.

(4) Questo termine letteralmente “insediamento” indica comunemente gli ebrei presenti in Palestina prima della nascita dello Stato di Israele.

Approfondimenti. 

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/08/27/tremila-bimbi-rapiti-una-macchia-per-israele.html

http://nena-news.it/israele-il-segreto-oscuro-dei-bambini-rubati/

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