Cappotto-bomba e protesi esplosive: fascicoli dell’intelligence britannica rivelano come la banda sionista Stern terrorizzò Londra

I dossier sul gruppo che l’MI5 ha rilasciato questa settimana gettano una luce del tutto nuova sui primi anni della Guerra Fredda: il terrorismo, e non l’Unione Sovietica, era la principale minaccia. Copertina: L’ala distrutta dell’hotel King David dove si trovava lufficio del segretario generale del governo britannico, subito dopo l’esplosione, Gerusalemme, 22 luglio 1946. AP

Calder Walton, 2 dicembre 2017

Documenti declassificati questa settimana dall’MI5, il Servizio di Sicurezza britannico, svelano che l’Inghilterra nel 20esimo secolo ha dovuto fronteggiare una pressante minaccia terroristica. Ma non era l’IRA, l’Esercito Repubblicano Irlandese, o gruppi terroristi islamici che avrebbero afflitto l’Inghilterra in quel secolo, ma piuttosto gruppi estremisti sionisti che lottavano contro l’Inghilterra dopo la seconda guerra mondiale per fondare lo stato di Israele

Nel luglio 1946, uno di questi gruppi, l’Irgun, guidato dal fututo primo ministro israeliano e vincitore del premio Nobel per la Pace Menachem Begin, fece saltare in aria il quartier genarale dell’amministrazione britannica in Palestina, l’Hotel King David di Gerusalemme, con pesanti perdite di vite di civili e danni. I recenti documenti rilasciato dall’MI5 mostrano che un altro gruppo che lottava contro l’Inghilterra, il Lehi o “Banda Stern”, mandava delle cellule per piazzare bombe e compiere assassini in Inghilterra. La Banda Stern è ritenuta l’ultimo gruppo terrorista che si è qualificato pubblicamente come “terrorista”, con alcuni dei suoi membri che usavano il termine come un distintivo d’onore.

Nell’aprile 1947 due terroristi della Banda Stern, un uomo e una donna, tentarono di far saltare in aria il Colonial Office a Whitehall nel centro di Londra. Piazzarono una bomba con 24 candelotti di esplosivo nella Dover House, il quartier generale del Colonial Office, ma non esplose perché non era stata innescata correttamente. Il capo della sicurezza nazionale londinese, comandante Leonard Burt, riteneva che se la bomba fosse esplosa, avrebbe causato danni come quelli all’Hotel King David nove mesi prima.

 

Ritaglio dal Daily Express del 25 agosto 1948. Credito: Britain’s Security Service Archive

 

Il tentativo della Banda Stern di far saltare in aria il Colonial Office a Londra è stato già illustrato in passato. Ma i fascicoli rilasciati questa settimana sono i primi documenti pubblici dagli archivi segreti dell’intelligence britannica che mostrano come gli agenti della Banda Stern fossero seguiti. Rivelano anche nuovi significativi fatti riguardo il piano e suoi aspetti che a quanto pare l’MI5 non scoprì.

 

Nel giugno 1947, due mesi dopo il tentato attacco al Colonial Office, una cellula della Banda Stern che operava in Italia spedì 21 lettere-bomba ad esponenti politici britannici e membri del governo, compreso il primo ministro Clement Attlee, il ministro degli Esteri Ernest Bevin e il Cancelliere dello Scacchiere Stafford Cripps nonché a Winston Churchill. Molte delle lettere-bomba furono intercettate, ma alcune pervennero ai destinatari finali ma non esplosero.

Un manifesto delle forze di polizia della Palestina richiedente informazioni. Credito: Britain’s Security Service Archive

Anthony Eden, del partito conservatore, portò in giro con sé una lettera-bomba nascosta in un libro per un giorno intero, finché non fu avvertito del complotto e controllò nella sua borsa, dove si trovava. Esperti di esplosivi britannici affermarono che tutte le lettere-bomba erano potenzialmente letali. Un membro della Banda Stern coinvolto nel piano affermò successivamente di aver “inventato il libro-bomba”.

 

Controllo al confine franco-belga

Sulla scia del Colonial Office e delle lettere-bomba, frontiere e porti britannici furono messi in grande allerta per individuare persone sospette che potessero potenzialmente progettare ulteriori attacchi e l’MI5 mise sotto intensa sorveglianza noti estremisti ebrei e gruppi sionisti in Gran Bretagna. Ma un funzionario dell’MI5 scrisse in un memorandum interno che “questi terroristi sono ossi duri”.

In un controllo di routine nello stesso mese, giugno 1947, la polizia belga fermò e perquisì due persone, un uomo ed una giovane donna, che stavano attraversando la frontiera con la Francia. La valigia della donna risultò avere un doppio fondo con uno scompartimento segreto. Conteneva lettere dirette a funzionari britannici, insieme con esplosivi, 14 batterie stilo, sette detonatori e un orologio fabbricato come una spoletta a tempo — simili alle lettere-bomba spedite in precedenza quel mese e alla bomba collocata nel Colonial Office.

Un manifesto di ricercati dalle forze di polizia palestinesi durante il Mandato deò 1920-48: i membri del Lehi, da sinistra, Yaacov Levstein, Yitzhak Shamir e Natan Yellin-Mor. Credito: Palestine Police Force

 

L’uomo e la donna furono arrestati dalla polizia belga che, per via delle lettere indirizzate a funzionari britannici, contattaro le autorità britanniche. Non ci volle molto all’MI5 per concludere che la coppia aveva pianificato di compiere attentati dinamitardi in Gran Bretagna. Una delle lettere, pronta per diventare una lettera-bomba, era indirizzata al segretario generale dell’amministrazione palestinese, sir John Shaw, che in seguito lavorò segretamente per l’MI5.

 

La 22enne arrestata fu identificata come Betty Knouth, che andava anche sotto il nome di Gilberte Elizabeth Lazarus. Era una cittadina francese che aveva militato nella Resistenza durante la guerra ed ora, come lei affermava, era in guerra con la Gran Bretagna. Fu condannata ad un anno di reclusione in Belgio per porto di esplosivi.

 

Verificando i suoi documenti, l’MI5 non tardò a scoprire che la Knouth corrispondeva alle descrizioni dei testimoni di un’attraente giovane donna vista al Colonial Office quando fu depositata la bomba, che portava una peculiare borsa di pelle blu a forma di mitra, che possedeva ancora quando fu arrestata in Belgio. Knouth ammise anche di trovarsi in Gran Bretagna all’epoca della bomba al Colonial Office.

 

L’uomo arrestato andava sotto il nome di Jacob Elias, ma quando le sue impronte digitali furono inviate a Londra, la sua vera identità fu accertata: si trattava di Yaacov Levstein, che aveva una lunga storia come terrorista. Il suo nome compariva nella “Lista dei terroristi” preparata e diffusa dalla polizia palestinese e dall’MI5.

 

La lettera che allertava le autorità britanniche dell’arresto dei membri della Banda Stern al confine franco-belga, 7 giugno 1947. Credito: Britain’s Security Service Archive

Levstein era stato un membro della Banda Stern durante la guerra ed era ricercato dalla polizia della Palestina perché ritenuto autore dell’uccisione di numerosi agenti di polizia e di un attentato alla vita dell’alto commissario britannico. Era stato catturato e condannato all’ergastolo in Palestina, ma era fuggito dalla prigione. Le sue impronte corrispondevano a quelle trovate sul timer della bomba che non era esplosa al Colonial Office. Gli furono comminati otto mesi di prigione in Belgio per trasporto di esplosivi nascosti.

 

‘Noi siamo ancora in guerra con la Gran Bretagna’

Un ritaglio di giornale relativo a Betty Knouth, della Banda Stern, nota anche sotto il nome di Gilberte Elizabeth Lazarus. Credito: Britain’s Security Service Archive

 

Ad una conferenza stampa della Banda Stern a Tel Aviv dopo il suo rilascio dal carcere, la Knouth rispondendo ad una domanda disse: “Se ho inviato lettere-bomba? Purtroppo la polizia belga mi ha preso prima che potessi farlo. Sono un brevetto della Banda Stern, lo sapete”

Richiesta se avesse a che fare con la bomba lasciata al Colonial Office, affermò: “Scotland Yard potrebbe darvi dettagli molto precisi al riguardo, ma io non ritengo che questo sia il momento adatto per parlarne. Noi siamo ancora in guerra con la Gran Bretagna. Ma i miei giorni da terrorista ora sono alle spalle e conclusi. Spero un giorno di sistemarmi in Israele.”

I documenti dell’intelligence britannica rilasciati questa settimana rivelano che l’MI5 non scoprì alcune operazioni dei terroristi. I fascicoli annotano che Levstein era un “esperto di esplosivi” ma non colgono la vera natura diabolica della sua competenza. I fascicoli correttamente registrano che ad un veterano francese collegato a Levstein, Jacques Martinsky, fu negato l’ingresso quando atterrò a Londra nel marzo 1947 perché non indicò alcuna valida motivazione per il suo viaggio in Gran Bretagna.

 

Tuttavia sembra che l’MI5 non abbia scoperto che, su disposizione di Levstein, Martinsky utilizzava la sua protesi alla gamba che portava dopo essere rimasto ferito in guerra per contrabbandare esplosivi in Gran Bretagna per la bomba al Colonial Office. Una buona dose di fortuna per la sicurezza britannica.

 

Dove fallì Martinsky, ebbe successo un altro del gruppo di Levstein. Come spiegò successivamente Levstein, riuscì a far entrare in Gran Bretagna gli esplosivi per la bomba al Colonial Office escogitando un ingegnoso “cappotto bomba” con gli esplosivi cuciti all’interno. Fu indossato da un altro dei suoi complici, Robert Misrahi, uno studente francese, protetto di Jean-Paul Sartre alla Sorbona, che portò questo cappotto di dinamite da Parigi in Inghilterra attraverso la Manica.

 

I nuovi fascicoli mostrano che il nome di Misrahi era nei radar dell’MI5, ma non ci sono prove che il servizio di sicurezza scoprì ia trama. Come raccontò poi Levstein: “L’esecuzione fu perfetta. Io ho imparato una lezione importante. Non ci sono misure di sicurezza che possano fermare un sofisticato e ingegnoso piano”.

Parata della vittoria a Londra, 8 giugno 1948. Credito: Ministry of Information Photo Division / Wikimedia Commons

 

I dossier sul gruppo che l’MI5 ha rilasciato questa settimana gettano una luce del tutto nuova sui primi anni della Guerra Fredda: il terrorismo, e non l’Unione Sovietica, era la principale minaccia. I fascicoli recentemente resi noti hanno anche un’eredità duratura. Molte delle tecniche di sicurezza che l’intelligence britannica sviluppò per affrontare l’Irgun e la Banda Stern — sorveglianza di gruppi estremisti, controlli di frontiere e porti, collegamenti con agenzie di polizia straniere — sono le medesime procedure di antiterrorismo usate più tardi contro l’IRA e gli attuali gruppi terroristici islamici.
Calder Walton è un Ernest May Fellow presso la Harvard Kennedy School of Government- Il suo libro “Empire of Secrets: British Intelligence, the Cold War and the Twilight of Empire” è stato pubblicato da Harper Press nel 2013.

 

trad. Raffaele Simonetti – Milano

Fonte: https://www.haaretz.com/israel-news/.premium-1.826218

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