Haaretz calunnia la famiglia Tamimi per contrastare la solidarietà mondiale con la sedicenne Ahed

“…stanno combattendo per distruggere Israele e la loro lotta è condita di odio per gli ebrei.” in copertina Yoav Litvin, dottore di psicologia/neuroscienze comportamentali, documentarista e scrittore che vive a New York City

di Yoav Litvin, 5 gennaio 2018

Promuovere la diffamazione del sangue? Fatto. Glorificare il terrorismo? Fatto. Festeggiare morti israeliane? Fatto. Ahed Tamimi e la sua famiglia non stanno lottando per la pace e non stanno solo combattendo l’occupazione: stanno combattendo per distruggere Israele e la loro lotta è condita di odio per gli ebrei.

È così che Petra Marquardt-Bigman inizia il suo articolo pubblicato ieri su Haaretz, la principale testata liberale israeliana.

Un articolo su Haaretz che cerca di macchiare la famiglia Tamimi. (Screenshot: Haaretz)

Con il titolo “Ahed Tamimi e la sua famiglia non sono i santi palestinesi che vorresti che fossero”, l’autrice fabbrica un caso contro l’intera famiglia Tamimi e tira fuori una storia piena di un presunto odio per gli ebrei, di una terrorista-cheerleading (1) e di una totale cattiveria anti-Israele e anti-pace.

E proprio come fa ogni poco o quasi rispettabile troll e blogger professionale dei nostri giorni, Marquardt-Bigman lo correda di una serie di schermate di Twitter (apparentemente ora cancellate), testimonianze oculari e video come prova di questa malvagità.

Come se fosse stato preso da un manuale di Hasbara o dal programma di un corso PoliSci101 sulla propaganda, l’articolo usa una serie di tecniche di politica del terrore per presentare una narrazione decontestualizzata e unilaterale in cui, i Tamimi in generale e Ahed in particolare, si meritano tutto quello che sta loro capitando per mano delle forze israeliane, e anche di più.

Niente sull’occupazione o sul diritto internazionale, zero parole sulle numerose tragedie dei Tamimi per mano dei soldati israeliani, nessuna menzione a tutto l’incidente per intero che ha portato all’arresto di Ahed, cioè la spinta del soldato prima del famigerato schiaffo di Ahed. L’articolo appartiene a quella realtà sionista in cui gli ebrei (rappresentati dai soldati israeliani) sono stati ferocemente cacciati e attaccati da un piccolo serpente palestinese – nemico numero uno dello stato e del popolo ebraico, niente di meno – Ahed Tamimi.

Ed è un pezzo di propaganda particolarmente efficace per tre motivi:

1 – Il pezzo è stato pubblicato su Haaretz, la principale testata liberale di Israele, subito dopo che Israele ha accusato Ahed Tamimi di una serie di reati, compresa la grave accusa di “incitamento”. Ha quindi lo scopo di reprimere ogni tipo di resistenza israeliana ed ebraica alle accuse contro di lei e alla sua incarcerazione – che potrebbe durare molti anni – in particolare la resistenza di liberali e centristi che sono la maggioranza dei lettori di Haaretz.

2 – In contrasto con la copertura spudoratamente misogina e le violente affermazioni fatte da Ben Caspit sulla testata di destra Ma’ariv sulla stessa Ahed Tamimi, Marquardt-Bigman cerca di offuscare la reputazione dell’intera famiglia Tamimi e, per estensione, implicare Ahed. Lo fa usando una serie di tecniche di propaganda del terrore, che includono accuse di terrorismo e simpatie naziste. Questa tecnica rispecchia la rappresentazione israeliana delle canaglie palestinesi che sono tutti “terroristi”, “serpenti” e persino “cancro”, senza mai ricondurre la loro resistenza ad un appropriato contesto storico e ricercarne così la responsabilità nei crimini del sionismo.

3 – Marquardt-Bigman tenta di marchiare tutti i sostenitori di Ahed come sostenitori del terrorismo, compreso l’attivista israeliano filopalestinese Miko Peled. Per la precisione, l’autrice non è la prima volta che attacca con calunnie Peled.

Marquardt-Bigman non è estranea ad attaccare avversari di Israele e del sionismo. A dire il vero, ci si è costruita una carriera. Tipico dei propagandisti dell’Hasbara, mette insieme antisemitismo e antisionismo e pubblica periodicamente articoli inconsistenti su fatti storici reali, ricchi di iperbole e di attacchi ad hominem.

In un recente articolo pubblicato su The Algemeiner, incolpa Max Blumenthal di avere:

“… fan su forum neo-nazisti e su molti altri media che si rivolgono a chi odia gli ebrei”.

Ma è in realtà Marquardt-Bigman a seguire la linea sionista che è servita da ispirazione per gruppi di estrema destra in Europa e fascisti di estrema destra negli Stati Uniti come Richard Spencer, che si è definito un “Sionista Bianco”.

La sua infatuazione per i nazisti è ulteriormente espressa nello stesso pezzo, dove se la prende anche con lo storico della Columbia University Joseph Massad, che con Blumenthal parla della collaborazione sionista-nazista negli anni ’30, nota come accordo di Haavara. Marquardt-Bigman presenta zero prove per confutare le affermazioni di Massad, mentre continua a chiamarlo un “professore ebreo-tormentatore” e distorce maliziosamente le sue parole, affermando che:

“L’ovvia implicazione del punto di vista di Massad è che è un peccato che i nazisti abbiano ucciso solo sei milioni di ebrei – dopotutto se quei malvagi ebrei sionisti non fossero fuggiti dall’Europa in tempo e non avessero fatto tutto il possibile per consentire ad altri di unirsi a loro, i nazisti sarebbero riusciti a ucciderne un altro po’.”

La domanda è: perché Haaretz, una testata apparentemente liberale, pubblica un pezzo diffamatorio unilaterale e decontestualizzato sui Tamimi di una nota propagandista proprio ora, cioè quando Ahed e Nariman Tamimi sono ancora in prigione?

La risposta sembra essere che Haaretz stia tentando disperatamente di apparire “equilibrato” rivolgendosi ai lettori di destra. Ma in realtà ciò che sta facendo Haaretz è preparare l’opinione pubblica alla realtà potenzialmente distopica in cui una ragazza palestinese di 16 anni, per il crimine di aver schiaffeggiato il suo oppressore, potrebbe finire in galera per un periodo molto più lungo di Elor Azaria – un soldato IDF che è stato filmato mentre faceva esecuzione sommaria di un uomo palestinese disarmato e disabile, e che probabilmente verrà rilasciato molto presto per ricevere un’accoglienza da eroe.

Il pezzo di Marquardt-Bigman è una risposta al largo e crescente supporto per i Tamimi in generale e per Ahed in particolare. È un tentativo di minimizzare la resistenza dei liberali sionisti nel caso in cui prosegua la carcerazione della sedicenne Ahed Tamimi. Inoltre insolentisce coloro che hanno adottato Ahed come un simbolo di resistenza come nemici degli ebrei, dei sionisti e dello stato di Israele.

Gli ebrei liberali di tutto il mondo devono fare una scelta: sostenere politica del terrore, oppressione e propaganda sionista, che colludono apertamente con l’ascesa delle forze neofasciste in tutto il mondo, o abbracciare la richiesta di uguaglianza e giustizia per palestinesi e tutti i popoli oppressi.

 

 

Traduzione Simonetta Lambertini – invictapalestina.org

Fonte: http://mondoweiss.net/2018/01/counter-worldwide-solidarity/

  1. Cheerleading è il termine che indica uno sport che combina coreografie composte da elementi di ginnastica, danza e acrobazia, per concorrere a gare specifiche e per incoraggiare le squadre sul campo di gioco, durante le partite. L’atleta che pratica il cheerleading a livello agonistico è detto cheerleader; l’atleta che esegue coreografie prima, durante e dopo le partite di altre squadre è detto dance breakets. (https://it.wikipedia.org/wiki/Cheerleading)

 

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