Bollywood tradisce il passato anti-coloniale dell’India per abbracciare criminali di guerra

Copertina – Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu fa un selfie con la moglie Sara Netanyahu e le star di Bollywood, tra cui Amitabh Bachchan (a sinistra) durante il suo viaggio in India il 18 gennaio 2018 [Twitter / netanyahu]


di Iqbal Jassat, 21 gennaio 2018

 

In un lungo viaggio intrapreso per lanciare Israele come una “normale democrazia” e attrarre un pubblico fra appassionati cinefeli in India, Benjamin Netanyahu, il suo leader criminale di guerra, ha appena compiuto un travolgente tour del subcontinente. È stato ospitato dal collega estremista di destra Narendra Modi che, come capo del Partito nazionalista indù Bharatiya Janata (BJP), deve ancora essere processato per il ruolo chiave avuto nei massacri nel Gujarat del 2002. Modi era il primo ministro del Gujarat quando i suoi seguaci di partito fecero una carneficina dei vicini musulmani.


Il brutale pogrom anti-musulmano vide donne violentate e date a fuoco dopo essere state cosparse di paraffina, intere famiglie massacrate a sangue freddo e Modi è accusato di aver permesso che continuassero quelle spietate atrocità. Sedici anni dopo, nonostante sia il Primo Ministro dell’India, su Modi pende l’accusa di essere la mente di una pulizia etnica premeditata. Molte indagini indipendenti suggeriscono che il massacro sia stato compiuto con la complicità del governo dello stato del Gujarat e delle sue forze di sicurezza.

Dopo aver sconfitto il tradizionale movimento anti-coloniale dell’India che era la casa della maggior parte dei ben noti leader del paese della lotta di liberazione contro l’imperialismo britannico, il BJP non solo ha portato indietro l’orologio, ma ha anche rivisto la storia per cancellare il ruolo cruciale giocato dal Congresso Indiano.

Modi, come principale ideologo del settarismo divisivo del BJP, ha fatto fortuna perseguendo politiche caratterizzate più da retorica che da sostanza. Incoraggiata da consenso genere Fox News e da masse di disoccupati di belle speranze, la personalità carismatica di Modi ha contribuito a sostenere una parvenza di “India First”, mentre l’enorme voragine tra ricchi e poveri nel suo paese racconta una storia diversa.

È in questo contesto che Modi ha un’affinità con Israele, che consente una relazione apertamente amichevole con Netanyahu. Alcuni commentatori l’hanno correttamente descritta come sindrome da “uccelli di una piuma…”; un tradimento di un genere che confuta la storia anti-coloniale dell’India, in particolare la sua posizione pionieristica nella creazione del Movimento dei Non Allineati (NAM).

Modi e il BJP non lasciano dubbi sul fatto che, nonostante la precedente posizione filopalestinese dell’India presa contemporaneamente all’opposizione al regime di apartheid del Sudafrica, la storia d’amore con Netanyahu e Israele sia un tentativo di cancellare quell’era fondamentale dalla memoria collettiva. Inoltre, aiutando Netanyahu a lanciare Israele come “benevolo amico dell’India”, Modi ha scritto una parte per le mega-ricche superstar di Bollywood. Anche se sconcertante, non sorprende del tutto che la miliardaria industria cinematografica indiana si sia affrettata a buttare in scena gente molto famosa come il popolarissimo attore Amitabh Bachan; i suoi selfie con l’assassino di bambini Netanyahu sono diventati virali.

Cosa ci guadagna Israele? Una rivista cinematografica scrive che gli attori di Bollywood Jacqueline Fernandez e Sushant Singh Rajput il mese scorso sono atterrati a Tel Aviv accompagnati da un gruppo di 80 persone, per girare le scene di “Drive”, il primo film hindi ambientato in Israele. “Il film, un ‘Fast and Furious’ in stile indiano, è stato in parte finanziato da un certo numero di organi del governo israeliano tra cui il Ministero del Turismo e l’ufficio del Primo Ministro.” Il servizio sostiene che per il debutto di “Drive” nel subcontinente nel 2018, i leader israeliani sperano che ci sarà per lo stato sionista un inestimabile ritorno pubblicitario fra decine di milioni di potenziali turisti. “Abbiamo fatto ricerche e sappiamo che esiste un turismo cinematografico in tutto il mondo”, ha spiegato Michael Oren. “Ho insegnato per un anno a Georgetown e tutti volevano vedere dove è stato girato ‘L’esorcista’. Inoltre, ha aggiunto l’ex ambasciatore israeliano a Washington: “C’è un vantaggio diplomatico per il solo fatto di avere le loro stelle del cinema qui”.
Il servizio continua spiegando che questa collaborazione cinematografica India-Israele non è un progetto una tantum. “Il suo modello è quasi identico a un modello su più fronti che Israele perfezionò con la Cina in seguito alla Guerra di Gaza del 2014, che aveva temporaneamente devastato il turismo”.

In contrasto con l’adesione della Cina, la sanguinosa uccisione di uomini, donne e bambini palestinesi a Gaza da parte del regime guerrafondaio di Netanyahu inferse un colpo devastante agli sforzi di Israele per attirare produzioni televisive americane. Secondo il servizio, “Tyrant” di FX e “Dig” degli USA dovettero entrambi trasferirsi di corsa nel mezzo della carneficina che si compiva a pochi chilometri di distanza nella striscia di Gaza assediata, cosa allo stesso tempo umiliante e costosa per Israele.

Con l’intervento diretto di Modi, sembra che Bollywood sia sulla buona strada per essere catturato da un regime di occupazione coloniale. “La formula è semplice: Israele offre investimenti e tasse fiscali interessanti alle produzioni in cambio di riprese garantite dei paesaggi e delle città del paese nel prodotto finale che verrà mostrato sullo schermo a milioni di potenziali turisti asiatici”, dice la rivista. Se ha funzionato con la Cina, perché non dovrebbe con l’India?

Per Bollywood significa rimborsi per le strutture e contanti in anticipo; quello che si chiede in cambio è che le sue star fingano che non un singolo palestinese è oppresso o vive sotto occupazione. Se il selfie di Bachan rivela la sua incosciente indifferenza per le feroci violazioni dei diritti umani da parte di Israele, come icona di Bollywood la sua azione dà il via libera ai suoi pari, colleghi e fan per fare altrettanto.

L’India detiene attualmente 14 trattati cinematografici bilaterali e se Oren si farà largo Israele avrà il 15°. Si spera in un contratto cinematografico firmato tra le due nazioni entro la primavera. Non sorprende, quindi, che Shalom Bollywood abbia avuto un posto di primo piano durante il viaggio di Netanyahu.
In un’altra dichiarazione, Oren ha spiegato perché le produzioni indiane sono particolarmente allettanti per Israele. Non è solo per la vastità dell’influenza di Bollywood, ma anche a causa della composizione demografica del suo vasto pubblico. “Si tratta di quanto sarebbe importante per Israele avere un film di Bollywood girato qui e visto nei paesi musulmani”.


La storia d’amore Modi-Netanyahu sarebbe una storia avvincente sul grande schermo se gli sceneggiatori fossero abbastanza coraggiosi da includere tutti i dettagli cruenti delle loro rispettive guerre e il continuo disprezzo per le leggi e le convenzioni internazionali. Proprio come Gaza chiede la revoca dell’assedio paralizzante, disumano e illegale di Israele, così anche il Gujarat chiede ancora giustizia.
Incuranti della collera, gli autori di tali crimini contro l’umanità se ne vanno in giro con aria di sfida e con apparente impunità. Guardando incredule, le vittime dei loro crimini devono chiedersi se qualcuno dei produttori e delle star di Bollywood riuscirà mai a capire e comprendere la follia dell’alleanza tra la loro industria e un regime di apartheid. Hanno tradito il potente passato anticoloniale del loro paese per abbracciare criminali di guerra.

È vergognoso.

Traduzione: Simonetta Lambertini
Fonte: https://www.middleeastmonitor.com/20180121-bollywood-betrays-indias-anti-colonial-past-to-embrace-war-criminals/

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