Israele vuole spezzare Gaza una volta per tutte

Copertina – Alunni palestinesi protestano contro il blocco di Israele nella città di Gaza nel febbraio 2018. Immagini dell’AFA di Ashraf Amra

Maureen Clare Murphy, 11 luglio 2018

Una nazione all’ottavo posto fra le più potenti del mondo ha rafforzato il medievale assedio che impone da oltre un decennio a una popolazione di profughi, metà dei quali bambini.

Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha annunciato lunedì che il suo governo potrebbe chiudere l’unico passaggio commerciale di Gaza, impedendo tutte le esportazioni e importazioni nel territorio, ad eccezione, a discrezione di Israele, di cibo e medicine.

I pescatori di Gaza, che già combattono con il fuoco della marina israeliana mentre si guadagnano il pane, ora sono confinati entro le sei miglia nautiche marine, invece delle nove che erano state concesse da Israele per la stagione.

Il motivo dichiarato per la mossa israeliana è la ribellione in corso dei due milioni di palestinesi che ha, a tutti gli effetti, imprigionato in collaborazione con l’Egitto in una densamente popolata striscia di terra delle dimensioni di Chicago.

Israele, potenza nucleare fornita di armi e aerei da caccia fra i più sofisticati al mondo, è sempre più frustrato dal fatto di non essere stato capace di fermare gli aquiloni incendiari e i palloncini lanciati dai palestinesi di Gaza.

Palloni a bassa tecnologia e aquiloni che costano una sciocchezza di produzione hanno causato, secondo Israele, centinaia di incendi nel sud di Israele bruciando centinaia di acri di terra e procurando milioni di danni.

Con i palloncini e gli aquiloni, i palestinesi nella Gaza impoverita e isolata sono riusciti a sconvolgere la vita normale dall’altra parte del confine, ricordando ad Israele che non può rendere le loro vite tanto miserabili senza subirne alcuna conseguenza.

La tattica è venuta fuori durante le proteste della Grande Marcia del Ritorno, entrate ora nel loro quarto mese. Le proteste mirano a rompere il blocco imposto da Israele dopo che nel 2006 Hamas ha vinto le elezioni parlamentari in Cisgiordania e Gaza e ha poi assunto il pieno controllo della Striscia nel 2007, in seguito a un tentativo di putsch sostenuto dagli Stati Uniti per togliergli il potere.

Controllo israeliano

L’assedio non è altro che un inasprimento della politica israeliana di chiusura di Gaza che risale agli inizi dell’occupazione nel 1967.

Israele ne ha già il pieno controllo e impone rigorose limitazioni all’ingresso e uscita di tutti i beni in e da Gaza, compresi i materiali usati per ricostruire le case e altre infrastrutture distrutte dalle sue stesse forze armate nei molteplici assalti dell’ultimo decennio.

I due terzi della popolazione di Gaza sono profughi, arrivati principalmente da aree nel sud di Israele, lì dove ora si accendono quegli incendi. La Grande Marcia del Ritorno è anche una richiesta dei profughi di esercitare il proprio diritto a tornare nelle terre da cui le loro famiglie furono espulse prima, durante e dopo l’istituzione dello stato di Israele nel 1948.

Israele si rifiuta di consentire ai profughi palestinesi di tornare nelle proprie terre basandosi sul fatto che non sono ebrei.

L’inasprimento da parte israeliana della sua morsa su Gaza è un palese atto di punizione collettiva, una violazione dell’articolo 33 della Quarta Convenzione di Ginevra, e dunque un crimine di guerra.

Il danno causato ai terreni agricoli in Israele è grave e deplorevole, ma punire collettivamente quasi due milioni di persone a Gaza chiudendo il suo unico passaggio ufficiale per la circolazione delle merci è illegale e moralmente depravato.
La chiusura di Kerem Shalom è crudele e un atto intenzionale di arroganza in una situazione instabile. Qui @gisha_access abbiamo parlato con la gente di Gaza che chiede: se non possiamo ottenere questi beni dentro e fuori, come pagheremo i nostri lavoratori che vivono della loro busta paga? Come nutriremo le nostre famiglie?

Israele accusa Hamas per gli aquiloni e i palloncini, ma sospendendo le esportazioni e le importazioni lo stato prende di mira l’economia di Gaza e tutta la sua popolazione.

“Stanno incendiando prati e campi ogni giorno”, si è lamentato il ministro della difesa israeliano Avigdor Lieberman riguardo ad aquiloni e palloncini incendiari.

“In accordo con il ministro della Difesa useramo il pugno di ferro contro il regime di Hamas nella Striscia di Gaza”, ha affermato Netanyahu.

Eppure Israele ha fatto guerra al settore agricolo di Gaza per anni.

Guerra all’agricoltura a Gaza

Secondo il ministero dell’agricoltura di Gaza, quest’anno circa 2.000 ettari di pascoli sono stati danneggiati da erbicidi irrorati dall’esercito israeliano.

Israele dal 2014 cosparge di erbicidi terreni coltivabili a Gaza, distruggendo mezzi di sostentamento e esponendo le persone e l’ambiente alle tossine. Circa 3.500 ettari sono stati danneggiati dalle irrorazioni in quel periodo, secondo il ministero.

“Le sostanze chimiche utilizzate per l’irrorazione rimangono nel terreno per mesi e persino anni e possono avere conseguenze negative sulla salute delle persone che consumano colture contaminate e/o inalano l’erbicida”, ha riportato il quotidiano israeliano Haaretz al Comitato internazionale della Croce Rossa.

Israele ha causato mezzo miliardo di danni, fra diretti e indiretti, al settore agricolo durante l’attacco del 2014 a Gaza distruggendo infrastrutture come pozzi di irrigazione e serre e uccidendo il bestiame.

L’agricoltura è solo uno dei settori produttivi di Gaza ad avere subito una battuta d’arresto nell’ultimo decennio.

Gaza ora ha uno dei più alti tassi di disoccupazione al mondo. La sua popolazione dipende in gran parte dall’aiuto umanitario.

La terribile situazione economica ha avuto un profondo impatto sulla società con un numero crescente di suicidi, aumento dei divorzi e crescente abuso di droghe.

“La situazione a Gaza è simile a quella di un moribondo al quale ora si decide di sparare direttamente alla testa”, ha detto a Haaretz il dottor Maher al-Tabaa della Camera di commercio e dell’industria palestinese di Gaza.

Quasi 150 palestinesi sono stati uccisi dalle forze israeliane durante le proteste della Grande Marcia del Ritorno iniziate il 30 marzo.

Altre migliaia sono stati feriti da fuoco vero, imponendo una crisi acuta al settore sanitario cronicamente debole di Gaza.

Israele ha tentato ogni mezzo per eliminare la determinazione alla libertà dei palestinesi di Gaza. Non importa quanto nuova sia la sua crudeltà e quanto potente il suo arsenale militare, non ha mai avuto successo.

Un grande danno verrà inflitto quando Israele intensificherà i suoi sforzi per spezzare Gaza fino alla sottomissione.

Quanta sofferenza vorranno ancora tollerere gli alleati internazionali di Israele prima di intraprendere un’azione significativa perché finisca?

 

Traduzione: Simonetta Lambertini – Invictapalestina.org

Fonte: https://electronicintifada.net/blogs/maureen-clare-murphy/israel-wants-break-gaza-once-and-all

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