L’informazione è un’arma

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a cura di: Redazione

Nel libro “Il minore dei mali possibili” tradotto da Nicola Perugini, lo scrittore israeliano Eyal Weizman spiega come gli apparati militari, la politica e il mondo degli operatori umanitari (ONG) concordino e, sotto l’alibi del “minore dei mali possibili”, valutino qual è il numero delle vittime necessarie e con quali modalità portare a termine un’operazione militare che  sia compatibile con l’opinione pubblica del momento, per prevenire un “male maggiore”.

Se l’algoritmo impostato sui computer non dà l’ok sperato per il massacro preventivato (codice 29), si posticipa l’operazione militare per dare spazio ad una campagna di “informazione” mediatica, con  TV e giornali al posto dei bombardieri, dei carri armati o dell’Isis, necessaria per “orientare i cittadini” e creare il necessario consenso.

In base a tali considerazioni si può cercare di analizzare e capire se le migliaia di morti nelle recenti carneficine di Gaza sono scaturite da questi meccanismi, ciò significherebbe che la sopportazione della morte, da parte dei civilizzati telespettatori, ha per il momento il limite delle 2000/2500 vittime. Fino a queste cifre l’indignazione è contenuta e Israele può incassare la benevolenza dei capi di stato che lo sostengono oltre alla “indulgenza” degli organismi internazionali.

È paradossale, ma il termometro della morte misura l’indignazione della società e se questa è dormiente, distratta o con l’attenzione su altri eventi, rimane coinvolta e avalla “involontariamente” i massacri programmati.

Un esempio lampante è stato anche la scarcerazione del prigioniero politico Samer Issawi, dopo 266 giorni di sciopero della fame, centinaia di presidi e manifestazioni in tutto il mondo. Nel dicembre 2013  Samer viene “liberato”, ritorna festante nella sua casa e noi abbiamo raccontato la vittoria della tenacia dei prigionieri sulla barbarie del sionismo. Pochi mesi dopo, nel silenzio quasi totale, Israele non solo lo riarresta senza nessun capo di accusa credibile, ma arresta anche il fratello e la sorella Shereen, avvocato e animatrice delle precedenti campagne per la liberazione del fratello rinchiuso ingiustamente nelle carceri sioniste.

L’operazione è stata possibile perché l’attenzione dei “cittadini” era in quel periodo focalizzata sulla nuova offensiva “Margine protettivo”. L’attivismo filopalestinese ha messo in campo campagne di sensibilizzazione, raccolta fondi ecc per tutti i prigionieri politici, ma se i tre componenti della famiglia Issawi sono ancora in prigione, detenuti illegalmente (I prigionieri politici attualmente in carcere sono 5750, compresi 6 parlamentari, 164 bambini e 25 donne) significa che con tali campagne non siamo ancora riusciti a far salire il termometro dell’indignazione.

Il libro di  Eyal Weizman  esamina anche il processo attraverso cui gli spazi umanitari si sono gradualmente trasformati in strumenti per il governo dei profughi e i meccanismi fisici e procedurali di assedio applicati da Israele nella Striscia di Gaza, meccanismi governati dagli standard del “minimo umanitario” indispensabile. Tali meccanismi funzionano calibrando fino al minor livello possibile la quantità di corrente elettrica erogata, le calorie assunte e altre necessità primarie, nel tentativo di governare le persone riducendole al limite della “nuda” esistenza fisica.

lessico_devianteChiaramente la stampa e la TV non esaminano minimamente questi aspetti e portano il focus sul singolo fatto, con il consueto uso di termini fuorvianti che Patrizia Cecconi descrive nei dettagli nel suo libro “lessico deviante, Riflessioni sul legame tra manipolazione lessicale pro-Israele e graduale dissoluzione dei principi democratici in Italia”.

Un altro esempio: il 26 luglio i riflettori dei media si sono spostati  sulla violazione della moschea di Al-Aqsa da parte dell’esercito di occupazione. Violazione ed esercito di occupazione sono termini che usiamo noi, per la stampa si parla invece di scontri tra palestinesi ed esercito “gli attivisti hanno lanciato pietre e petardi contro gli agenti che avrebbero risposto attaccando il luogo sacro all’Islam per ristabilire l’ordine sulla spianata delle Moschee” (Corriere della sera). Questo linguaggio è comune indipendentemente dall’argomento; si può parlare di  TAV, oppure di una contestazione a una discarica abusiva, a un termovalorizzatore ecc. L’attacco predominante sui giornali è lo scontro, anche se poi, come nel caso della discarica di Battaglina in Calabria il TAR, dà ragione ai manifestanti annullando una precedente destinazione di area perché “La conservazione del bene ambiente è da ritenersi di interesse pubblico per il mantenimento delle caratteristiche agro/silvo/pastorali dell’area”.

Sempre in Calabria, la Gazzetta del Sud ha dedicato ampio spazio agli avvenimenti sulla spianata delle Moschee nel numero uscito nelle edicole il 27 luglio 2015, peccato che l’interesse dei lettori sia stato catturato dalla magnanimità di due turisti israeliani che fanno 220 euro di mancia ad un tassista siciliano che li accompagna a fare shopping a Catania.

Sicuramente lo stesso spazio sulla Gazzetta sarebbe costato di più e la pubblicazione non così tempestiva se fosse intervenuta l’hasbara israeliana. (Hasbara è una forma di propaganda diretta   in primo luogo, ma non esclusivamente, ai  paesi occidentali. Essa è destinata a influenzare  le discussioni  in modo  da  far apparire  positiiva la politica  di Israele non solo quella attuale , ma anche quella del passato – Noam Sheizaf).

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Un altro aspetto da considerare sono i Fake che possono circolare su WEB per togliere credibilità alle nostre denunce/report. Qualche mese fa girava l’immagine di una partita a tennis di un gruppo di ragazzi israeliani nell’interno di una moschea palestinese, è chiaro che immagini di questo tipo generano indignazione virale, ma non sono utili per fare informazione e non ne abbiamo neanche necessità, la realtà palestinese, l’occupazione, gli aabusi, le manifestazioni, le cariche dell’esercito, sono documentate da centinaia di fotografi. Proprio ieri sera è stata postata sulle pagine di Invictapalestina una immagine che ha già ricevuto centinaia di commenti e condivisioni. Abbiamo analizzato l’immagine e risultando poco credibile, sicuramente ritoccata con Photoshop 3.0, è stata bloccata.  l’autore informato ha così  risposto:

Ehi gente, i sionisti utilizza un nuovo tipo di proiettili. Una vittima di questo proiettile era Laith Al-Khaldi. Si provano sempre nuove armi sui palestinesi come se fossero topi da laboratorio!
Ehi gente, i sionisti utilizza un nuovo tipo di proiettili. Una vittima di questo proiettile era Laith Al-Khaldi. Si provano sempre nuove armi sui palestinesi come se fossero topi da laboratorio!

Actually, I’m not knowledgeable enough about Photoshop. However, even if the pic were photoshoped, it would never deny the fact that the Israelis have been testing new weapons, especially internationally banned ones, on the Palestinians throughout centuries. You can read and see hundreds of articles and pics proving this. Finally, I really appreciate your concern for the truth.

Ben sapendo che Israele usa qualsiasi tipo di armi, molte  illegali, abbiamo consigliato di rimuovere l’immagine scusandosi con i lettori se non si ha la certezza della sua veridicità!

forum
L’immagine fuorviante è stata scaricata da internet a questo indirizzo: http://forums.1911forum.com/showthread.php?p=5439376

Inoltre come confermato dall’autopsia il proiettile che ha colpito il giovane palestinese era stato sparato da un fucile M16 e non da una pistola calibro 9 che utilizza il fake.

The autopsy indicated that the bullet penetrated through al-Khaldi’s body from behind, where it went through his spine’s first lumbar vertebra and hit the inferior vena cava, a large vein in the abdomen that returns blood from the lower body to the heart, tearing through the intestines and liver, before coming out of the right side of his upper abdomen. He noted that the bullet wound shows that the bullet came from a long weapon, most likely from an M16 rifle. (http://www.imemc.org/article/72483)

Questo per spiegare quanto l’informazione orienta, distoglie, disinforma, spesso guidata, diffusa, postata anche da servizi segreti o da chi incautamente diventa veicolo di diffusione. Molti siti israeliani utilizzano poi i Fake per dimostrare quanto siamo “antisemiti” a prescindere, le immagini ritoccate sono utilizzate come prove inequivocabili, loro ne conoscono bene la falsità!

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