Il ruolo dei Cristiani nella lotta per la giustizia in Palestina

I Cristiani Sionisti affermano che noi Cristiani dovremmo condannare, respingere e combattere i nostri fratelli e sorelle musulmani palestinesi e collaborare con i nostri oppressori, i Sionisti – non come mezzo per raggiungere i nostri diritti, ma per la salvezza delle nostre anime.

FOTO  Graffiti e murales politici e sociali sul Muro dell’Apartheid a Betlemme il 13 marzo 2018. .ARTUR WIDAK / NURPHOTO VIA GETTY IMAGES

Yoav Litvin – 9 Settembre 2018

L’occupazione della Palestina è spesso erroneamente interpretata come un conflitto tra la fede ebraica e quella musulmana. Questa narrazione oscura il fatto che il Sionismo è un movimento colonialista del XIX secolo ispirato dall’antisemitismo europeo e che tale movimento in passato non è stato condiviso da tutti gli Ebrei, così come non tutti gli Ebrei lo condividono oggi. Invece di affrontare la disuguaglianza, l’ingiustizia e l’apartheid all’interno di un ambito politico razionale (rendendo così risolvibili questi problemi), si ricorre a una rappresentazione antistorica di un conflitto antico e violento. Infine, una considerevole e influente popolazione cristiana palestinese, parte integrante della storia, del patrimonio e della cultura palestinese, viene completamente ignorata.

Sami Awad è un Cristiano palestinese di Betlemme. È il direttore esecutivo di Holy Land Trust, un’organizzazione no-profit palestinese impegnata nel rafforzare le comunità e nel promuovere la giustizia sociale, le arti, la resistenza nonviolenta, la compassione e l’amore. In questa intervista, Awad discute il ruolo della teologia cristiana e della nonviolenza nella lotta per la giustizia palestinese.

Yoav Litvin: Come Cristiano che lavora a Betlemme, come t’interfacci con i Cristiani Sionisti che visitano la tua antica e santa città?

Sami Awad: La maggior parte dei Cristiani, siano essi sionisti o meno, raramente s’incontrano e interagiscono con la popolazione locale palestinese e in particolare con la popolazione cristiana palestinese. In realtà, molti sono scoraggiati dal farlo dai loro tour leader o dalle guide israeliane che sostengono che i Palestinesi sono “pericolosi”.

I pellegrini cristiani sionisti sono dogmaticamente fissati nelle loro idee fondamentaliste secondo cui il moderno stato di Israele è una manifestazione biblica che deve essere accettata come parte integrante della fede cristiana e un passo cruciale verso la profezia della fine dei tempi. I Cristiani Sionisti si aspettano che i Palestinesi (cristiani o meno) accettino pienamente lo Stato ebraico non come entità politica – uno stato-nazione – ma come un costrutto divino che non può essere discusso. Il nostro rifiuto verso le politiche israeliane intrinsecamente opprimenti è immediatamente percepito da questi pellegrini come antisemita e anti-biblico. Inoltre, alcuni ci accusano di promuovere la Teologia della Sostituzione (una dottrina che è stata storicamente usata da alcuni, soprattutto Cristiani europei, per giustificare la violenza contro gli Ebrei). Difendono Israele minando i legittimi diritti palestinesi alla giustizia e alla libertà.

Sami Awad.GLOBAL ONENESS PROJECT

Y. L. : Come vedi la concezione cristiano-sionista sulla Palestina e i diritti dei Palestinesi, dei Cristiani e dei Musulmani, rispetto a quelli degli Ebrei?

S.A. : I Sionisti Cristiani respingono i diritti e le rivendicazioni palestinesi sulla terra, cancellando la nostra presenza radicata, storica e ancestrale. Di concerto con la loro credenza nella profezia sulla fine del mondo che richiede il pieno appoggio a Israele come Stato ebraico, c’è una crescente xenofobia tra di loro.

Oggigiorno, il Sionismo Cristiano presenta l’Islam come una religione malvagia / satanica, demonizzando i suoi seguaci, mentre Israele è considerata una forza divina che, in prima linea, si deve difendere. Molti Sionisti Cristiani attaccano o deridono i Palestinesi Cristiani come me per il semplice fatto di avere relazioni con i Musulmani, parte integrante della nostra comunità nazionale / culturale palestinese. Questa xenofobia incolpa tutti i Musulmani di essere radicali, estremisti e militanti di gruppi come ISIS. Sostengono che noi Cristiani dovremmo condannare, respingere e combattere i nostri fratelli e sorelle musulmani palestinesi e collaborare con i nostri oppressori, i Sionisti – non come mezzo per raggiungere i nostri diritti, ma per la salvezza delle nostre anime.

I Sionisti Cristiani sostengono Israele ciecamente. Detto questo, i Sionisti Cristiani più “liberali” possono sì essere disposti a criticare Israele … Tuttavia, la loro critica e il loro attivismo raramente vanno oltre il semplice puntare il dito contro l’uso  eccessivo della forza. I Sionisti Cristiani certamente  non chiedono la fine dell’occupazione e / o pari ed eguali  diritti per i  Palestinesi.

Y. L. : Gesù Cristo era un Palestinese dalla pelle scura? In che modo le nozioni di razza e di supremazia bianca giocano nella narrazione sionista e come cerchi di sfidare queste nozioni?

S.A. : Al giorno d’oggi, come Palestinese dalla pelle scura, Gesù Cristo sarebbe stato trattato duramente e rifiutato per numerose ragioni. Sarebbe stato discriminato per il colore della sua pelle, non considerato per la mancanza di un programma di stampo capitalista finalizzato a fare soldi, ridicolizzato e diffamato per il tipo di persone con cui si associava, e perseguitato per le sue critiche e per il suo tentativo di opporsi e resistere a un sistema di controllo e di paura.

 I Cristiani Sionisti affermano che noi Cristiani dovremmo condannare, respingere e combattere i nostri fratelli e sorelle musulmani palestinesi e collaborare con i nostri oppressori, i Sionisti – non come mezzo per raggiungere i nostri diritti, ma per la salvezza delle nostre anime.

Le ideologie basate sul colonialismo hanno rimodellato le concezioni teologiche e religiose nel mondo. Questa tendenza revisionista ha manipolato la teologia per giustificare le ideologie che promuovono il razzismo, l’oppressione, la manipolazione delle risorse e la discriminazione nei confronti degli altri.

La nozione di unità tra Cristiani ed Ebrei espressa dal termine “giudaico-cristiano” è uno di questi esempi. Trasmette una connessione fortemente radicata tra Cristiani ed Ebrei; fedi con fondamenta bibliche comuni – lo stesso Dio, gli stessi profeti, ecc. In quanto tale, l’Islam è percepito come estraneo e come una minaccia. Questa “identità giudaico-cristiana” è puramente occidentale, è un termine nato nella metà del XX secolo, in una società capitalista e basata sui consumi, è per lo più un costrutto di supremazia bianca.

La concezione di un’identità “giudaico-cristiana” ha le sue radici nell’alleanza tra Cristiani Evangelici bianchi, europei e statunitensi, e gli Ebrei ashkenaziti europei. È un costrutto che privilegia i bianchi a spese degli altri, promuove il razzismo e la discriminazione, inclusa quella di Cristiani ed Ebrei che non si adattano al suo specifico modello.

Il mio obiettivo è sfidare questa concezione antistorica con lo scopo di promuovere l’uguaglianza,  la giustizia e un vero ritorno all’essenza delle nostre fedi.

Y. L. : Cosa farebbe oggi Gesù Cristo in Palestina / Israele? Che tipo di lotta per la giustizia  sosterrebbe?  Potresti per favore spiegarci il concetto di lotta violenta in opposizione a quella nonviolenta?

S.A. : Sento che se Gesù fosse qui oggi, rifiuterebbe fermamente (ma non violentemente) i moderni costrutti dei sistemi politici-economici-ideologici-religiosi di oppressione e di marginalizzazione degli altri, esattamente come fece 2000 anni fa. La bellezza dei suoi insegnamenti è che, oltre ad essere un riformatore, Gesù credeva nella possibilità di trasformare l’umanità e guidarla verso il suo massimo potenziale; cioè non voleva semplicemente migliorare il sistema o renderlo più tollerante, ma rivoluzionarlo. La sua resistenza nonviolenta includerebbe la cura di entrambi  i gruppi, oppressi e oppressori.

La vera giustizia non è definita come vendetta o rappresaglia, ma un mezzo olistico per affrontare la violenza attraverso l’assunzione di responsabilità, il pentimento e il perdono per le atrocità commesse e il perseguimento di un futuro basato sull’uguaglianza, i diritti e le opportunità per tutti.

Sfortunatamente, al giorno d’oggi le sfide sembrano ancora più estreme e soverchianti che durante i tempi di Gesù, due millenni fa.

Y. L. : Descrivi brevemente il tuo lavoro e gli scopi di Holy Land Trust e come questi si conformano a una strategia nonviolenta in parte ispirata dagli insegnamenti di Gesù Cristo.

S.A. : Holy Land Trust è un’organizzazione palestinese con sede a Betlemme. Il nostro obiettivo è scoprire e analizzare le questioni di base che impediscono la pace e la giustizia in Terra Santa. Mentre alcuni definiscono un processo di pace il raggiungimento di un accordo politico o di un trattato, noi lo definiamo come la pratica che crea uno spazio per la comprensione, il rispetto e la dignità per tutti. I nostri tre pilastri sono l’attivismo non violento (che affronta le istituzioni e le strutture di violenza, emarginazione e oppressione), il riconoscimento e la guarigione dal trauma collettivo (gli eventi traumatici ereditari che ci rendono sospettosi degli altri o li demonizzano); la trasformazione della leadership (una metodologia per sviluppare la capacità decisionale dei leader nell’impegnarsi a raggiungere non solo ciò che è possibile, ma anche ciò che è considerato impossibile).

Le ideologie basate sul colonialismo hanno rimodellato le concezioni teologiche e religiose del mondo.

Come organizzazione, diamo spazio agli ospiti internazionali per visitare, vedere, ascoltare e sperimentare com’è la vita dei Palestinesi. Un settore chiave cui miriamo sono i Cristiani del mondo occidentale che vengono in Terra Santa come pellegrini senza l’opportunità di sperimentare la realtà attuale, o peggio: hanno una forte visione teologica unilaterale che promuove la violenza e la discriminazione. Inoltre, gli Evangelici Cristiani hanno un potere politico sostanziale negli Stati Uniti in generale e nell’amministrazione di Donald Trump in particolare.

Y. L. : Quali sono alcuni dei vostri progetti e obiettivi futuri?

S.A. : Credo che la Terra Santa sia un microcosmo di ciò che sta accadendo globalmente, e quindi ogni cambiamento che avviene qui, in senso profondo, può anche avere un forte effetto globale.

La situazione in Terra Santa e nel mondo sembra peggiorare. La paura e la sua manipolazione sono il mezzo predominante per mantenere il potere a tutti i livelli: sociale, economico, politico, ecologico e religioso. Il razzismo e la disumanizzazione sono in aumento. La cultura bianca giudaico-cristiana ha consolidato i suoi privilegi e le sue pratiche oppressive attraverso il sistema capitalistico del mercato globale. Una voce di rifiuto collettivo echeggia la necessità di riforme, anche se è assolutamente necessario un completo cambio di paradigma.

Detto questo, i nostri progetti futuri continueranno a sfidare questi sistemi oppressivi e razzisti attraverso la nonviolenza e a impegnarsi nella guarigione dei traumi attraverso il lavoro individuale e la costruzione della comunità, come facciamo con il festival Bet Lahem Live. Sfideremo la comunità cristiana globale per svolgere un ruolo più incentrato su Cristo e per minare qualsiasi teologia che promuova la paura e non l’amore per gli altri, così come Cristo ha comandato. Continueremo anche a cercare una leadership che s’ impegni in una nuova visione per la Terra Santa. Continueremo a concentrarci sul sostegno delle donne leader,  degli/lle attivist* per la pace e la giustizia, dei/lle giovani adult* e delle voci religiose che condividono la nostra filosofia.

Questa intervista è stata leggermente modificata per renderla più chiara e più coincisa.

Yoav Litvin è uno psicologo, scrittore e fotografo israelo-americano . Il suo lavoro può essere trovato su yoavlitvin.com.

 

Traduzione: Grazia Parolari “contro ogni specismo, contro ogni schiavitù” Invictapalestina.org

Fonte: https://truthout.org/articles/the-role-of-christians-in-the-struggle-for-justice-in-palestine/

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