I problemi dei bambini israeliani vs i problemi dei bambini di Gaza

Chiunque pensi che i bambini di Jabalya, che guardano con desiderio i bambini del Kibbutz Mefalsim, restino seduti a guardare accettando il loro destino, non conosce la storia e l’anima umana.

Gideon Levy – 25 ottobre 2018

Foto di copertina: Palestinesi che trasportano le loro cose nella città pesantemente bombardata di Beit Hanun, Gaza, Agosto 2014. Horton: “La prima cosa che ti colpisce quando passi attraverso il checkpoint è che è fondamentalmente una terra di bambini.” Credito: Lefteris Pitarakis / AP

Un ragazzo fugge dal fuoco che divampa in sella alla sua bicicletta. La foto, scattata martedì dal tredicenne Uriya Kabir, mostra Yonatan Regev, 7 anni; entrambi i bambini provengono dal Kibbutz Mefalsim nella zona di confine con Gaza. La foto si è diffusa attraverso i social media ed è stata stampata in doppia pagina sul quotidiano ebraico Yedioth Ahronoth.

È difficile restare indifferenti allo sfondo infuocato e al ragazzo in fuga; sembra quasi il Vietnam dopo un bombardamento del napalm americano. Ma Yonatan stava fuggendo in sella alla sua bicicletta perché i vigili del fuoco lo avevano avvertito di stare lontano dall’incendio, innescato dall’altra parte della recinzione del kibbutz  da un pallone incendiario.

La vita di Yonatan non è stata facile negli ultimi tempi. Gli incendi divampano intorno al kibbutz, il fumo è soffocante e la cenere annerisce tutto. Di notte si sentono esplosioni e durante il giorno si respira fumo. Yonatan è fuggito a casa. Nel kibbutz la sua famiglia e gli amici lo stavano aspettando, adeguatamente protetti.

Yonatan aveva un posto dove fuggire. Lui non ha bisogno di nulla. La sua vita non è in reale pericolo. La sua sofferenza non è da prendere alla leggera, ma ha una casa con elettricità e acqua pulita, un rifugio e una stanza per bambini, ed è libero di viaggiare dove vuole. Potrebbe essere già stato all’estero. Il suo futuro è sicuro, per quanto possibile, e il suo destino è nelle sue mani. È un bambino come tutti gli altri bambini del primo mondo, la cui vita non è stata facile nei mesi passati e le cui notti sono piene di paura.

Ma quando i pompieri gli hanno detto di stare lontano dal fuoco,  ha pedalato fiducioso verso il kibbutz. Non c’è un bambino a Gaza che possa persino sognare la vita che ha Yonatan. Non hanno mai sentito parlare di rifugi e di acqua pulita. La maggior parte di loro non ha una bicicletta come la sua.

Dall’altro lato del recinto, da cui partono i palloncini incendiari, vogliono rendere la vita difficile a Yonatan e ai suoi amici. Non hanno altro modo per ricordare a Yonatan, agli Israeliani e al mondo, che le loro vite sono molto più terrificanti. Forse se rendono la vita di Yonatan miserabile, qualcuno ricorderà il loro amaro destino e farà qualcosa per salvarli.

Si sono accorti da molto tempo ormai che se non lanciano palloncini incendiari e non rendono la vita difficile per le persone che vivono di fronte a loro, a nessuno importa del loro destino. Forse un ragazzo dell’età di Yonatan ha lanciato il pallone, forse uno un  po’ più vecchio, ma non c’è niente in comune tra la vita della persona che lancia questi palloncini e la vita di Yonatan. Sono nati con destini separati . Dal momento in cui le porte di Gaza si sono chiuse  tra le loro vite, il divario è diventato un terribile abisso.

Chiunque pensi che i bambini di Jabalya, che guardano con desiderio i bambini di Mefalsim, restino seduti a guardare accettando  il loro destino, non conosce la storia e l’anima umana. Non c’è niente di più comprensibile, giusto e umano della rivolta dei giovani di Gaza; alla luce della realtà delle loro vite, stanno rispondendo con un controllo quasi sorprendente.

Israele può continuare a incolpare Hamas di costruire tunnel invece di ospedali – Israele è, dopo tutto, un paese amante della pace che investe la maggior parte del suo budget in bisogni sociali e difficilmente spende soldi per armi o sottomarini, solo per gli ospedali – e accusare Hamas di organizzare le dimostrazioni del venerdì. Può continuare a dire che la famiglia di ogni palestinese ucciso riceve denaro, come se Israele non compensasse le famiglie dei suoi morti. Può persistere nel  suggerire che i residenti di Gaza vengono uccisi per denaro – come ha fatto il Ministro della Difesa, forse per alleviare la sua inesistente coscienza. Ma Gaza si sta alzando perché sta soffocando, letteralmente, e i suoi abitanti non hanno più nulla da perdere. E quindi se le cose non vanno bene a Jabalya, non andranno mai bene a Mefalsim.

Yonatan è tornato a casa sano e salvo, e va bene. Amir a-Nimra, il ragazzo con un buco nel cuore che sognava di diventare un insegnante di guida, non è tornato a casa sano e salvo questa estate. È stato colpito a morte da un cecchino delle forze armate israeliane, come altri 30 bambini.

Il fuoco che ha minacciato la casa di Yonatan continuerà a bruciare – quando lo capiremo finalmente? – finché i bambini che vivono di fronte a casa continueranno  a vivere in una gabbia o continueranno a morire.

 

Trad: Grazia Parolari “contro ogni specismo, contro ogni schiavitù” Invictapalestina.org

Fonte:https://www.haaretz.com/opinion/.premium-the-problems-of-israeli-children-vs-the-problems-of-gazan-children-1.6592401

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