Abbiamo il diritto di boicottare Israele.

Negli USA, un gruppo bipartisan di legislatori sta tentando di criminalizzare il boicottaggio di Israele – un orribile attacco maccartista alla libertà di parola.

Seraj Assi- 31 dicembre 2018

Foto di copertina: Una dimostrazione a sostegno del BDS e dei diritti dei Palestinesi a Londra, in Inghilterra, il 4 novembre 2017. Alisdare Hickson / Flickr

Un gruppo bipartisan di legislatori, guidato dai senatori Ben Cardine, democratico, e  Rob Portman, repubblicano, sta silenziosamente lavorando per criminalizzare il boicottaggio di Israele.

Il disegno di legge, intitolato “Israel Anti-Boycott Act”, stabilisce sanzioni penali e civili fino a 1 milione di dollari per le persone e le società americane che intraprendono  azioni “che hanno l’effetto di promuovere o sostenere. . . pratiche commerciali restrittive o boicottaggi promossi o imposti da qualsiasi organizzazione governativa internazionale contro Israele. ” Anche se non è chiaro in che misura la legge sarebbe applicata, è chiaramente una grave infrazione alla libertà di parola – prendendo di mira gli Americani che scelgono di esercitare i loro diritti espressi nel Primo Emendamento e di impegnarsi in un boicottaggio organizzato.

La proposta  del Senato è stata concepita dopo che nel 2016  il Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite ha votato per creare una “lista nera” di società che fanno affari negli insediamenti israeliani in Cisgiordania e a Gerusalemme Est. Basandosi su una legge del 1979 volta a contrastare il boicottaggio della Lega Araba verso Israele, il disegno di legge di Cardin-Portman estenderebbe il divieto già esistente di sostenere il boicottaggio contro Israele richiesto da organizzazioni internazionali come le Nazioni Unite e l’Unione europea.

La normativa, che attualmente gode del sostegno di cinquanta senatori, sia democratici che repubblicani, affronta prospettive incerte nel nuovo Congresso, dove i Democratici controlleranno la Camera e in cui nuovi membri come Rashida Tlaib e Ilhan Omar hanno sostenuto pubblicamente il movimento di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS). Senatori come Bernie Sanders e, più sorprendentemente, Dianne Feinstein, hanno respinto il disegno di legge Cardin-Portman,  e una causa intentata da Bahia Amawi – una Palestinese-Americana che ha recentemente perso il lavoro in una scuola elementare del Texas per aver rifiutato di firmare un “giuramento di lealtà a Israele” – ha fornito “munizioni” aggiuntive.

Ma sia che il disegno di legge passi o meno, esso fa parte di una nefasta tendenza che vuole mettere un freno all’attivismo  di base pro Palestina e silenziare le voci politiche  critiche  verso Israele. “Dal 2014”, riporta il gruppo di sostegno Palestine Legal , “sono state introdotte almeno 102 misure anti-BDS nelle legislature statali / locali in tutto il Paese. A partire dal novembre 2018, 26 Stati hanno promulgato leggi anti-BDS. “La legge che ha intrappolato Amawi  le imponeva di promettere che non avrebbe boicottato o ”  intrapreso alcuna azione destinata a infliggere danni economici “a Israele.

Il boicottaggio delle merci è una tradizione americana di lunga data. I coloni americani si rifiutarono di acquistare i prodotti britannici importati per protestare contro le tasse eccessive. Abolizionisti e attivisti antischiavisti bandirono le merci prodotte dalla schiavitù a favore di “beni gratuiti”. La New York Manumission Society  organizzò boicottaggi contro i commercianti e i proprietari di giornali di New York coinvolti nella tratta degli schiavi.

La tradizione è stata ripresa nel ventesimo secolo. Nel marzo del 1933,  i Veterani di Guerra Ebrei organizzarono una manifestazione di massa a New York, dove il congressista William W. Cohen dichiarò che “qualsiasi Ebreo che compra un penny di merce fatta in Germania è un traditore del suo popolo”. Attivisti per i diritti umani hanno  effettuato boicottaggi di autobus e di tram nel sud segregazionista verso la metà del secolo. Durante la guerra del Vietnam , attivisti pacifisti boicottarono gli appaltatori della difesa americana e  pubblicarono gli elenchi dettagliati dei contratti militari detenuti da GE e da altre società. Il movimento anti-apartheid si rifiutò di acquistare vini e arance sudafricane, di competere con le squadre olimpiche composte solo da  bianchi e svergognò le imprese statunitensi che  facevano profitti con il sistema razzista.

Il principio fondamentale che guidava questi attivisti era che il boicottaggio delle merci per protestare contro l’ingiustizia non era solo un diritto civile, ma anche un dovere civico.

Oggi, gli Americani che agiscono in solidarietà con i Palestinesi stanno facendo la stessa cosa: boicottano le merci degli insediamenti israeliani per fare pressione su Israele e porre fine all’occupazione decennale e alle sue politiche espansionistiche. Radicandosi nelle precedenti lotte, paragonano le politiche oppressive di Israele a quelle dell’apartheid in Sud Africa. Molti citano la barriera di separazione di Israele, che entra in profondità nelle terre palestinesi,  disgregando le comunità e isolando le une dagli altri città e villaggi. Altri puntano il dito verso il sistema a due livelli che Israele applica in Cisgiordania,  fornendo un trattamento preferenziale ai coloni israeliani mentre impone severe restrizioni ai Palestinesi.

Anche gli attivisti americani per i diritti dei Palestinesi traggono ispirazione dall’eredità del Movimento per i Diritti Civili. Ahed Tamimi, l’adolescente della West Bank che è stata imprigionata per aver sfidato l’occupazione e aver schiaffeggiato  un soldato israeliano pesantemente armato, è stata salutata come “la Rosa Parks palestinese”.Bahia Amawi è ora in gara per un titolo simile.

Come le loro controparti americane, gli attivisti palestinesi  considerano la resistenza nonviolenta, incluso l’uso del boicottaggio, come la via migliore per  ottenere giustizia e libertà. L’idea non è “targetizzare Israele per punirla”, come insistono i sostenitori di Israele, ma ricordare loro che l’occupazione, la segregazione e l’apartheid hanno un prezzo.

Gli Americani hanno il diritto civile di boicottare Israele, sia come questione di coscienza che come mezzo per far pressione su di esso per modificare le sue politiche ingiuste. È un diritto sia sancito dalla Costituzione , sia radicato nella tradizione politica dissidente del Paese. Negare questo diritto significa minacciare di riportare l’orologio ai giorni della repressione maccartista.

Seraj Assi è autore di “The History and Politics of the Bedouin”. È un visiting fellow alla Georgetown University.

 

Trad: Grazia Parolari “contro ogni specismo, contro ogni schiavitù” – Invictapalestina.org

Fonte:https://jacobinmag.com/2018/12/boycott-divestment-sanctions-movement-cardin-portman-bill?fbclid=IwAR0St6cFeZ5g6Q2bvvEeGb0VMGvp8tCmT_Dl5rHPbb2z-O_unvVgtL0FB64

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