La primavera degli aranci

Con questo racconto parte l’iniziativa “Vento di Primavera”.

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Copertina: Fioritura primaverile a Dar Yusuf Nasri Jacir for Art and Research di Emily e Anne Marie Jacir.

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Samira Azzam tratto da:  Palestinese! E altri racconti

Mi chiedi com’era la nostra primavera. Che cosa posso dirti. Generosa, verde, colori ovunque ti voltassi, come se le pietre avessero messo foglie. Mi chiedi com’era e io ti rispondo: come in nessun altro luogo.La nostra primavera arrivava portata su nuvole profumate d’arancio, fiori bianchi che spuntavano nei grembi degli aranceti. Il profumo ti penetrava per le fessure delle finestre e sembrava di dormire su un cuscino di fragranze. Fiori d’arancio erano collane al collo delle ragazze, bracciali ai polsi e oltre al desiderio di farsi belle erano promessa di una ricca stagione d’oro giallo. Non mi chiedere com’era la nostra primavera, chiedimi piuttosto quale primavera può competere con quella degli aranci.

Mi chiedi della primavera degli aranci? Dico che era lunga, ininterrotta, persistente. Immagini che non smettevano di prendere nuove forme e colori a ogni stagione; le gemme bianche diventavano frutti estivi verdi che pendevano dai rami carichi, piegati dal peso dei frutti rotondi su cui si gettavano i bambini nel gioco. I frutti estivi verdi erano miniere d’oro giallo su cui scorrevano le nuvole del nostro inverno, come zucchero e miele. Gli occhi dei raccoglitori si riempivano di gratitudine, traboccanti d’amore.

Mi chiedi della primavera degli aranci? Allora chiedimi pure dei suoi doni. Albero che accompagnava albero, aranceto che seguiva aranceto, giardino che abbracciava giardino a formare un unico grande giardino per tutti: quello che piantava, quello che raccoglieva, quello che esportava, lavoravano con energia, pronti ad alleggerire gli alberi di ciò che li appesantiva per prepararli a una nuova promessa. Non chiedermi come tutte queste persone avessero legato la loro vita agli alberi. La verità è che l’arancio non è solo un albero, è una pianta che conosce quale sia il suo ruolo. Mani per la raccolta e mani per le cassette, mani che le portavano alle navi, mani che prendevano e mani che davano. Un guadagno comune, un bene che lasciava un dono in ognuno e ricchezza per tutti. Non mi chiedere, il commercio sarà pure un affare, ma nel caso degli aranci è invece un viaggio attraverso gli occhi, il cuore e la prosperità.

Tu che chiedi della nostra primavera, di quella che fu e di quella che sarà: la primavera tornerà all’aranceto, è questo il dono delle stagioni.

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