Vincenzo Fullone racconta il suo rapimento a Gaza

Sono contagiato dalla loro umanità, dalla loro voglia di capire e di vivere in questo mondo che sembra non avere spazio per una delle umanità più complete e complesse che ho mai conosciuto.

English version follows

❖ 7 agosto 2013

Di Vincenzo Fullone

Stasera sono stato rapito da Yaser che mi ha portato in moschea a scambiare gli auguri per l’Eid. Siamo stati accolti e abbracciati come in una famiglia che non ha alcuna pretesa, loro erano più emozionati di noi…
Tutti insieme dalla moschea siamo andati a portare le condoglianze ad una famiglia in lutto, e anche lì siamo stati accolti come un dono… ovviamente ci siamo seduti e abbiamo bevuto caffè e mangiato datteri.

Poi ci siamo diretti verso il centro vecchio di Gaza, davanti a noi scorreva un fiume di persone, uomini, donne, bambini ma soprattutto giovani. Le loro facce farebbero impallidire Vitruvio e Leonardo e ne rimarrebbero estasiati: la loro bellezza e vitalità sono lo specchio di un anima pura che resiste ad ogni provocazione disumana che li vorrebbe abbrutiti dalla rabbia, dal rancore e dalla vendetta.

Per strada ci stava chiunque e come sempre il suono dei generatori era incalzante e costante. Gli odori erano misti ai profumi delle spezie che si sovrapponevano a quelli degli aromi forti e alle essenze. La frutta era la protagonista della notte, i felafel venivano fritti in quantità industriale da mani allenate che sembravano macchine.
Le donne si facevano spazio fra la folla di giovani uomini senza alcuna fatica e senza che alcuno potesse ostruire il loro incedere fiero e sicuro.

La festa era in ogni molecola che respiravo…e i sorrisi ….
Sorrisi larghi, vivi, festosi che mi hanno ricordato quelli della mia Crosia quando tutto il paese si riversava per le strade durante la festa patronale di San Michele.

I bambini correvano da una bancarella all’altra e noi scorrevamo all’interno di questo fiume pacifico, che se solo qualcuno avesse voluto, avrebbe potuto prosciugarlo con tritolo legale e democratico…. Eppure a loro il pensiero non li sfiorava minimamente, volevano vivere il loro Eid con quel coraggio che ogni giorno li contraddistingue, perchè « Il coraggio non è l’assenza di paura, piuttosto il giudizio che c’è qualcosa di più importante della paura. Diventa l’intervento umano che supera l’istinto, vessillo vero di sentimenti, di principi – bandiera del vero uomo al di là, e con respiro più ampio, rispetto alla semplice lotta, motore responsabile che intimorito non cede al timore perché qualcosa di luminoso, di sacro, di giusto lo chiede, da dentro di loro ». Volevano sentirsi parte di questo mondo che corre e vive verso una meta sconosciuta.

Così siamo arrivati a Shijaia, il bronx di Gaza. I volti qui erano ancora diversi, le sfumature erano moltiplicate, i sorrisi quasi ti divoravano come se volessero contagiarti con chissà quale assurda chimica…

Ad un certo punto Asem ci ha detto che la madre ci aveva invitato a casa loro per offrirci i dolci dell’Eid, che naturalmente aveva preparato lei con l’aiuto del padre che infornava.
Il padre di Asem è un terrorista ricercato e più volte è stato nelle carceri israeliane. Un uomo che trasuda una saggezza e una pace che ho visto solo sui volti dei monaci trappisti. Ha lavorato nella falegnameria di famiglia finchè non si è laureato, conseguendo poi un dottorato in Scienze dell’Educazione. Ora è uno dei supervisori delle università di Gaza.

invictapalestina sostiene Edizioni Q  

Nella calorosa accoglienza non poteva mancare il caffè… caffè bianco, preparato al momento, nel mortaio, dalla madre di Asem . Penso di non aver mai bevuto un caffè così buono!

Con il padre ho parlato di Siria, di Egitto, Turchia e petromonarchie senza peli sulla lingua, non mi sono mai sentito libero di parlare come questa sera di certi argomenti. Una discussione semplice, costruttiva e soprattutto condivisa quando la mia critica è stata diretta e chiara…

Ovviamente gli intoccabili terroristi mi hanno rapito ed ora sono sottoposto ad un interrogatorio… disteso sul mio divano, senza elettricità mentre penso ai miei amici, a Yaser, Rushdi, Mohammed T., Asem, Belal, Mohammed N. che mi hanno regalato una delle serate più belle che ho vissuto a Gaza.

Sono contagiato dalla loro umanità, dalla loro voglia di capire e di vivere in questo mondo che sembra non avere spazio per una delle umanità più complete e complesse che ho mai conosciuto.

Vorrei chiarire che non mi sono convertito a nulla e nessuno mi ha mai chiesto di farlo. Credo in quello che loro credono… a me basta, e a loro li riempie di emozione.

Eid Mubarak a tutti

 

❖ August 7, 2013

By Vincenzo Jri Fullone

Tonight I was kidnapped by Yaser who took me to the mosque to exchange good wishes for Eid. We were welcomed and hugged as in a family with no pretension, they were more excited than us …
All together from the mosque we went to offer our condolences to a grieving family, and there too, we were welcomed as a gift … of course we sat, drank coffee and ate dates.

Then we headed toward the centre of old Gaza. In front of us flowed a river of people, men, women, children, but above all young people. Their faces would dwarf even Vitruvius and Leonardo who would go into ecstasies: their beauty and vitality are the mirror of a pure soul that resists all inhuman provocation which wants them brutalized by anger, resentment and revenge.

Everyone was in the streets, and like always the sound of the generators was relentless and constant. The smells were mixed with the scents of spices that overlapped with those of strong aromas and essences. The fruit was the star of the night, the felafel were fried in industrial quantities by trained hands like machines.
The women went through the crowd of young men with no effort and without anyone could block their proud and confident gait.

The celebration was in every molecule I breathed … and the smiles ….
Wide smiles, alive, festive, that reminded me of my Crosia when the whole town poured in the streets during the patronal feast of St. Michael.

Children ran from one stand to another and we were flowing within this peaceful river, that if only someone wanted to, they could dry it with legal and democratic dynamite …. Yet, this thought did not even lightly touch them, they wanted to live their Eid with the courage that distinguishes them everyday, because “Courage is not absence of fear, but rather it’s the judgment that something is more important than fear. It’s the human intervention that exceeds instinct, real flag of feelings, of principles – flag of the true humanity that goes beyond the mere fight, responsible engine which even if intimidated, does not give in to fear, because something bright, sacred, something fair asks for it.” They wanted to feel part of this world that lives and moves toward an unknown destination.

So we got to Shijaia, the Bronx of Gaza. The faces here were still different, the shades were multiplied, the smiles almost devoured you as if they wanted to infect you with some kind of crazy chemistry …

At one point, Asem told us that his mother invited us to their home to offer us Eid sweets, which of course she had prepared with the father who helped putting them in the oven.
Asem’s father is a wanted terrorist and in the past has often been in Israeli jails. A man who exudes a wisdom and a peace that I have only seen on the faces of the Trappist monks. He worked in the family carpentry family until he graduated and obtained a doctoral degree in Education. Now he is one of the supervisors of the University of Gaza.

In the warm hospitality the coffee could not be missing… White coffee, freshly prepared in the mortar by the mother of Asem. Probably the best coffee I’ve ever had!

With the father, we spoke about Syria, Egypt, Turkey and the petromonarchies, bluntly, I never felt so free to talk about certain issues like tonight. A simple and constructive discussion, and especially shared when my critique was direct and clear …

Obviously the untouchable terrorists kidnapped me and now I’m subjected to an interrogation … lying on my couch, without electricity while I think of my friends, of Yaser, Rushdi, Mohammed T, Asem, Belal, Mohammed N, that gave me one of the best evenings since I’m in Gaza.

I am infected by their humanity, their desire to understand and to live in this world that seems to have no space for one of the most complete and complex humanities I know.

Let me clarify that I didn’t convert to anything, and no one has ever asked me to do so. I believe in what they believe … this is enough for me, and it fills them with emotions.

Eid Mubarak to all

 

 

 

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