La francese Alstom lascia la ferrovia dei coloni

Copertina – Israele ha difficoltà a trovare aziende internazionali disposte ad espandere la ferrovia leggera di Gerusalemme, che collega i suoi insediamenti illegali nella Cisgiordania occupata a Gerusalemme. (OzinOH)

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di Ali Abunimah, 13 maggio 2019

Due compagnie israeliane hanno inviato domenica una lettera al primo ministro Benjamin Netanyahu chiedendo una proroga urgente della scadenza per le offerte della costruzione della prossima fase della metropolitana leggera di Gerusalemme.

Le ditte israeliane, Dan ed Electra, hanno chiesto la proroga dopo che è emerso che il produttore francese di treni Alstom, che fa parte del loro consorzio, intende ritirarsi dall’offerta per l’estensione della linea tramviaria dei coloni – citando preoccupazioni concernenti i diritti umani.

Questo è l’ultimo segnale delle difficoltà che incontra lo sforzo di Israele di espandere la linea tranviaria che collega tra loro gli insediamenti israeliani nella Cisgiordania occupata e con Gerusalemme est occupata.

La costruzione israeliana di insediamenti nella Cisgiordania occupata è un crimine di guerra.

 

Nocivo per i diritti umani

“Venerdì scorso, abbiamo ricevuto con stupore la posizione ufficiale di Alstom, che in pratica impedisce a Electra e Dan di presentare un’offerta alla gara, in quanto la scadenza è domani”, afferma la lettera.

“Questa posizione si basa interamente sul conflitto israelo-palestinese, e il punto di partenza presentato a Electra e Dan è che la gara d’appalto e l’attuazione del progetto sono apparentemente dannosi o soggetti a danneggiare i diritti umani”, aggiunge la lettera. “Inoltre, Alstom sostiene che la sua partecipazione è contraria alla legge francese.”

La Francia, nonostante le sue politiche fortemente filo-israeliane, mette in guardia le aziende dal fare affari negli insediamenti.

Il Ministero degli Esteri francese afferma che il commercio e gli affari “a beneficio degli insediamenti comportano rischi legali ed economici legati al fatto che gli insediamenti israeliani, secondo il diritto internazionale, sono costruiti nei territori occupati e non sono riconosciuti come parte di Israele”.

Con l’apparente crollo dell’offerta che coinvolge Alstom, un’altra impresa europea, l’impresa di trasporti Moventi di Barcellona, sarebbe stata costretta ad uscire, in quanto parte dello stesso consorzio.

Fuga precipitosa verso l’uscita

La notizia del previsto ritiro di Alstom arriva pochi giorni dopo che The Electronic Intifada ha rivelato che anche un consorzio rivale, guidato dal gigante ingegneristico canadese Bombardier, ha abbandonato la gara.

Bombardier si è ritirato dopo che Macquarie, il fondo di investimento australiano, ha ritirato il suo sostegno al consorzio.

Un altro consorzio che include la tedesca Siemens ha abbandonato la gara per l’aggiudicazione dell’enorme contratto, citando rischi legati all’occupazione israeliana.

Ciò significa che il numero di consorzi che probabilmente vi prenderanno parte è diminuito dagli otto iniziali a non più di 2-4, secondo la pubblicazione di affari israeliana Calcalist.

Ma anche questo potrebbe rivelarsi ottimistico, poiché i restanti offerenti affrontano una serie di problemi.

Un consorzio che riunisce la società israeliana Shafir e l’azienda spagnola costruttrice di treni CAF è ostacolato dal fatto che il consiglio ufficiale dei lavoratori della società spagnola ha votato contro la partecipazione al progetto negli insediamenti.

Anche l’offerta di un consorzio guidato dalla Grecia, che comprende anche l’appaltatore GEK Terna e la compagnia di trasporti statale STASY, è in dubbio per problemi di finanziamento.

Calcalist dice anche che altri partecipanti alla gara includono ditte cinesi che operano in Iran, il che potrebbe porre un problema “sullo sfondo delle sanzioni imposte dal governo americano all’Iran e della critica americana alle compagnie cinesi che operano in Israele”.

Uno dei consorzi ancora in lizza comprende il costruttore di treni cinese CRRC, che sta sviluppando la rete ferroviaria ad alta velocità dell’Iran.

L’azienda cinese ha recentemente preso atto che l’inasprimento delle sanzioni statunitensi nei confronti dell’Iran avrebbero influito sul suo lavoro in quel paese.

Gli Stati Uniti hanno esercitato pressioni su Israele per limitare gli investimenti cinesi nel paese apparentemente per timori di sicurezza e spionaggio.

“Vittoria importante”

Attualmente la metropolitana leggera di Gerusalemme opera su una sola linea, la Linea Rossa.

Nell’ambito del nuovo progetto, la Linea Rossa sarà estesa per penetrare più in profondità nella Cisgiordania occupata, collegando gli insediamenti di Pisgat Zeev e Neve Yaakov, che fanno parte dell’anello delle colonie che Israele sta costruendo per isolare i palestinesi di Gerusalemme da quelli nel resto della Cisgiordania occupata.

La Green Line completamente nuova è progettata per correre dal Monte Scopus nella Gerusalemme est occupata fino all’insediamento di Gilo, a sud-ovest di Gerusalemme.

Alstom finora è stato volutamente complice di questo progetto, parte fondamentale degli sforzi di Israele per consolidare ed espandere la sua colonizzazione della terra palestinese.

Alstom costruisce i vagoni ferroviari per la linea di metropolitana leggera esistente e la sua consociata interamente controllata Citadis Israel ha il contratto di manutenzione per 22 anni, rileva il gruppo di monitoraggio Who Profits.

Nel 2013, Alstom ha venduto la sua quota del 20 % in CityPass, il consorzio che attualmente gestisce il tram, ad un acquirente israeliano.

“Tuttavia, Alstom, insieme al gruppo Ashtrom, rimane l’appaltatore di ingegneria e costruzione per il progetto”, afferma Who Profits.

Nel 2015, dopo una campagna durata anni da parte di attivisti per i diritti umani, anche la società francese Veolia ha venduto la sua partecipazione in CityPass.

Che Alstom stia ora riconsiderando ogni ulteriore coinvolgimento nella metropolitana leggera di Gerusalemme mostra l’impatto del crescente consenso legale e sui diritti umani che fare affari con gli insediamenti israeliani comporta inevitabile complicità in gravi violazioni dei diritti umani, inclusi crimini di guerra, e che tale commercio dovrebbe essere vietato .

Gli attivisti palestinesi certamente la vedono in questo modo.

“L’uscita di Alstom sarebbe una grande vittoria per gli attivisti per i diritti umani in Francia, in Palestina e in molti altri paesi dove le campagne BDS hanno negato i lucrosi contratti della compagnia e danneggiato la sua reputazione”, ha detto domenica il Comitato Nazionale Palestinese per il Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BNC) .

“La pressione su Alstom deve continuare fino a quando non conferma il suo ritiro dal progetto.”

“Le vittime palestinesi della metropolitana leggera di Gerusalemme, come di tutti gli altri progetti israeliani che violano il diritto internazionale, hanno diritto a risarcimenti per i danni causati ai loro mezzi di sostentamento e proprietà”, ha aggiunto la BNC.

“Il coinvolgimento delle multinazionali nei crimini del regime israeliano di occupazione e apartheid contro il popolo palestinese non è solo moralmente riprovevole e una responsabilità legale. Nuoce anche agli affari.”

I portavoce di Alstom non hanno risposto alle richieste di commenti di The Electronic Intifada.

Traduzione: Simonetta Lambertini – invictapalestina.org

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