Gli scrittori e i poeti della Palestina nelle Edizioni Q: Giabra Ibrahim Giabra

Giabra Ibrahim Giabra nasce a Betlemme in una famiglia cristiana di rito ortodosso. Nel 1948 – anno della Nakba – va in Iraq a insegnare.

8 Giugno 2019 – A cura di Simonetta Lambertini

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La nostra casa era formata da una piccola stanza costruita in pietra grezza, un orto con due melograni, uno o due mandorli, un grande fico con accanto una stalla anch’essa di pietra grezza e davanti, con in mezzo la pietra circolare del pozzo, uno spiazzo pavimentato in pietra che portava a un altro orto circondato da melograni. Tra la nostra stanza e la stalla, che era il rifugio di agnelli e galline, un sentiero divideva i due orti partendo da un cancello di legno marcio e lastre di ferro arrugginite; sul sentiero si stendevano i tralci di una vecchia vigna.


La stanza e la stalla erano entrambe coperte da un tetto fatto di legni, tronchi d’albero e rami che, dall’interno, si vedevano bene nel soffitto basso; strettamente intrecciati, si stendevano da un muro all’altro, impastati, questi, con paglia e fango. Uno dei compiti di mio padre, ma anche di tutti noi in famiglia, consisteva nel tamponare di tanto in tanto e soprattutto prima dell’inverno, il soffitto con paglia e fango.

Naturalmente questo non impediva all’acqua di infiltrarsi e gocciolare quando pioveva, ma la limitava e la concentrava soprattutto agli angoli.

Me ne stavo spesso steso sulla schiena, sulla terra della stanza, o sulla stuoia, a osservare la lotta tra i topi annidati tra i legni del soffitto. E più di una volta, un topo uccideva un altro topo, lo gettava a terra e la nostra gatta Fulle, Gelsomina, lo prendeva abilmente e lo portava in bocca nell’orto dove ‘gattescamente’ lo finiva. Fulle, in apparenza così dolce e dal nome così delicato, era feroce come una tigre quando aveva di fronte una preda. Spesso affrontava i topi, li faceva raggelare di terrore e li uccideva. Un giorno le capitò un topo grande quasi quanto lei e stava per essere sconfitta perché il topo alzava la zampa anteriore come un artiglio e cercava di colpirla sul muso. Alla fine la gatta riuscì a costringerlo a fuggire e a sottrarsi alla vista. Alla sua vista, almeno….

da I pozzi di Betlemme, Giabra Ibrahim Giabra – Edizioni Q

http://www.edizioniq.it/pozzidibetlemme.html

Dipinto di Abdel Nasser Amer

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