Perché Israele vuole l’Iran distrutto

Copertina – Gli interessi israeliani sono serviti dal reciproco antagonismo USA-Iran. Amir Cohen Reuters

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di Greg Shupak, 11 giugno 2019

In questi giorni si scrivono commenti molto preoccupati circa la possibilità di una guerra a guida Usa contro l’Iran.

La verità, ovviamente, è che c’è già una guerra contro l’Iran. Ed è cosa molto utile agli interessi israeliani.

Il governo degli Stati Uniti persegue una guerra economica contro l’Iran e intanto potenzia la sua strategia militare contro il paese aumentando postazioni di terra, mare e aria sulla base di infondate affermazioni secondo le quali l’Iran potrebbe un giorno sviluppare armi nucleari, è il motore della violenza in Medio Oriente, ed è probabile che dia il via ad attacchi contro gli “interessi” statunitensi o quelli dei suoi mandatari.

Tali manovre vanno intese nel contesto del modo in cui l’Iran ha funzionato come ostacolo agli obiettivi della classe dirigente USA in Medio Oriente, visione condivisa dalla classe dirigente israeliana per i suoi stessi interessi.

I pianificatori statunitensi e israeliani disprezzano l’Iran soprattutto in quanto potere regionale indipendente. Ha una politica militare forte e una politica estera che include sostegno materiale alla resistenza armata palestinese a Israele e alla difesa del Libano da parte di Hezbollah dalle aggressioni USA-Israele, inclusa l’invasione congiunta nel 1982 e l’assalto israeliano sostenuto dagli Stati Uniti nel 2006.

Il sostegno dell’Iran è stato fondamentale per aiutare Hezbollah a resistere all’occupazione israeliana del paese sostenuta dagli Stati Uniti.

Sebbene negli ultimi anni Israele si sia avvicinato ad attaccare militarmente l’Iran e a febbraio abbia suggerito agli Stati Uniti di farlo, sembra che per il momento Israele preferisca che gli USA non bombardino o invadano l’Iran perché la risposta di Hezbollah potrebbe infliggere danni significativi a Israele.

La speranza di Israele invece è che l’Iran venga assoggettato a sufficiente asfissia socioeconomica, che il suo governo venga rovesciato o sottomesso a un controllo esterno ancora più forte di quello imposto con l’accordo nucleare – un accordo che l’Iran ha rispettato e da cui gli Stati Uniti si sono tirati fuori l’anno scorso.

L’Iran ora dice che, se le sanzioni continueranno a impedirgli di approfittare delle sue risorse naturali, si ritirerà anch’esso dall’accordo.

 

Indebolimento dell’Iran

 

Indebolire l’Iran, in vista di un cambio di regime, è ormai da tempo una delle principali preoccupazioni israeliane, evidenziate da certe politiche israeliane come l’assassinio di scienziati nucleari iraniani.

L’Iran non è mai stato vicino ad avere una bomba nucleare per 16 anni e non ci sono prove che suggeriscano che abbia mai avuto qualcosa che le assomigliasse.

Gli attacchi di Israele alla Siria riguardano in parte l’Iran. Il governo siriano ha collaborato con l’Iran per armare palestinesi e Hezbollah. Il partito siriano Baath ha una sua storia – per quanto discontinua – nell’affrontare militarmente Israele.

Israele, naturalmente, continua anche l’occupazione delle alture del Golan in Siria – qualsiasi cosa possa dire Donald Trump – e Israele ha intensificato la sua colonizzazione armando gruppi anti-governativi e compiendo bombardamenti letali di obiettivi iraniani ed Hezbollah nel paese.

Inoltre, le minacce contro l’Iran devono essere lette sullo sfondo dell’alleanza anti-Iran congegnata tra Stati Uniti, Israele e molte dittature mediorientali filo-statunitensi, in particolare Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti.

Come sottolinea Adam Entous di The New Yorker, l’ambizione centrale del governo di Benjamin Netanyahu è stata “di sminuire la causa palestinese come centro dell’attenzione mondiale e formare una coalizione con Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti per combattere l’Iran, che ha sostenuto a lungo Hezbollah in Libano e Hamas a Gaza”.

I leader sia degli EAU che dell’Arabia Saudita hanno affermato di considerare l’Iran come un problema. E sia gli Emirati sia i sauditi stanno “lavorando insieme dietro le quinte con il Mossad” – l’agenzia di spionaggio israeliana – contro l’Iran.

Poiché le misure adottate contro l’Iran sono legate alla questione palestinese, queste macchinazioni devono anche essere viste nel contesto dell”‘Ultimate Deal”, la proposta per risolvere la questione palestinese presentata da Trump e da suo genero e consigliere Jared Kushner. Questo “pacchetto di pace” mira a estinguere in modo permanente le aspirazioni nazionali palestinesi e neutralizzare l’Iran.

 

Far sparire la Palestina

 

I rapporti suggeriscono che la proposta implichi la “consacrazione del controllo israeliano sul territorio conteso” come pure la negazione delle rivendicazioni palestinesi alla sovranità, del diritto dei profughi palestinesi al ritorno e l’offerta ai palestinesi di un territorio non contiguo.

Il piano prevede di tentare di corrompere settori della società palestinese perché lo accettino grazie a fondi che gli Stati Uniti sperano vengano in gran parte dai governi alleati degli Stati Uniti nella regione. E gli Emirati Arabi Uniti e l’Arabia Saudita stanno facendo pressioni sull’Autorità Palestinese affinché accetti l’accordo assurdamente ingiusto in modo che la questione palestinese scompaia e l’asse anti-Iran – che riunisce Stati Uniti, Israele e Stati del Golfo – possa essere pienamente consumato.

Un’altra manifestazione di questa alleanza anti-Iran è il sostegno di Israele all’attacco allo Yemen da parte di una coalizione che coinvolge Stati Uniti, Arabia Saudita, Regno Unito, Emirati Arabi e Canada – una guerra che apparentemente si rivolge ai presunti alleati Houthi dell’Iran e che ha lasciato il paese a soffrire la peggiore crisi umanitaria del mondo.

Israele ha condiviso l’intelligence con i membri della coalizione. Si dice che gli Emirati Arabi Uniti abbiano acquistato attrezzature militari da Israele. E ordigni prodotti da Israele sono stati usati negli attacchi allo Yemen.

Queste vendite, a parte le oscene somme trasferite tra Stati Uniti e i suoi clienti sauditi e israeliani in operazioni di armamento, sottolineano che l’aggressione USA-Golfo-Israele contro l’Iran non riguarda solo la politica, ma anche un sistema economico in cui le classi dominanti di ogni paese si arricchiscono a spese dei palestinesi e di altri popoli privati di diritti e sfruttati.

La prospettiva di ulteriori proficui legami con Israele senza dubbio aiuta a spiegare perché i governi antidemocratici del Golfo siano in corsa, come dice Tamara Nassar di Electronic Intifada, sacrificando i palestinesi per un matrimonio con Israele – cerimonia della quale gli Stati Uniti sono gli officianti.

L’assalto politico ed economico all’Iran, così come qualsiasi attacco militare contro di esso, se mai uno dovesse materializzarsi, non è solo una guerra per il futuro dell’Iran. È una guerra per l’intera regione.

 

Il dott. Greg Shupak scrive fiction e analisi politica e insegna studi sui media e inglese all’Università di Guelph-Humber. È l’autore di The Wrong Story: Palestine, Israel, and the Media.

 

Traduzione: Simonetta Lambertini – invictapalestina

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