Come spie israeliane stanno invadendo Facebook e Twitter

Copertina – L’amministratore delegato di Act.IL, Yarden Ben Yosef, è un veterano con otto anni di esperienza nell’agenzia israeliana di intelligence militare. (Youtube)

English version

di Asa Winstanley, 25 giugno 2019

 

 

Israele opera segretamente avvalendosi di un esercito di migliaia di troll, finanziato in parte da un dipartimento del governo.

Il Ministero degli Affari strategici è rivolto a una “guerra” globale contro il BDS, il movimento di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni per i diritti dei palestinesi.

Per occultare il suo coinvolgimento, il ministero ha ammesso di lavorare attraverso gruppi di facciata che “non vogliono esporre la loro connessione con lo stato”.

L’esercito di troll Act.IL è uno dei tanti gruppi di questo tipo. Si concentra sulla diffusione della propaganda israeliana online.

Cosa fa con il suo budget di milioni di dollari?

Act.IL è gestito da un’ex spia israeliana che ha dichiarato che il suo team è coinvolto in “un nuovo tipo di guerra”.

Anche se Act.IL nega pubblicamente di essere sostenuto dal governo israeliano, il capo dell’esecutivo del gruppo ha ammesso in ebraico di lavorare a stretto contatto con i ministeri israeliani e, in inglese, che il suo staff è composto in gran parte da ex spie israeliane.

Il suo nome è Yarden Ben Yosef. L’anno scorso, aveva spiegato i metodi del suo gruppo in un articolo per un giornale destinato ai diplomatici israeliani. Lamentava che per quanto riguardava Gaza, in quel maggio “la narrativa palestinese sui media mondiali prevaleva rispetto a quella israeliana”.

I cecchini israeliani hanno massacrato più di 60 manifestanti palestinesi disarmati in un solo giorno durante le proteste della Grande Marcia del Ritorno, ferendone altre migliaia.

Ben Yosef sosteneva la necessità di “inserirci” nelle discussioni online, perché i lettori oggigiorno vedono la sezione dei commenti sotto gli articoli pubblicati dai siti web come parte della storia.

 

Collegamenti operativi

 

Usando sofisticati “software di monitoraggio”, ha scritto, Act.IL ha osservato attentamente notizie e social media la settimana prima dell’apertura della nuova ambasciata degli Stati Uniti a Gerusalemme – uno dei fattori scatenanti delle proteste palestinesi.

Ben Yosef ha spiegato che “controllare la discussione sui media online è diventata la nostra priorità assoluta”.

Ha rivendicato la vittoria conseguita con questi sforzi, “sbattendo con successo in cima alla lista i commenti pro-israeliani nell’85% dei casi”.

Ha scritto che questa strategia consente ad Israele di aggirare la sua “limitata capacità di influenzare l’opinione pubblica mondiale durante le crisi” a causa della “identità ufficiale” delle agenzie governative.

Presumibilmente gruppi “di base” come Act.IL funzionano per Israele come fronte conveniente per fare proprio questo.

In un’intervista solo in ebraico rilasciata lo scorso anno a Forbes Israel, Ben Yosef ha reso ancora più espliciti i collegamenti operativi di Act.IL con lo stato.

“Lavoriamo con il Ministero degli Affari Esteri e con il Ministero degli Affari Strategici”, ha ammesso. Ben Yosef ha aggiunto che Act.IL chiede il parere di questi ministeri e intraprende “progetti comuni” con essi.

Ha detto che questo è fatto “senza compenso” – affermazione indebolita da rivelazioni di finanziamento fornite dal Ministero degli Affari Strategici nel 2017.

Quali sono questi “progetti comuni” e come funzionano esattamente?

 

Messaggistica

 

La prima pagina del sito web di Act.IL presenta alcuni dei suoi principali temi di propaganda: Hamas è il male, mentre Israele è diverso, Israele “NON è uno stato di apartheid” e gli attivisti di solidarietà con la Palestina sono contro la “libertà di parola”.

In altre parole, l’obiettivo è quello di diffamare i palestinesi e i loro sostenitori, cambiando contemporaneamente il soggetto e distraendo dagli abusi dei diritti umani compiuti da Israele.

Nel suo whitewashing, Act.IL sembra avere un debole per le uscite imbarazzanti – una caratteristica abbastanza tipica di falsi gruppi di base sostenuti dallo stato.

Uno slogan che si intitola “Israel Extreme Yourself”, è descritto da Act.IL come “un modo fresco e nuovo” per promuovere Israele attraverso “sport estremi”. Il video mostra giovani israeliani che praticano il surf, lo snowboard e lo skydiving.

Act.IL afferma che nelle prime 36 ore di pubblicazione “il video ha raggiunto più di 250.000 visualizzazioni e oltre 2.000 condivisioni”. Ma il video a cui il sito Web si riferisce ha invece meno di 2.000 visualizzazioni su YouTube al momento della stesura di questo articolo.

TRADUZIONE: Pallywood, parola composta da palesinese e Hollywood, è un neologismo usato per descrivere impostura distorsione manipolazione dei media studiate per vincere la guerra contro Israele con l’opinione pubblica. Smascherare casi di Pallywood è un esempio della nostra strategia di attivismo online. I nostri volontari nella situation-room hanno smascherato un post falso su Facebook che accusava “l’aeronautica militare israeliana di uccidere i bambini a Gaza”, mostrando una foto tratta dal film hollywoodiano “The Final Destination”. Abbiamo creato una campagna che rivela le bugie di Hamas, più di 30 milioni di utenti sono stati raggiunti da questa campagna, uno di questi è stato l’editore del quotidiano tedesco RTL che ha deciso di creare un notiziario in prime-time alla TV tedesca che ha raggiunto altri milioni con la rivelazione delle menzogne.

 

Un’altra delle sue campagne è più sinistra. Implica l’uso dell’insulto “Pallywood”, comune nella destra, per calunniare i palestinesi come bugiardi innati.

Simili teorie di cospirazione razzista sembrano dare molte informazioni sulla propaganda di Act.IL – il suo amministratore delegato Yarden Ben Yosef ha anche ritweettato il famigerato islamofobo Daniel Pipes.

 

Le origini

 

Le radici di Act.IL si trovano nel Centro interdisciplinare, o IDC, a Herzliya, un’università israeliana con stretti collegamenti con le agenzie di intelligence statali.

 

Act.IL ha anche stretti legami con l’Israeli American Council – una lobby di destra finanziata da Sheldon Adelson, un miliardario magnate dei casinò che è stato il principale donatore della campagna elettorale presidenziale di Donald Trump.

L’Israeli American Council è guidato da Adam Milstein, un magnate del settore immobiliare, imprigionato una volta per frode fiscale.

Integrando il finanziamento del ministero anti-BDS di Israele, Adelson ha donato anche a Act.IL.

 

 Yarden Ben Yosef di Act.IL appare in un panel AIPAC del 2018 con il finanziatore di Il progetto IsraeleAdam Milstein, e Jacob Baime, un altro funzionario della lobby israeliana che ha ammesso privatamente di coordinarsi con il ministero anti-BDS israeliano. (Facebook)

Come dichiara il sito web Act.IL, l’idea dell’app è venuta dalle “situation rooms” a breve termine che hanno operato a Herzliya durante i principali attacchi israeliani a Gaza nel 2012 e 2014.

Ognuna di queste “situation rooms” era intitolata in ebraico “Hasbara war room”. Letteralmente tradotto come “spiegazione”, hasbara è una comune parola ebraica che sta per “propaganda”.

Come riportato da The Electronic Intifada, la “war room” del 2014 fu istituita da Yarden Ben Yosef, allora presidente dell’unione studentesca dell’IDC.

È stato Ben Yosef a fondare Act.IL, e continua a lavorare come amministratore delegato dell’organizzazione.

Un rapporto di Act.IL che è stato fatto trapelare, data la fondazione del gruppo nel 2015 – anche se l’app non è stata ufficialmente lanciata fino al 2017.

Secondo il suo profilo online, Ben Yosef è stato un capitano dell’intelligence militare israeliana – “in una speciale unità di intelligence da combattimento”.

The Forward ha riferito nel 2017 che Ben Yosef ha trascorso otto anni in quel ruolo, e che ha ammesso che “lo staff di Act.IL è in gran parte composto da ex ufficiali dei servizi segreti israeliani”.

Con tali legami, non c’è da meravigliarsi se il Ministero degli Affari Strategici di Israele non ha avuto problemi a gettare grosse somme nel progetto di Ben Yosef.

Come ha riportato The Electronic Intifada, questo ministero anti-BDS è composto da “ex” spie israeliane, provenienti in gran parte da Aman, l’agenzia di intelligence militare israeliana.

Guidato da Gilad Erdan – figura di spicco nel partito Likud – il ministero è responsabile di una campagna di “missioni sotto copertura” con portata mondiale.

 

Quest’anno una delle principali attività di Act.IL è stata la lotta contro la campagna BDS contro l’Eurovision Song Contest che si è tenuto a Tel Aviv a maggio.

Il gruppo ha ripetutamente dirottato sondaggi online che valutavano il sostegno pubblico al boicottaggio.

Ad aprile, la pubblicazione irlandese TheJournal.ie ha condotto un sondaggio chiedendo ai lettori se appoggiassero il boicottaggio. Sebbene il sondaggio fosse inizialmente favorevole al boicottaggio, l’ondata si è trasformata dopo che Act.IL ha indirizzato gli utenti della sua app a votare.

Il sondaggio si è chiuso con il 54,3% contro il boicottaggio. Prima dell’intervento di Act.IL, quella cifra era solo del 38%.

In una chat di gruppo privata sull’app di messaggistica crittografata Telegram, Act.IL ha poi rivendicato “il successo” dei suoi utenti nell’aver dirottato il sondaggio. 

Nella stessa chat di gruppo, Act.IL ha anche incoraggiato gli utenti a barare votando più volte per truccare il sondaggio. “Ogni volta che cancelli i tuoi cookie, puoi votare di nuovo”, venivano avvisati gli utenti.

A febbraio, un caso simile si è verificato nel Regno Unito, dopo che Good Morning Britain, un popolare programma televisivo, ha chiesto su Twitter se gli spettatori sostenessero il boicottaggio di Eurovision “sulla situazione dei diritti umani di Israele”.

 

Influenza sulla campagna contro Corbyn

 

Nell’agosto dello scorso anno, Act.IL ha condotto una campagna dirigendo il suo esercito di troll a fare e promuovere commenti online contro il leader del Partito laburista britannico Jeremy Corbyn, con l’accusa di antisemitismo.

 

 L’app di Act.IL ha indirizzato gli utenti a promuovere materiale che accusasse Jeremy Corbyn di antisemitismo. (Michael Bueckert)

 

L’app ha detto agli utenti di commentare su Facebook in risposta ad una storia di Huffington Post UK in merito a presunte “osservazioni anti-Israele” di Corbyn, che sosteneva fosse “spesso un modo per nascondere l’antisemitismo.”

E’ stato solo uno dei tanti sforzi del governo israeliano per far deviare il percorso di Corbyn verso il potere.

Questa ingerenza nella democrazia britannica è arrivata quando l’isteria dei media nell’estate 2018 era giunta al suo apice su una presunta “crisi” di antisemitismo nel Partito laburista.

 

L’app ha compiuto interventi disonesti dello stesso genere nell’attaccare la deputata statunitense Ilhan Omar, compreso uno che indirizzava gli utenti a condividere su Facebook un attacco bigotto rivoltole contro dalla nota islamofoba Brigitte Gabriel.

A partire dall’ultimo anno 4IL – un sito web istituito dal ministero degli affari strategici di Israele per promuovere Act.IL – organizza persino una conferenza annuale del mondo reale, alla presenza di Ben Yosef.

 

L’evento riunisce sotto gli auspici del governo israeliano “esperti di social media” di tutto il mondo.

Dal solo Regno Unito, fra gli altri c’erano gli attivisti anti-palestinesi David Collier e Simon Cobbs, così come l’esperto lobbista israeliano Luke Akehurst, che è anche un attivista di destra nel partito Laburista.

Una “mission” di Act.IL ha indirizzato gli utenti perché mettessero “mi piace e commentassero” su un tweet che Collier aveva fatto in risposta a un articolo apparso su The Guardian sulla rockstar Roger Waters, che sostiene il movimento BDS. Collier ha diffamato l’articolo come “odio”.

 

David Collier parla a una conferenza del governo israeliano nel 2019. (Twitter)

 

Collier ha parlato alla conferenza di quest’anno. Una diapositiva mostrata durante la sua presentazione dà indicazioni sul fatto che Collier è forse un po’ paranoico. Avvertiva che gli attivisti per i diritti dei palestinesi stanno usando “movimenti di solidarietà”, “meeting BDS” e “libri”.

Collier, Cobbs e Akehurst non hanno risposto alle richieste di un commento.

Le molestie nel mondo reale

L’app Act.IL ha anche promosso almeno uno dei siti Web anonimi che hanno come obiettivo molestie contro studenti universitari e accademici statunitensi per il BDS.

Queste campagne persecutorie si sono riversate negli sforzi nel mondo reale.

In The Lobby – USA, un documentario in quattro parti girato sotto copertura dall’unità investigativa di Al Jazeera, Jacob Baime, il direttore di un altro gruppo legato al Ministero degli Affari Strategici spiega come ha creato “un sito web anonimo” promosso per lanciare annunci su Facebook mirati contro “il popolo anti-Israele”.

Puoi guardare la relativa clip in questo video.

Alcune di queste campagne hanno comportato diffamazione nei confronti di attivisti BDS, comprese accuse consapevolmente false di violenza sessuale.

Le informazioni sul finanziamento presentate dal Ministero degli Affari Strategici nel 2017 hanno rivelato oltre 570.000 dollari di finanziamento per gli annunci online, anche su Facebook. Gli annunci sono usciti per scopi non dichiarati, ma è probabile che siano stati usati per promuovere i contenuti Act.IL.

Nel documentario girato sotto copertura, Baime ha ammesso che il suo gruppo “si coordina” con il ministero.

Anche se Act.IL è abile nell’usare parole d’ordine sulla sua “comunità” di “volontari”, in realtà il gruppo è finanziato dallo stato e sostenuto da ricchi donatori della destra della lobby israeliana.

 

L’amministratore delegato di Act.IL Yarden Ben Yosef fa una presentazione ai dipendenti pubblici israeliani. (Facebook)

 

In un recente post su Facebook scritto solo in ebraico, Ben Yosef dà un assaggio di questa realtà.

Il post mostra la “ex” spia israeliana che fa una presentazione di Act.IL a un gruppo di dipendenti pubblici israeliani. Ben Yosef scrive che questo “aggiungerebbe migliaia di volontari” a tutto “beneficio dello stato di Israele”.

È assai opinabile che dipendenti statali che utilizzano un’app finanziata dallo stato per diffondere propaganda di stato possano essere realmente considerati dei “volontari”.

The Electronic Intifada ha inviato email a Facebook e Twitter per avere risposte alle questioni sollevate in questo articolo. Facebook non ha risposto. Un portavoce di Twitter, inizialmente ha promesso una risposta, ma non è riuscito a inviarla.

Fino a quando Facebook, Twitter, Google e gli altri giganti dei social media di Silicon Valley non prenderanno seriamente in considerazione la minaccia dell’ingerenza israeliana, la “guerra” online contro i diritti dei palestinesi sembra destinata a continuare.

 

Traduzione: Simonetta Lambertini – invictapalestina.org

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