Terroristi israeliani, americani e colombiani per uccidere Maduro? Caracas rivela le sue prove

Copertina – Immagini filmate clandestinamente da un infiltrato dell’intelligence venezuelana durante un incontro dell’opposizione favorevole a Juan Guaido, che preparava azioni militari contro il governo di Nicolas Maduro, il 20 giugno in Venezuela.

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di Meriem Laribi, 29 giugno 2019

 

In un video un ministro venezuelano rivela presunti scambi tra oppositori, ripresi da agenti infiltrati. Assicura che un colpo di stato è stato sventato e che dei “terroristi” volevano uccidere Nicolas Maduro.

 

140.000 cartucce di mitragliatrici e tentativi di “incursioni di agenti speciali terroristi israeliani, nordamericani e colombiani” per “uccidere il presidente Nicolas Maduro, per rovesciare il governo e prendere il palazzo presidenziale”: questo è il progetto che il governo venezuelano afferma di aver portato alla luce. In un video di un’ora e mezzo trasmesso sulla televisione pubblica il 26 giugno, Jorge Rodriguez, ministro venezuelano della Comunicazione, ha rivelato anche presunte conversazioni tra oppositori intercettate dagli agenti del governo infiltrati. Immagini degne di un episodio di Bureau des légendes.

 

  Il Ministro venezuelano delle Comunicazioni annuncia in diretta televisiva un “tentato colpo di stato militare” il 26 giugno 2019 a Caracas.

 

“Obiettivi 1 e 2”

 

Secondo le informazioni fornite dal ministro, documenti di prova alla mano, “questo tentativo di colpo di stato coinvolge l’opposizione, gli Stati Uniti, la Colombia, il Cile”, ma anche l’Ambasciata di Panama e un “gruppo di israeliani che dovevano venire per assassinare il presidente Maduro.”

Per farlo, militari attivi e in pensione, e un ex capo dei servizi segreti e poliziotti in pensione dovevano attuare il loro piano il 23 e il 24 giugno, dice. Ma 13 di loro sono stati arrestati poco prima.

“Abbiamo partecipato a tutti gli incontri di pianificazione del golpe”, ha dichiarato Jorge Rodriguez, sostenendo di avere “56 ore di registrazioni video e audio di scambi tra gli oppositori in preparazione del colpo di stato”. Per farlo, sono stati infiltrati agenti governativi.

Durante la sua presentazione, il Ministro mostra un organigramma, intitolato “operazione voltafaccia”. Nelle conversazioni registrate, le persone che appaiono evocano costantemente gli “obiettivi numero 1 e 2” che intendono raggiungere. Va inteso, secondo il ministro, che si tratta del presidente Nicolas Maduro e Diosdado Cabello, il presidente dell’Assemblea costituente, uomo forte del chavismo.

 

Maduro catturato “il giorno J all’ora H”?

 

Secondo Jorge Rodriguez, alcuni dei golpisti contavano di portare al potere un rivale di Juan Guaido: il generale Raul Isaias Baduel, ex ministro della Difesa di Hugo Chavez passato all’opposizione, e attualmente in carcere per corruzione.

Tra le prove presentate da Caracas, le conversazioni registrate di un uomo presentato come il figlio del generale Baduel, Josnars Adolfo Baduel, alias Simon. In almeno due occasioni dice che il “piano” sarebbe quello di “far venire un gruppo di israeliani” per occuparsi di Nicolas Maduro: “Riguardo ai numeri 1 e 2, ho avuto alcuni incontri con le persone che se ne occuperanno, non solo di 1 e 2, ma di altre sei persone”, dice Simon prima di continuare: “Non sono di qui in Venezuela, sono persone che sono … per essere chiari sono israeliani e hanno un appoggio degli Stati Uniti, un appoggio logistico. Hanno tutte le attrezzature per portare a termine la loro missione in base alle informazioni che ci hanno fornito.”

In un’altra registrazione audio, un individuo presentato dal ministro come un certo Atanasio, che sarebbe un colonnello che parla dall’ambasciata di Panama, dice: “Ascolta, ho un contatto estremamente potente. Per gli obiettivi 1 e 2, una squadra di combattimento che è gente degli israeliani, gente di Simon, garantiscono che il giorno J all’ora H, cattureranno il numero 1 e il numero 2.”

In una riunione su Internet, con infiltrazione di agenti del governo venezuelano, Gonzalo, presentato come un militare in pensione, analizza: “Se abbiamo la garanzia che l’obiettivo 1 e l’obiettivo 2 saranno eliminati, sarà un primo fatto significativo, mediatico, sorprendente e avrà un impatto internazionale”.

 

L’eufemismo della “cooperazione” americana

 

In un altro video girato clandestinamente da un agente del governo, si assiste a una riunione che avrebbe avuto luogo il 20 giugno in un ufficio a Caracas, secondo il ministro. L’oratore principale, Miguel Carmelo Sisco, alias Marina, spiega: “Onestamente, penso che la base per la vittoria di questa operazione sia di raggiungere gli obiettivi 1 e 2, e preferibilmente l’1, perché è un paese presidenziale.”

Un po’ più avanti, Marina evoca il nome in codice Lander, che si ritrova in diversi documenti:”Sapete chi è Lander? […] Ve lo dirò chiaramente, Lander è Guaido […] Personalmente ho avuto un incontro con lui un mese fa.”

Segue un taglio nel montaggio trasmesso da Jorge Rodriguez, poi, ancora, Marina discute i metodi: “Siamo convinti che l’unica via d’uscita sia la forza […] se dobbiamo bruciare tutto per salvare il paese, lo faremo […] “. Un uomo allora chiede: “E lui, lui cosa pensa?” Marina risponde: “E’ d’accordo, è stato chiaro.”

“Gli ho detto che l’appoggio dei gringos è necessario, gli ho parlato di intervento e lui mi ha corretto usando un eufemismo, e parlando piuttosto di “cooperazione””, spiega ancora in un altro estratto.

 

 

“Un colpo di stato di Baduel contro Guaido contro Maduro?”

In tutti i documenti presentati, sembra esserci disaccordo tra gli oppositori sulla personalità da nominare in sostituzione di Nicolas Maduro. Il ministro della Comunicazione assicura infatti che “l’ala terrorista colombiana”, che sarebbe coordinata da Bogotà dal generale in pensione Antonio Alcala Cordones, alias Cesar, sostegno del generale Baduel, “rivaleggia” con Marina, sostegno di Guaido, per “dirigere l’operazione di colpo di stato”.

Marina pende chiaramente per Juan Guaido perché, dice nelle registrazioni, “è lui che ha il riconoscimento degli Stati Uniti. Contrapporsi a questo non è facile, non necessario, non desiderabile”. Autoproclamatosi presidente del Venezuela il 23 gennaio, Juan Guaido è stato riconosciuto in seguito come tale da una cinquantina di paesi, tra cui Stati Uniti e Francia.

Ma è Baduel che il clan di Cesar vorrebbe liberare e portare alla presidenza. “Èil secondo presidente autoproclamato in meno di sei mesi”, ironizza dal canto suo il ministro Jorge Rodriguez. “Mi chiedo se ne hanno parlato con Guaido o se è un colpo di stato di Baduel contro Guaido contro il presidente Maduro?”, scoppia a ridere.

Guaido respinge le accuse

“Fino a quando Guaido? Fino a quando pianificare assassinii? Fino a quando cercare il bagno di sangue?”, ha lanciato il ministro durante il suo discorso. Il leader dell’opposizione, che ha tentato in aprile di sollevare una rivolta militare per rovesciare il governo, ha immediatamente respinto le accuse. “Questa è l’ennesima volta e la stampa ha già perso il conto del numero di volte in cui tali accuse sono state ripetute. L’appello che abbiamo lanciato e continuiamo a lanciare è rivolto ai militari, all’esercito perché si mettano dalla parte della Costituzione”, ha dichiarato Juan Guaido.

Il governo colombiano da parte sua ha reagito difendendo la sua azione come esclusivamente politica, diplomatica e legale.

Incarcerazioni arbitrarie?

Jorge Rodriguez ha riferito che una dozzina di civili e militari erano ricercati dalla giustizia per il loro coinvolgimento nel tentativo di colpo di stato, lista di cui Juan Guaido non fa parte.

Caracas ha riferito inoltre di 13 arresti, tra cui quello del generale Miguel Sisco Mora, presentato come il “comandante dell’operazione”.

“Se i golpisti fossero stati in grado di lanciare la loro operazione, questo avrebbe segnato l’inizio di uno scontro tra civili e militari e sicuramente avrebbe gettato il paese nella guerra”, ha detto Romain Migus, esperto di Venezuela. Per lui, il governo ha dovuto affrontare “tre tentativi di colpo di stato in sei mesi, uno istituzionale il 23 gennaio 2019 e due militari il 30 aprile 2019 e quest’ultimo il 23 giugno 2019”. Spiega che è in questo contesto di tensione che la giustizia venezuelana procede alle incarcerazioni. Ma secondo lui “le ONG, i media e le reti di influenza degli Stati Uniti trasformeranno rapidamente questi arresti giustificati in detenzioni arbitrarie. Eppure, contesta, in tutti i paesi del mondo, i militari o la polizia che tentano un colpo di stato vanno in prigione.

Nonostante questa situazione esplosiva, il 27 giugno il presidente venezuelano Nicolas Maduro ha affermato che in Norvegia (paese che ha accettato il ruolo di mediatore) il dialogo tra il governo e l’opposizione, iniziato a maggio e per il momento sospeso, sarebbe “continuato”.

“Tutto quello che posso dirvi al momento è che il dialogo con i norvegesi va avanti, continuerà e andremo avanti verso accordi verificabili e realizzabili per la pace in Venezuela”, ha detto il capo di Stato venezuelano durante un discorso televisivo. Il ministro della Comunicazione Jorge Rodriguez, da parte sua, ha assicurato che avrebbe rilasciato altri documenti di prova.

Traduzione: Simonetta Lambertini – invictapalestina.org

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