Rashida Tlaib: «Rinuncio alla visita, non mi piego alle condizioni di Israele»

Territori Occupati. La deputata democratica Usa, che giovedì assieme alla sua collega Ilhan Omar sì è vista negare l’ingresso in Israele e Cisgiordania, ha rinunciato al visto per motivi umanitari offerto ieri dal governo Netanyahu

Alla fine si è placato il vortice di decisioni e dichiarazioni che si era scatenato giovedì e ieri tra Usa e Israele. La deputata americana di origine palestinese Rashida Tlaib, ha cancellato la sua visita nella Cisgiordania occupata in risposta alle condizioni poste dal governo Netanyahu per consentirle, e solo «per motivi umanitari», di raggiungere la nonna, molto anziana e ammalata, nel villaggio di Beit Ur al Fouqa, ad ovest di Ramallah.

«Non posso permettere allo Stato di Israele di umiliarmi e di usare l’amore per la mia società per chiedere di inchinarmi alle sue politiche oppressive e razziste», ha scritto Tlaib in un messaggio. «Mettermi a tacere e trattarmi come una criminale non è ciò che lei (la nonna) vuole per me – ha aggiunto la congresswoman – Ucciderebbe un pezzo di me, quindi ho deciso che visitare mia nonna in queste condizioni oppressive si oppone a tutto ciò in cui credo: la lotta contro il razzismo, l’oppressione e l’ingiustizia».

Giovedì il governo Netanyahu, che inizialmente aveva autorizzato la visita, ha annunciato il divieto d’ingresso per Tlaib e un’altra deputata Usa, Ilhan Omar, di origine somala – le due, entrambe democratiche, sono le prime donne musulmane elette al Congresso – perché critiche delle politiche di Tel Aviv verso i palestinesi nonché sostenitrici del Bds, la campagna internazionale di boicottaggio di Israele. «Non c’è altro paese al mondo che rispetta gli Stati Uniti e il Congresso americano più di Israele – ha affermato Netanyahu – ma l’itinerario previsto per la visita (tutta in Cisgiordania, ndr) dimostra che l’unica intenzione delle due deputate era di danneggiare Israele». Poi il ministro dell’interno, Aryeh Deri, ha comunicato di aver autorizzato per «motivi umanitari» l’ingresso di Rashida Tlaib poiché la deputata gli aveva inviato una lettera in cui chiedeva di essere ammessa a visitare la nonna, garantendo il rispetto delle restrizioni imposte dalle autorità che non avrebbe promosso il boicottaggio di Israele durante la visita.

Quindi la deputata ha cambiato idea, esortando gli Stati uniti a rivedere l’appoggio incondizionato che garantiscono a Israele e a non appiattirsi «sull’agenda politica carica di odio» di Netanyahu.

Su Tlaib ha pesato anche il malumore che ha generato tra i palestinesi la sua iniziale disponibilità ad accettare le condizioni poste da Israele per la sua visita. Non pochi, stando a quanto spiegavano ieri alcuni palestinesi, le hanno fatto notare che scegliendo un atteggiamento più accomodante avrebbe vanificato i riflessi negativi per l’immagine di Israele quale Stato democratico causati dal divieto d’ingresso a due parlamentari americane.

Riflessi negativi anche all’interno di Israele. «Un mese fa, quando Netanyahu decise di consentire a Omar e Tlaib di entrare nel paese, le due già sostenevano il Bds. C’è una sola ragione per la retromarcia di Netanyahu: la pressione di Donald Trump», ha scritto su Twitter il giornalista Barak Ravid. Yair Lapid numero due del partito di opposizione “Blu e Bianco” ha definito la decisione di Netanyahu dannosa per le relazioni tra Israele e il Partito democratico americano. Per il deputato arabo israeliano Ahmad Tibi, dopo il divieto deciso da Netayahu «i palestinesi potranno spiegare più facilmente al pubblico americano perché è disastrosa la politica del governo israeliano».

Tlaib e Ilhan Omar, assieme ad altre due deputate democratiche, Alexandria Ocasio-Cortez e Ayanna Pressley, sono esponenti dell’ala sinistra dei Democratici e sono diventate una spina nel fianco di Donald Trump al quale rimproverano con forza la sua politica islamofoba e contro i migranti, tenuti in condizioni disumane nei centri di detenzione al confine con il Messico. Critiche alle quali il presidente americano replica con commenti razzisti e trattando da non americane le quattro parlamentari. «Perché non se ne tornano indietro e aiutano a sistemare i posti totalmente guasti e infestati dal crimine dai quali provengono?», ha scritto il mese scorso.

Trump inoltre accusa Tlaib e Omar di essere «antisemite» e «nemiche di Israele» e giovedì ha invitato, di fatto intimato, a Netanyahu di non farle entrare nel paese.

 

Fonte: https://ilmanifesto.it/rashida-tlaib-rinuncio-alla-visita-non-mi-piego-alle-condizioni-di-israele/

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