Per proteggere i suoi alleati curdi, Israele deve confrontarsi con la Turchia.

Vendendo armi, addestramento e know-how a regimi totalitari Israele ha ripetutamente sostenuto genocidi, crimini contro l’umanità e crimini di guerra. Questo rende difficile credere che farà la cosa giusta riguardo ai curdi.

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Eitay Mack – 15 ottobre

Immagine di copertina: Combattenti curdi nella Siria settentrionale, 16 dicembre 2014 (combattenti YPG curdi / CC BY 2.0).

Il mondo  sta assistendo allarmato all’invasione militare turca della roccaforte curda nel nord-est della Siria, con molti osservatori che avvertono di imminenti crimini di guerra, crimini contro l’umanità e persino genocidio contro i curdi. Non c’è assolutamente alcun dubbio che il successo della Turchia nell’impedire il riconoscimento internazionale del genocidio armeno tra il 1915 e il 1923 abbia incoraggiato Erdoğan a commettere orribili crimini contro il popolo curdo nel 2019.

È probabile che l’invasione rafforzi anche l’ISIS e porti al ristabilimento del cosiddetto Stato islamico, per distruggere il quale i curdi hanno sacrificato così tante vite.

Il governo israeliano si trova ora nella difficile posizione di dover scegliere tra due alleati storici. La storica alleanza di Israele con i curdi risale agli anni ’50, quando David Ben Gurion stabilì la sua cosiddetta dottrina periferica,  applicando la quale il Ministero degli Esteri perseguì alleanze strategiche con attori non arabi in Medio Oriente. Seguendo  l’agenda di questa politica , Israele fornì supporto militare, politico e morale ai curdi. Nel 2017 Netanyahu arrivò al punto di annunciare che Israele avrebbe sostenuto l’istituzione di uno stato curdo indipendente.

Allo stesso tempo, e sempre secondo  le direttive della  politica periferica, Israele strinse un’alleanza diplomatica e di sicurezza con la Turchia. Tale legame fu rafforzato dopo la firma degli Accordi di Oslo. Nel 1996, i due Paesi firmarono un accordo di cooperazione militare, con la Turchia che negli anni successivi acquistò miliardi di dollari di hardware militare e tecnologia di difesa da Israele. Secondo vari rapporti, Israele  potenziò i velivoli e i carri armati turchi e vendette sistemi radar, missili, droni e munizioni. Inoltre, l’esercito israeliano inviò personale per addestrare ufficiali e soldati dell’esercito turco.

Nel 1950, Israele approvò una legge sulla prevenzione e sulla punibilità del genocidio. Ratificò la Convenzione sul Genocidio, che stabilisce che chi la sottoscrive ha il dovere di fare tutto ciò che è in suo potere per impedirlo.

Al di là delle implicazioni legali e morali, lo Stato di Israele non ha mai abbandonato un suo alleato. Se ignorasse il genocidio dei curdi nella Siria nord-orientale, costituirebbe un pericoloso precedente storico con conseguenze di vasta portata per la sua politica estera e la sua sicurezza nazionale.

I governi israeliani e i Ministeri della Difesa che si sono succeduti nel tempo,  hanno messo  a dura prova la fiducia del pubblico:  vendendo armi, addestramento e know-how a regimi totalitari,Israele ha ripetutamente sostenuto genocidi, crimini contro l’umanità e crimini di guerra. Questi precedenti fanno si che sia difficile credere che farà la cosa giusta riguardo ai curdi.

L’apoteosi di questo cinismo è stata nella decisione di Israele di sostenere la Turchia nel negare il genocidio armeno. Secondo i dati del ministero, nel 1987 i funzionari del Ministero degli Esteri israeliano aiutarono la Turchia a fare pressioni affinché il Congresso degli Stati Uniti  bocciasse la votazione che avrebbe dovuto stabilire il 24 aprile come giorno commemorativo del genocidio armeno.

In un telegramma del 7 giugno 1987 Yitzhak Laor, vicedirettore dell’Ufficio del Medio Oriente presso il Ministero degli Esteri, scrisse che gli israeliani avevano agito in modo molto discreto in questa faccenda, perché sapevano che se fossero stati associati ai tentativi di negare il genocidio armeno “anche indirettamente, Israele  avrebbe dovuto affrontare un grande scandalo “, sia a livello nazionale che internazionale.

Il 12 agosto 1987 Oded Eran, allora vicecapo dell’ambasciata israeliana a Washington, D.C., scrisse che si sentiva “molto a disagio” nell’impedire l’istituzione di una giornata commemorativa per il genocidio armeno. “Non è appropriato che un rappresentante dello stato ebraico sia coinvolto in questa materia”, riassunse.

In un altro inquietante episodio, il Ministero degli Esteri israeliano si coordinò con la Turchia per esercitare una forte pressione sul Museo del Memoriale dell’Olocausto degli Stati Uniti a Washington, DC per annullare il progetto di una mostra sul genocidio armeno. Un documento del Ministero degli Esteri del marzo 1988 riporta che Abe Foxman, allora direttore dell’Anti-Defamation League, si unì ad Israele nei suoi sforzi per bloccare la mostra, spingendosi al punto di minacciare di dimettersi dal consiglio del museo. Diciotto anni dopo, sotto il successore di Foxman, Jonathan Greenblatt, l’ADL ribaltò la sua posizione e riconobbe ufficialmente il genocidio armeno.

I testimoni di un massacro imminente non hanno il diritto di tacere. La garanzia di Netanyahu di fornire aiuti umanitari ai curdi non è sufficiente. Ricorda una situazione simile del luglio del 1994, quando Israele inviò aiuti umanitari al confine con il Ruanda per aiutare i sopravvissuti al genocidio perpetrato dagli Hutu, armati con armi israeliane.

Il pubblico israeliano deve immediatamente chiedere ai suoi funzionari eletti di adottare le seguenti misure:

– Inviare un messaggio inequivocabile a Erdoğan: la Turchia non può perpetrare crimini contro il popolo curdo con armi israeliane;

– Annunciare che Israele congelerà i suoi scambi commerciali con la Turchia (nel 2017 questo ammontava a  1,4 miliardi di dollari);

– Espellere l’ambasciatore  turco e richiamare l’ambasciatore di Israele in Turchia;

– Riconoscere il genocidio armeno.

 

Eitay Mack è un avvocato israeliano per i diritti umani che lavora per fermare gli aiuti militari israeliani ai regimi che commettono crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Una versione di questo articolo è stata pubblicata per la prima volta in ebraico su Local Call.

 

Trad: Grazia Parolari “contro ogni specismo, contro ogni schiavitù” –Invictapalestina.org

 

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