Sulle orme di Che Guevara, in nome di Fidel Castro. I medici cubani in Lombardia come in Africa e a Haiti

La solidarietà cubana e la superiorità del sistema cinese nell’affrontare la crisi del coronavirus, ci offrono altresì esempi di come il capitalismo non sia affatto il modello più razionale cui guardare, sia dal punto di vista etico, sia dal punto di vista dell’efficienza.


redazione Il Faro di Roma – 21/03/2020

Aggiornato alle ore 20.21 del 22 marzo con l’aggiunta del video che riprende l’arrivo del personale medico da Cuba a Fiumicino.

Un gruppo di 53 medici cubani è giunto in Italia per aiutare i loro colleghi italiani. Infatti, hanno raggiunto la Lombardia, epicentro dell’epidemia di Covid-19 in Italia, dove il sistema sanitario è in forte crisi. Si tratta di personale medico altamente specializzato, con una lunga esperienza nel trattamento delle malattie infettive, che opererà in un primo momento nell’ospedale di Crema. L’Italia non è l’unico paese a beneficiare della solidarietà cubana. Infatti, il Ministero della Salute Pubblica di Cuba ha reso noto che sono 37 i paesi in cui è stato inviato personale sanitario per far fronte alla propagazione del virus.

Attualmente ci sono poco meno di 50 mila professionisti cubani in giro per il mondo e di questi più della metà sono medici. I loro camici bianchi si trovano in Europa (Russia e Portogallo), in circa 30 nazioni dell’Africa, nelle regioni del Pacifico, in Medio Oriente e nell’Asia Orientale e in più di 20 Paesi dell’America Latina e dei Caraibi.
Insieme ai medici operano infermieri, tecnici, laureati con varie specializzazioni, ingegneri e personale di supporto.

Questo autentico esercito rappresenta il fiore all’occhiello della Repubblica cubana poichè a tutti i suoi membri è stata sempre riconosciuta la professionalità, la dedizione e lo spirito di fraternità con i quali hanno sempre operato anche in zone impervie e solitamente trascurate dalle grandi lobbies internazionali.

La presenza più grande di medici cubani è in Venezuela dove si stima che abbiano lavorato dal 2000 ad oggi più di 120 mila professionisti! Molto numerose le presenze anche in Brasile, Bolivia, Guyana e nella vicina e poverissinma Haiti.

Quello che connota l’impegno dei medici cubani è l’adesione agli ideali di uguaglianza e solidarietà di Che Guevara, un medico che ha deciso di sacrificarsi per la liberazione dei popoli, e del Comandante eterno Fidel Castro. Entrambi avevano intuito che sarebbe stato fondamentale per Cuba dotarsi di un importante sistema di salute pubblica. A causa dell’embargo, non sarebbe stato facile trovare cure e medici adeguati dall’esterno. Ciò nonostante, grazie alla cooperazione con altri paesi socialisti, l’isola riuscì non solo a dotarsi di un sistema sanitario all’avanguardia nel mondo, ma anche ad aiutare altri popoli, soprattutto in Africa e in America Latina, in difficoltà.

In Italia i medici cubani si uniscono al personale sanitario inviato dalla Cina, ma la regione Lombardia ha annunciato che presto arriveranno medici anche dal Venezuela (ma c’è stata una gaffe dell’assessore Gallera, che ha fatto sapere che vorrebbe medici anti chavisti, il che non merita commenti).

Pubblicato da Francesca Di Matteo su Sabato 21 marzo 2020

 

Anche il Cremlino ha annunciato stasera, dopo la telefonata di Putin a Conte, l’invio di sanitari russi. Un esempio di cooperazione e di solidarietà tra popoli, in un momento in cui altri paesi si stanno chiudendo a riccio, focalizzando i propri sforzi sul fronte sanitario interno. È degno di nota che a prestare soccorso siano paesi che, normalmente e con un alto tasso di ipocrisia, i media definiscono “totalitari” e “canaglia”.

Anche a Cuba, come in quasi tutto il mondo, è arrivato il nuovo virus, invero i casi sono tutti d’importazione, ma il governo non ha rinunciato all’altruismo che caratterizza da sessant’anni la politica estera dell’Avana. Come ha affermato il Vice Presidente Roberto Morales Ojeda, che fra l’altro è anche un importante medico, la cooperazione sanitaria “è un sinonimo di attenzione, conoscenza e amore nei confronti delle persone più vulnerabili, che ci fa superare le avversità, le barriere geografiche e linguistiche per portare salute e qualità della vita a coloro che più lo necessitano”. Solidarietà che è arrivata quest’oggi anche in Italia, dove i nostri medici sono stremati da un numero, purtroppo sempre maggiore, di contagiati, che rischiano di non essere adeguatamente curati.

Nei giorni scorsi Cuba aveva già preso un’importante iniziativa nella direzione della solidarietà, cui non è stata la giusta attenzione mediatica. Il governo ha consentito l’attracco della nave da crociera britannica, MS Braemar, in cui alcuni passeggeri erano affetti di Covid-19. Sia il governo delle Bahamas, il quale fa parte del Commonwealth inglese e avrebbe avuto l’obbligo di far attraccare la nave, sia gli Stati Uniti di Trump, che ostentatamente rivendicano l’esistenza di un asse strategico con Londra, non hanno voluto assumersi dei rischi, lasciando i passeggeri in balia delle onde. Solo Cuba non si è tirata indietro, prestando soccorso alla nave e assistendo gli oltre mille passeggeri ed i membri dell’equipaggio a bordo. “L’aiuto di Cuba non sarà mai dimenticato”, ha affermato la compagnia di navigazione britannica, proprietaria della MS Breamar.

Occorre lo “sforzo dell’intera comunità internazionale” per combatter il virus, ha spiegato il Ministro degli Esteri, Bruno Rodríguez. La cooperazione e l’internazionalismo sono valori irrinunciabili per la dirigenza cubana e l’eccellenza nel campo sanitario è uno dei risultati più convincenti della Rivoluzione.

L’eccellenza della sanità cubana è sotto gli occhi di tutti, almeno sotto gli occhi di coloro che vogliono vedere. La stessa Cina, la quale aveva eroicamente sovvenzionato per anni Cuba, aggirando l’embargo che i paesi europei, obbedienti alle direttive di Washington avevano rispettato con poche eccezioni, ha potuto beneficiare delle cure sperimentate e poi sviluppate a L’Avana. Moltissimi pazienti cinesi, affetti di Covid-19, sono stati curati con l’Interferone Alfa B, una medicina creata nei laboratori cubani a partire dagli anni 80. Alcuni specialisti cinesi l’hanno definita come il farmaco più efficace, almeno per ora, contro il nuovo coronavirus. Questo interferone ha la capacità di inibire la replicazione del virus, e come ha recentemente spiegato il medico cubano Luis Herrera, può essere utilizzato contro altre malattie infettive. Fidel Castro decise di sviluppare questa medicina, su suggerimento di un importante professore proveniente da Houston, capendone le potenzialità. Di fronte a questa emergenza, per dirla con le parole del dottore Herrera, il mondo ha l’opportunità di comprendere che la medicina non deve essere concepita come un mero asset commerciale, ma un diritto fondamentale. La solidarietà cubana e la superiorità del sistema cinese nell’affrontare la crisi del coronavirus, ci offrono altresì esempi di come il capitalismo non sia affatto il modello più razionale cui guardare, sia dal punto di vista etico, sia dal punto di vista dell’efficienza.

Nazareno Galiè

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