Nuovo rapporto: Israele demolisce ogni anno oltre 2000 abitazioni beduine

Oggi Israele permette ai beduini palestinesi nativi di vivere su solo il 12% delle terre della loro patria ancestrale nel Naqab, deportandoli in campi e villaggi affollati che ricordano le riserve dei nativi americani.

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Di Miko Peled – 3 Agosto 2020

Un rapporto, pubblicato nel giugno 2020, afferma che nel 2017, 2018 e 2019, lo Stato di Israele ha demolito, ogni anno, oltre duemila abitazioni di cittadini palestinesi di Israele nella sola regione del Naqab. Il rapporto è stato realizzato da un’agenzia non governativa israeliana chiamata “Consiglio per la Coesistenza e l’Uguaglianza Sociale nel Negev” (The Negev Coexistence Forum for Civil Equality).

STORIA

Il Naqab, chiamato Negev in ebraico, costituisce l’intera metà meridionale della Palestina e, sebbene sia un deserto, è considerato una terra fertile. La popolazione nativa del Naqab, i beduini palestinesi, sono un popolo semi-nomade e coltivavano storicamente queste terre. La mitologia sionista che afferma che la terra era improduttiva fino a quando la colonizzazione sionista fece “fiorire il deserto”, è in realtà una bugia.

Il governo britannico, che occupò la Palestina dal 1917 al 1948, e prima ancora l’Impero ottomano, riconobbe i diritti dei beduini palestinesi nel Naqab sulle loro terre. Tuttavia, sin dall’inizio della colonizzazione sionista della Palestina, il Naqab è diventato un obiettivo e una volta che lo Stato di Israele è stato istituito, le terre beduine sono state prese.

Secondo il professore palestinese, Dr. Mansour Nasasra, quando gli inglesi si ritirarono dalla città di Bi’r Al-Saba nel maggio del 1948, il sindaco palestinese della città, Shafiq Mustafa issò la bandiera palestinese, annunciando quello che ci si aspettava fosse il preludio alla sovranità palestinese sulla città. Tuttavia, la città cadde nelle mani delle forze sioniste il 21 ottobre 1948, un giorno che i palestinesi beduini chiamano “Kasret Al-Saba”, o il disastro di Bi-Al-Saba. Secondo il Dr. Nasasra, la caduta della città, che era considerata la capitale del Naqab beduino, “significava la fine del loro centro economico, culturale e amministrativo, così come della loro libertà.”(I beduini del Naqab, Mansour Nasasra: http://cup.columbia.edu/book/the-naqab-bedouins/9780231175302)

Prima della conquista sionista della Palestina, quasi 100.000 beduini palestinesi vivevano nel Naqab. Durante il 1948 tutta la Palestina fu sottoposta a una spietata campagna di pulizia etnica e il Naqab non fece eccezione. Una volta che il Naqab fu conquistato dalle forze sioniste, la regione fu sottoposta a una feroce campagna di pulizia etnica che epurò il 90% della popolazione nativa. Il rimanente 10% fu deportato nella parte settentrionale del Naqab chiamata area “Siage” o area recintata, e sulle aree sgomberate lo Stato investì attivamente nella costruzione di moderne colonie per soli ebrei che offrivano uno stile di vita eccellente ai colonizzatori privando i beduini della loro terra e delle loro risorse.

A Palestinian Bedouin family is pictured in the Bi’r Al-Saba area circa 1945. Photo | Zochrot

VILLAGGI NON RICONOSCIUTI 

Le comunità beduine nel Naqab oggi contano circa 250.000 persone, che rappresentano circa un terzo della popolazione totale della regione. Possono vivere solo nel 12% delle terre del Naqab, in altre parole, solo il 12% delle terre del Naqab sono designate per i cittadini beduini palestinesi. E mentre il tenore di vita negli insediamenti israeliani e nelle città del Naqab è tra i più alti del paese, i beduini vivono principalmente negli agglomerati e nei villaggi impoveriti esclusi dalla maggior parte dei servizi essenziali che lo Stato offre ai cittadini ebrei.


La metà dei palestinesi beduini vive in villaggi definiti “non riconosciuti”. Ciò significa che lo stato di Israele non li riconosce e non fornisce loro alcun servizio. Alcuni di questi villaggi sono precedenti alla fondazione di Israele mentre altri si sono formati successivamente. In entrambi i casi, lo Stato ha deciso arbitrariamente che le aree in cui vivono queste persone non sono più destinate all’uso abitativo, ma ad uso militare o per usi diversi.

Lo Stato esige che la popolazione beduina si trasferisca in altre aree loro designate ma essi si rifiutano o non sono in grado di farlo. Poiché lo Stato di Israele non riconosce il diritto della comunità beduina sulle proprie terre, spesso trasferisce le famiglie su terreni che appartengono ad altre famiglie, cosa che i beduini spesso rifiutano di fare. Inoltre, spesso vengono trasferite più famiglie nello stesso appezzamento di terra creando una situazione insostenibile.

Questa mancanza di riconoscimento è una violazione dei diritti di queste comunità. I villaggi e gli agglomerati non riconosciuti non ricevono servizi come acqua, elettricità, assistenza sanitaria, o collegamenti stradali, e sono costantemente minacciati di spostamenti forzati, demolizioni delle abitazioni e confisca di terreni. Quando lo Stato li trasferisce, non è mai nelle ricche città ebraiche altamente sviluppate, ma in quartieri sovraffollati e poveri. Da notare che sebbene molte delle colonie ebraiche nel Naqab siano comunità agricole, la coltivazione della terra non è consentita ai beduini.

RICOLLOCAMENTO

La vita dei beduini palestinesi non è amministrata come quella degli altri cittadini dello Stato di Israele, se ne occupano piuttosto agenzie governative come l’Agenzia di Amministrazione Beduina e il Ministero dell’Agricoltura, che sono gestite da ebrei israeliani e in cui i palestinesi beduini non hanno voce. Lo Stato vuole confiscare tutte le terre beduine nel Naqab e trasferirli, usando la demolizione di abitazioni e altri metodi come mezzo per forzare queste comunità, che soffrono già di grave mancanza di alloggi e povertà, in centri collettivi affollati dove i livelli di povertà e disoccupazione sono elevati.

Un esempio è il villaggio beduino palestinese di Ras Jabara, che si trova all’interno dei confini municipali della città di Dimona. La città fu costruita su terreni che storicamente appartenevano a questo villaggio. Oggi, ci sono solo 600 persone che vivono nel villaggio e anche se si trovano all’interno dei confini municipali della città, gli vengono negati i diritti e i servizi fondamentali che ricevono i residenti ebrei della città. Non sono nemmeno autorizzati a votare alle elezioni comunali. Nel marzo del 2018, i residenti di Ras Jabara hanno ricevuto avvisi di evacuazione perché la municipalità voleva costruire un quartiere per ebrei, ancora una volta i palestinesi vengono deportati perché lo Stato vuole costruire solo per gli ebrei. È probabile che anche questa comunità venga trasferita in uno dei comuni vicini.

AUTO-DEMOLIZIONE 

L’Autorità dell’Amministrazione Beduina ha un proprio apparato esecutivo che include un’unità di polizia militarizzata chiamata “Yoav.” Invadono le città nelle prime ore del mattino per demolire, distruggere, trattenere e generalmente intimidire i residenti. Quando arrivano per far rispettare un ordine di demolizione, al proprietario dell’edificio viene data la possibilità di auto-demolizione.

Israeli security forces arrive at night to demolish homes in the Bedouin community of Khan al-Ahmar, Sept. 13, 2018. Majdi Mohammed | AP

L’auto-demolizione è spesso l’opzione preferita perché consente ai proprietari delle abitazioni di recuperare le attrezzature che possono avere all’interno della proprietà e riutilizzare il materiale di scarto rimasto. Poiché queste comunità sono in gran parte indigenti, la maggior parte delle abitazioni e delle altre strutture sono costruzioni rudimentali.

APARTHEID AI TEMPI DEL COVID

Anche con il COVID-19 che colpisce duramente le comunità povere, le autorità israeliane non hanno smesso di perseguitare i palestinesi beduini. In tutto il Naqab le agenzie israeliane di “esecuzione” continuano a perseguire, demolire, arrestare e imporre multe oltraggiose. Israele afferma che i beduini palestinesi del Naqab sono suoi cittadini, un “privilegio” che non hanno mai cercato ma che gli è stato imposto, eppure non ricevono nessuno dei privilegi di cui godono i cittadini ebrei dello stato.

Miko Peled is an author and human rights activist born in Jerusalem. He is the author of “The General’s Son. Journey of an Israeli in Palestine,” and “Injustice, the Story of the Holy Land Foundation Five.”

Mansour Nasasra è docente di politica mediorientale e relazioni internazionali presso il Dipartimento di Politica e Governo dell’Università Ben Gurion del Negev. Nasasra ha insegnato all’università di Exeter, all’università di Plymouth e all’università ebraica. È stato ricercatore presso il Consiglio per la ricerca  Council for British Research in the Levant . Nasasra è coeditore di “The Naqab Bedouin and Colonialism: New Perspectives 2015″.

Trad: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org

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