Un “membro marginale” della comunità ebraica: come hanno reagito i troll hasbara al mio intervento nel campus.

I gruppi Hasbara rappresentano un’ideologia razzista, suprematista e violenta. Difendono uno stato che è impegnato nel peggior tipo di violenza contro il popolo palestinese, ma si sentono in grado di mettere in discussione le motivazioni di organizzatori, relatori e attivisti che chiedono giustizia e tolleranza.

Fonte: English Version

Di Miko Peled – 30 novembre 2020

Foto di copertina: L’attivista e scrittore israeliano pacifista Miko Peled parla alla conferenza FOSNA 2014. (Foto graceandsalaam Flickr)

Mentre un altro anno si chiude e la Palestina rimane più che mai lontana dalla liberazione, sarebbe saggio ammettere, ancora una volta, che non esiste una strategia chiara e unificata per sconfiggere il sionismo e liberare la Palestina. Un punto in cui forse è possibile apportare qualche cambiamento, tuttavia, è in relazione alle organizzazioni sioniste nel mondo il cui unico scopo è di contrastare l’attivismo pro-palestinese.

L’attivismo pacifico per i diritti dei palestinesi nei campus universitari e altrove è stato a lungo preso di mira aggressivamente da gruppi nazionalisti come Hasbara Fellowships, Hillel e altri che presentano Israele come un magnifico e radioso faro di democrazia e rifugio per gli ebrei mentre si nutrono di islamofobia e sentimenti anti-arabi.

Lo vediamo nei continui tentativi di etichettare gli studenti musulmani e arabi come intrinsecamente “violenti” o sostenitori del terrorismo. Gli studenti che sostengono Israele sono presentati come vulnerabili e soggetti ad attacchi, mentre in realtà, sono coloro che mettono in luce i diritti dei palestinesi, che subiscono campagne di molestie e diffamazione che li perseguitano per il resto della loro carriera accademica e professionale.

La maggior parte, se non tutti, i relatori che sono invitati a parlare nei campus sulla questione palestinese hanno sperimentato gli attacchi odiosi e feroci dei gruppi sionisti che fanno campagna per mettere a tacere la voce palestinese. Certo, alcuni lo subiscono di più e altri meno, ma la portata dei sionisti sembra non avere confini e sono più attivi e meschini che mai.

Questo è vero ovunque, ma forse da nessuna parte più che nei campus universitari. Quando un evento è pianificato, e talvolta immediatamente dopo un evento, le organizzazioni sioniste esprimono il loro disappunto alle autorità universitarie nel tentativo di annullare del tutto un evento o, se l’evento era già avvenuto, di chiedere scuse o esortare le autorità a rimproverare gli organizzatori per aver permesso che quella che definiscono una “propaganda antisemita” fosse ascoltata nel campus.

È giunto il momento di cambiare questa dinamica. Piuttosto che aspettare gli attacchi dei gruppi sionisti e poi spiegare e scusarsi, coloro che difendono la giustizia in Palestina farebbero bene a smascherare i gruppi sionisti e l’odioso razzismo che rappresentano.

Hasbara

I gruppi sionisti rappresentano un’ideologia razzista, suprematista e violenta. Difendono uno stato che è impegnato nel peggior tipo di violenza contro il popolo palestinese, ma si permettono di mettere in discussione le motivazioni di organizzatori, relatori e attivisti che chiedono giustizia e tolleranza.

Hillel, ad esempio, scrive sul suo sito web che “Israele è al centro del lavoro di Hillel”. Ammettono pienamente che il loro obiettivo è “ispirare ogni studente universitario ebreo a sviluppare una relazione significativa e duratura con Israele”. Vogliono che ogni studente ebreo abbia una relazione “significativa” con Israele, che sin dal suo inizio ha distrutto, rubato, ucciso e imposto un regime violento e razzista in Palestina.

Hillel afferma inoltre che “gli studenti impegnati e istruiti possono diventare ebrei adulti impegnati e appassionati sostenitori di Israele”. Ci si deve chiedere che tipo di indottrinamento pieno di odio debba essere usato per coltivare un sostegno “appassionato” per uno stato di apartheid.

La mia esperienza più recente è stata con un’organizzazione sionista canadese chiamata Hasbara Fellowships. Sul loro sito web, gli Hasbara Fellowships scrivono, “Noi immaginiamo che i campus universitari nordamericani siano un luogo in cui i sionisti siano in grado di celebrare apertamente lo Stato ebraico senza paura o esclusione.” Come si può celebrare uno stato che mantiene milioni di persone sotto il suo controllo, privandole di cibo e acqua, determinando chi possa accedere alle cure mediche in base al fatto che siano o meno ebrei?

Per quanto riguarda l’uso fuorviante del nome “Stato ebraico”, la maggior parte degli ebrei nel mondo sceglie di non vivere in Israele. La maggior parte della popolazione governata dallo Stato di Israele non è ebrea, ma musulmani e cristiani palestinesi soggetti a razzismo e violenza sistemici. In che modo Israele è uno stato “ebraico”?

Inoltre, questo cosiddetto Stato ebraico è stato denunciato da rabbini ultra-ortodossi ed ebrei laici allo stesso modo per oltre 100 anni. Il sionismo non ha mai rappresentato gli ebrei o l’identità ebraica, o per quella materia, l’autodeterminazione ebraica.

Hasbara Fellowships afferma inoltre di essere “una delle principali organizzazioni militanti pro-Israele nei campus”. A prima vista, per alcuni lettori, tutto questo può sembrare innofensivo, ma per chiunque abbia familiarità con la storia del Medio Oriente, e della Palestina in particolare, questo è davvero sinistro. “Pro-israele” significa pro-violenza e pro-apartheid. Significa essere a favore di un regime che ha preso la Palestina e, come un incendio, ha distrutto tutto ciò che si trovava sul suo cammino.

Il sionismo abbraccia (e vari gruppi sionisti promuovono) un’ideologia razzista e suprematista che ha inferto morte, epurazioni e distruzione a milioni di palestinesi. Eppure, è il meraviglioso e disinteressato lavoro svolto da gruppi di studenti come PSC e SPHR in Canada, SJP e SUPER negli Stati Uniti, che viene attaccato e diffamato.

In tutto il mondo, gli studenti si prodigano giorno dopo giorno per far conoscere la verità sulla Palestina. Tuttavia, le organizzazioni sioniste che promuovono l’odio, il razzismo e la violenza ricevono l’attenzione delle amministrazioni universitarie mentre le intenzioni dei gruppi studenteschi di solidarietà palestinese vengono messe in discussione.

Fare chiarezza

Nelle richieste di rimprovero rivolte contro gli organizzatori di un recente evento a cui ho partecipato, anche se a distanza, Hasbara Fellowships mi ha definito un “membro marginale” della comunità ebraica. Non importa che questo ignori la mia educazione all’interno della società israeliana, che mi ha dato un’inestimabile e profonda comprensione, ma mina le opinioni di innumerevoli ebrei in tutto il mondo che non sottoscrivono un’ideologia nazionalista allo stesso modo.

Questi gruppi ebraici vanno dalle comunità hassidiche ultraortodosse su larga scala (molte delle quali discendenti di sopravvissuti all’Olocausto) che antepongono l’osservanza religiosa al nazionalismo e rifiutano apertamente lo Stato di Israele, ai molti ebrei laici che hanno una lunga tradizione di attivismo pacifico che resistono al regime sionista. Molto spesso ispirati dalle proprie esperienze di oppressione, questi gruppi, individui e popoli ebraici si battono per i diritti umani degli altri. I gruppi nazionalisti come Hillel e Hasbara Fellowships non parlano a nome della comunità ebraica, poiché chiedono di sentirsi “autorizzati” a vomitare odio e razzismo.

Lo stato di Israele è diventato ricco come risultato delle razzie e del saccheggio delle proprietà palestinesi, sia private che pubbliche. Questo furto è avvenuto dopo che innumerevoli palestinesi sono stati esiliati con la forza dalle loro case e dalla loro terra. L’economia israeliana è forte e Israele non è uno Stato che ha bisogno di aiuti stranieri, o di qualsiasi altro aiuto materiale. Tuttavia, ha bisogno di molte pubbliche relazioni, ed è qui che entrano in gioco questi gruppi.

Israele vende armi alle dittature più oscure del mondo, e i profitti dell’industria bellica israeliana sono miliardari. Storicamente, Israele ha sostenuto l’apartheid in Sud Africa, Mobuto in Congo, Idi Amin in Uganda, lo Scià di Persia, gli attacchi genocidi contro il popolo Tamil in Sri Lanka e dittatori militari in America Latina.

Tuttavia, gli amministratori universitari hanno deciso di sottomettersi ai gruppi sionisti razzisti e pieni di odio piuttosto che sostenere gli studenti coraggiosi che difendono la giustizia e la libertà dal fanatismo ovunque. Si spera che le amministrazioni delle università di tutto il mondo non lascino che questi tentativi di diffamazione da parte dei gruppi nazionalisti israeliani li dissuadano dal proteggere la libertà di parola e la difesa pacifica dei diritti umani nelle loro università.

Tuttavia, invece di aspettare che gli altri facciano la cosa giusta, noi che sosteniamo le cause della giustizia e della liberazione in Palestina dobbiamo agire. Faremmo bene a passare dalla difesa all’attacco e chiaramente c’è molto materiale su cui lavorare.

Miko Peled è un autore e attivista per i diritti umani nato a Gerusalemme. È l’autore di “The General’s Son. Journey of an Israeli in Palestine” e “Injustice, the Story of the Holy Land Foundation Five”.

Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore e non riflettono necessariamente la politica editoriale di MintPress News.

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org

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