Elezioni palestinesi Legislative (22 maggio) e Presidenziali (31 luglio): Fatah con tre liste avverse, una è del leader in carcere
Il Fatto Quotidiano 7 Apr 2021 – ZUNINI
“Libertà” da Israele ma, soprattutto, da Fatah. È questo il significato del nome scelto per la lista che ha spaccato lo storico partito palestinese fondato da Yasser Arafat in vista delle elezioni parlamentari e presidenziali che si terranno rispettivamente il 22 maggio e il 31 luglio. Dopo ben 15 anni, gli abitanti dei territori palestinesi occupati, ovvero la Cisgiordania, guidata da Mahmoud Abbas ( Abu Mazen) da sempre esponente di punta di Fatah, e la Striscia di Gaza controllata dagli estremisti islamici di Hamas, potranno tornare a esprimere il proprio voto. Alle urne saranno chiamati anche i palestinesi di Gerusalemme est, considerata dal diritto internazionale parte dei Territori palestinesi occupati.
LA FRATTURA all’ interno del partito che nella guerra lampo del 2007 perse il controllo di Gaza a vantaggio di Hamas è stata prodotta, ironia della storia, proprio dal nipote di Arafat, Nasser Al Kidwa, e dall’ergastolano Marwan Barghouti. Il 64enne leader del braccio armato di Fatah è divenuto negli anni il simbolo della resistenza contro l’occupante per i palestinesi, specialmente i più giovani, e terrorista spietato per gli israeliani che lo hanno accusato di essere uno dei fautori della seconda Intifada nonché mandante di numerosi attacchi suicidi, condannandolo al carcere a vita per cinque volte.
In sua vece nella lista per la “Libertà” c’è la moglie Fadwa che viene al secondo posto subito dopo al Kidwa. A sfidare il vecchio e malato Abu Mazen, accusato di corruzione e liberticidio da molti abitanti della Cisgiordania, c’è anche Moha mmed Dahlan, ex governatore di Gaza, chiamato il “serpente” dagli stessi esponenti di Fatah che lo ritengono una spia di Israele e responsabile della morte di Arafat. Da rettile, Dahlan si è trasformato, non solo secondo i membri di Fatah che lo hanno esiliato, in “cane da guardia” di Mohammed bin Zayed, il reggente degli Emirati Arabi Uniti, dove vive da anni. Il vecchio e malato Abu Mazen è consapevole di non poter continuare a ricoprire il ruolo che occupa dal 2005, tuttavia ritiene un eventuale rientro di colui che ha contribuito a espellere dalla Palestina come una pericolosa minaccia per la sopravvivenza dell’autoritá Nazionale Palestinese e la fine del sogno di un vero stato palestinese. Questa volta c’è il rischio che il monopolio di Fatah termini a favore di una fazione che in termini freudiani uccide il padre per potersi emancipare.
Del resto al Kidwa, ex inviato palestinese alle Nazioni Unite, aveva rotto da mesi con il partito creato dallo zio premio Nobel per la Pace.
“Libertà” è data per favorita alle parlamentari non solo in Cisgiordania. Anche Hamas teme che il nipote di Arafat grazie anche al suo cognome e la fama di Barghouti aumentata esponenzialmente durante la carcerazione la indeboliranno. Se a Gaza le elezioni si svolgessero in modo trasparente sarebbe possibile che anche il movimento estremista islamico esca di scena, ma ciò è piuttosto improbabile visto il pugno di ferro con cui il movimento governa la Striscia. Ci sono però alcuni analisti che ritengono la nuova alleanza elettorale un tradimento contro Fatah e un aiuto, seppur indiretto, ad Hamas.
GLI ISLAMISTI potrebbero captare il voto di quei palestinesi della Cisgiordania stufi della corruzione di una classe politica logora quanto incapace di una visione e soprattutto di rinunciare al potere. “Questa potrebbe essere una conseguenza possibile quanto drammatica – ha detto Ghaith al- Omari, ex consigliere di Abbas e analista senior presso il Washington Institute for Near East Policy, un gruppo di ricerca a Washington – si tratta della sfida più pericolosa contro la strategia elettorale di Abbas”.
I membri dell’alleanza di Kidwa e Barghouti hanno affermato di aver creato la nuova fazione per rivitalizzare la politica palestinese, che è diventata sempre più un one man show incentrato su Abbas, che governa per decreto.
“Il sistema politico palestinese non può più essere solo riformato – ha detto Hani al- Masri , un membro della nuova lista – ha bisogno di un cambiamento profondo”. “Anche con il nostro profeta Maometto c’erano voltagabbana”, ha detto Jibril Rajoub, il segretario generale del Comitato centrale di Fatah mostrando il timore di una drammatica sconfitta tanto da arrivare al punto di tirare il Profeta per la giacca tradendo l’essenza laica di Fatah. Il decreto legge firmato da Abu Mazen considera le elezioni politiche come una prima fase per la formazione del futuro Consiglio nazionale palestinese, l’olp, che rappresenta i palestinesi in patria, all’estero e in diaspora.