Israele ha colpito l’impianto nucleare di Natanz nell’intento di sabotare la politica iraniana degli Stati Uniti e l’accordo sul nucleare

E’ ormai chiaro come Israele sia impegnato in un imponente e attentamente pianificato piano a lungo termine per fare di tutto, tranne la guerra, per sabotare il programma nucleare dell’Iran.

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Richard Silverstein – 12 aprile 2021

Ci sono rapporti contrastanti sulla natura e l’entità dei danni causati da un attacco del Mossad all’impianto nucleare iraniano di Natanz. Alcuni rapporti parlavano di un attacco informatico che ha sabotato la rete elettrica e interrotto l’alimentazione alle centrifughe e ad altre apparecchiature. Ma i resoconti più probabili indicano che un ordigno esplosivo ha causato anche enormi danni fisici all’impianto. È possibile che il congegno esplosivo sia stato attivato a distanza da un dispositivo informatico. Ciò accorderebbe entrambe le spiegazioni.

Il New York Times riporta:

“Due funzionari dell’intelligence informati sui danni hanno detto che erano stati causati da una grande esplosione che ha completamente distrutto il sistema di alimentazione interno indipendente, e altamente protetto, che alimenta le centrifughe sotterranee che arricchiscono l’uranio”

“I funzionari, che hanno parlato sotto anonimato per descrivere un’operazione segreta israeliana, hanno affermato che l’esplosione ha inferto un duro colpo alla capacità dell’Iran di arricchire l’uranio e che potrebbero essere necessari almeno nove mesi per ripristinare la produzione di Natanz”.

Il rapporto del New York Times non chiarisce se i funzionari dell’intelligence citati siano israeliani o americani, ma sembra molto più probabile che si tratti di funzionari del Mossad poiché conoscerebbero sia l’obiettivo che l’entità dei danni. Ronen Bergman, la cui firma appare in questo articolo, è specializzato in servizi giornalistici sul Mossad, come ho scritto in un precedente articolo di questa settimana.

Dato che la fonte qui è probabilmente il Mossad, è importante prendere queste affermazioni scetticismo. Sì, ci saranno problemi. Ma gli iraniani si sono dimostrati straordinariamente adattabili nel riprendersi dai precedenti attacchi israeliani. Hanno anche livelli di ridondanza* in tutti i loro programmi e strutture. Sebbene Natanz possa essere il loro principale impianto di produzione, potrebbero esserci altre strutture supplementari con cui ovviare fino a quando non ripareranno i danni.

L’apparato di intelligence militare e l’approccio alla sicurezza di Israele tendono a sopravvalutare l’impatto che le sue operazioni hanno sui suoi nemici. Poiché Israele si affida alla forza piuttosto che alla diplomazia per perseguire i propri interessi, tende a vedere questi attacchi nella loro luce più favorevole. La realtà ha dimostrato che la forza ha effettivamente un impatto limitato e relativamente di breve durata. Qualunque danno infligga può essere riparato. E non dissuade mai il nemico (che sia l’Iran, Hezbollah o Hamas) dal perseguire l’approccio che ha scelto.

Questo è il secondo grande attacco a Natanz da parte del Mossad nell’ultimo anno. Un’esplosione simile ha causato anche gravi danni alla struttura. Ma come ho notato sopra, è stato ripristinato e reso funzionante in un periodo di tempo relativamente breve.

È interessante notare che l’articolo pubblicata dall’Associated Press conteneva originariamente il paragrafo seguente, che è stato censurato o eliminato dalle versioni successive di questo articolo. Riferisce di un notevole danno fisico alla struttura:

“La televisione di stato deve ancora mostrare le immagini della struttura. Tuttavia, la struttura sembrava essere in un tale caos che, in seguito all’attacco, un importante portavoce dell’Organizzazione per l’Energia Atomica Iraniana (Atomic Energy Organization of Iran – AEOI) Behrouz Kamalvandi che camminava sopra il terreno nel sito è caduto per sette metri attraverso un condotto di aerazione aperto, ricoprendosi di detriti di alluminio, rompendosi entrambe le gambe e riportando ferite alla testa”.

Il rapporto del Daily Mail conferma l’incidente anche se riporta che le ferite del funzionario sono più leggere rispetto alla versione di Associated Press:

“L’IRNA, l’Agenzia di Stampa della Repubblica Islamica ha riferito che: In un incidente correlato, il portavoce dell’AEOI Behrouz Kamalvandi ha avuto un incidente domenica durante l’ispezione del sito quando “è caduto da pochi metri e ha subito lievi fratture ai piedi e alla testa”.

“Lunedì Kamalvandi ha rilasciato una video intervista dal suo letto d’ospedale all’agenzia di stampa Tasnim in cui ha espresso fiducia che dopo la “piccola esplosione potranno riparare rapidamente le aree danneggiate”. ”

Non è un caso che l’attacco israeliano sia avvenuto “poche ore” dopo che gli iraniani annunciavano con orgoglio l’installazione di nuove centrifughe sulla linea di produzione che avrebbero potuto produrre molto più uranio arricchito e ad un ritmo molto più veloce.

A questo attacco si aggiunge la fuga di notizie della scorsa settimana da parte di un funzionario israeliano del Mossad, indiscrezioni arrivate a Ronen Bergman del New York Times secondo cui Israele aveva sabotato la nave spia iraniana Saviz al largo della costa yemenita; precedenti attacchi alle petroliere iraniane, tra cui uno che ha causato una massiccia fuoriuscita di petrolio e il peggior disastro ambientale nella storia di Israele; e l’assassinio israeliano del fondatore del programma nucleare iraniano, ed è chiaro che Israele è impegnato in un imponente e attentamente pianificato piano a lungo termine per fare di tutto, tranne la guerra, per sabotare il programma nucleare dell’Iran.

Alcuni media riportano indiscrezioni da fonti israeliane secondo cui la campagna di sabotaggio indebolisce effettivamente la posizione dell’Iran nei colloqui del Piano d’Azione Congiunto Globale (Joint Comprehensive Plan of Action – JCPOA). Come se Israele avesse in qualche modo fatto un favore ai partecipanti nell’attaccare l’Iran. Non c’è alcuna speranza che la distruzione o l’indebolimento del programma di arricchimento dell’Iran avrà alcun impatto sulla posizione negoziale di quel paese. Semmai lo renderà più intransigente e meno disposto a scendere a compromessi (che è probabilmente il risultato che Israele preferisce).

La campagna israeliana sembra contraddire direttamente l’intenzione dichiarata dell’amministrazione Biden di tornare all’accordo nucleare JCPOA. Questo sforzo è recentemente fallito a causa dell’ostinazione degli Stati Uniti nel chiedere all’Iran di tornare alla piena conformità prima che gli Stati Uniti facciano la loro parte e alleggeriscano le sanzioni imposte da Donald Trump dopo essersi ritirato dall’accordo. Questa posizione degli Stati Uniti dalla linea dura sembra in parte motivata dalla paura dell’opposizione repubblicana a un accordo che sembrerebbe troppo conciliante per gli iraniani.

Tuttavia, il pericolo di tale ostinazione è che dà agli israeliani la possibilità di organizzare ulteriori attacchi, che avvelenerebbero il clima per qualsiasi risoluzione pacifica dell’intera questione. Più scienziati vengono uccisi, navi sabotate e strutture bombardate, più l’Iran si opporrà al ritorno all’accordo nucleare. Dirà che non importa quanto verrà compromesso, indipendentemente dai risultati dell’accordo, è impossibile controllare Israele, che continuerà ad attaccare. Quindi, a meno che non si possa fermare Israele, non importa quello che si farà. In tal caso, l’Iran preferirà correre il rischio e perseguire i propri piani nucleari non ostacolati da tali accordi, dal momento che lo intralceranno.

Un’altra terribile possibilità è che gli attacchi israeliani motiveranno gli iraniani a lanciare un attacco devastante contro un obiettivo israeliano. Una possibilità ancora più probabile è che l’Iran rinunci a tutti i vincoli sul programma nucleare e faccia di tutto per produrre un’arma nucleare e il sistema missilistico balistico necessario per lanciarla. L’Iran ha ovviamente dei limiti. Deve ponderare attentamente le sue risposte per non tirare troppo la corda con i suoi interlocutori JCPOA. Deve mantenere il sostegno in particolare di Russia e Cina, i suoi attuali alleati. Ma quanto maggiori e dannosi sono gli attacchi israeliani, tanto più è probabile che si allentino queste restrizioni.

Non è nemmeno un caso che Israele abbia attaccato proprio il giorno in cui il Segretario alla Difesa Lloyd Austin è arrivato per la prima visita di un alto funzionario statunitense dopo l’insediamento dell’Amministrazione Biden. Era chiaramente inteso come un avvertimento agli Stati Uniti. Anche se Austin non stava per essere coinvolto:

“Austin ha accuratamente evitato ogni riferimento all’Iran e alle sue ambizioni nucleari nelle sue dichiarazioni pubbliche durante la visita di due giorni in Israele, anche quando i suoi interlocutori hanno evidenziato la questione”

Israele ha usato una provocazione analoga durante una visita di Biden in Israele quando era Vice Presidente, annunciando centinaia di nuove unità abitative degli insediamenti il ​​giorno del suo arrivo.

Questo è un chiaro messaggio di sfida a Biden, che qualsiasi cosa voglia fare riguardo all’Iran non ha alcuna influenza su di esso. Continueremo i nostri sforzi e non ci fermeranno. Lascerebbe al presidente degli Stati Uniti l’opzione altamente sgradevole di esercitare la massima pressione sugli israeliani per fermare gli assalti. Questo diventerebbe un gioco ad alto rischio in cui Biden dovrebbe porre e attuare “significative” sanzioni sugli israeliani, del tipo che indurrebbero Netanyahu a fermarsi. Ciò potrebbe significare sanzioni economiche o militari. Il blocco di alcuni o tutti i 3,8 miliardi di dollari annuali in aiuti negoziati da Obama. Nessun presidente dai tempi di George Bush è stato disposto a intraprendere azioni così drastiche. I presidenti democratici in particolare sono condizionati dagli attacchi repubblicani che gli chiedono di essere pro-Israele o apertamente anti-Israele. Difficilmente Biden si spingerà così oltre, se non altro perché percepisce il Medio Oriente come una priorità molto inferiore rispetto all’Asia e ad altri affari mondiali.

Questo, ovviamente, lascia l’Iran isolato aumentando la probabilità che reagisca sempre più provocatoriamente alle provocazioni israeliane. Il pericolo in un simile processo è che l’approccio relativamente diretto di Biden lasci le due parti a sbrigarsela tra loro. Gli eventi potrebbero sfuggire di mano e quando gli Stati Uniti se ne renderanno conto, potrebbe essere troppo tardi. In un Medio Oriente con centinaia di armi nucleari israeliane, miliardi di armi avanzate e odio di generazioni tra sunniti e sciiti, la regione non può permettersi la versione di Biden della benevola negligenza.

Note:

[*] Si definisce livello di ridondanza il numero di inconvenienti distinti e indipendenti che possono verificarsi senza che questi causino un’interruzione significativa del servizio, durante l’arco temporale del servizio stesso.

Richard Silverstein è un blogger a tempo pieno che si definisce un “progressista critico del sionismo” che sostiene un “ritiro israeliano ai confini pre-67 e un accordo di pace garantito a livello internazionale con i palestinesi”. Ha anche creato l’ormai defunto Israel Palestine Forum, un forum progressista dedicato alla discussione del conflitto israelo-palestinese. Ha spesso intervistato su Iranian Press TV e ha contribuito con saggi ad Al Jazeera, The Huffington Post, The Guardian, Haaretz, The Jewish Daily Forward, Los Angeles Times, Tikkun, Truthout, The American Conservative, Middle East Eye e Al-Araby Al-Jadeed.

 

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org