Israele: I gruppi ebraici statunitensi stanno esaltando il regime di estrema destra di Naftali Bennett

Nonostante le dichiarazioni ottimistiche, il nuovo governo di Israele offre solo un cambiamento apparente, pur mantenendo le stesse politiche razziste contro i palestinesi. Foto di copertina: Gli israeliani sbeffeggiano il premier entrante Naftali Bennett a Gerusalemme il 15 giugno 2021 (AFP)

Fonte: English version

Di Richard Silverstein  (*) – 17 giugno 2021

Dopo 12 anni di governo ininterrotto del Primo Ministro Benjamin Netanyahu, Israele ha accolto un nuovo governo guidato da Naftali Bennett, leader del partito di estrema destra Yamina.

La nuova coalizione abbraccia un’ampio schieramento che va dall’estrema destra all’estrema sinistra, uno sviluppo mai visto prima nella politica israeliana. Include anche il partito islamista Raam,  per la prima volta un partito palestinese siede in Parlamento in uno schieramento di questo tipo.

Gli israeliani si sono riversati nelle strade a decine di migliaia per celebrare la capitolazione di Netanyahu, in quella che il New York Times ha definito una “festa danzante”. La loro gioia segna la fine di un malcontento, accumulato nel corso di mesi di proteste delle Bandiere Nere contro la figura popolarmente soprannominata “Crime Minister”. Attualmente è sotto processo, con tre accuse per corruzione; se condannato, potrebbe essere incarcerato, cosa che è successa solo a un precedente Primo Ministro israeliano.

I gruppi ebraici della diaspora si sono uniti alla celebrazione, rilasciando dichiarazioni di sollievo e speranza per il cambio di governo. Ma questi sono contrassegnati da un fraintendimento fondamentale della natura dei nuovi leader del paese.

Il principale gruppo di lobby israeliano negli Stati Uniti, l’AIPAC, ha affermato di “accogliere favorevolmente il nuovo e diversificato governo israeliano” guidato da Bennett. Il termine “diversità” tenta di fare una virtù del fatto che questa coalizione includa un Primo Ministro che una volta disse: “Ho ucciso molti arabi nella mia vita, e non ho avuto alcun problema”. Include anche un partito palestinese affiliato ai Fratelli Musulmani, il cui leader, nel suo primo discorso alla Knesset, ha promesso agli elettori che avrebbe restituito la terra espropriata da Israele ai palestinesi.

Il North American Reform Jewish Movement (Movimento Ebraico Riformatore Nord Americano) sembrava il più distaccato dalla realtà israeliana: “Siamo fiduciosi che questo nuovo governo, senza precedenti nella diversità ideologica dei suoi membri, si impegnerà a promuovere un’agenda pluralista, a combattere l’estremismo e ad essere un governo per tutti i cittadini di Israele. Speriamo anche che questo governo riaffermi l’importanza della sensibilizzazione e dell’impegno bipartisan.”

“Democrazia fiorente”?

Dato che Bennett è noto per la sua incendiaria retorica anti-palestinese, è difficile capire come possa essere un leader per tutti i cittadini di Israele.

Infatti, questa settimana gli israeliani hanno tenuto l’annuale Marcia delle Bandiere, una “festa” di estrema destra caratterizzata da dimostrazioni provocatorie di estremisti israeliani nei quartieri palestinesi, dove intonano ad alta voce canti come “Morte agli Arabi”.

Sebbene alcuni leader politici abbiano sollecitato l’annullamento della marcia a causa delle recenti violenze tra israeliani e palestinesi, il governo si è rifiutato di sospenderla; molti dei partecipanti erano sostenitori chiave dei partiti di estrema destra, come Yamina di Bennett.

 

Foto: Gesti di Bennett alla Knesset a Gerusalemme il 16 giugno 2021 (AFP)

Alla luce di questa tacita alleanza tra estremisti ebrei violenti e i loro protettori politici, è sorprendente che i gruppi ebraici americani possano chiudere gli occhi e vedere solo rose e fiori.

Il Consiglio dei Deputati degli Ebrei Britannici ha dato un caloroso benvenuto al nuovo governo, affermando che la “coalizione di unità” che comprende “partiti di centro, sinistra, destra e, per la prima volta in quasi 50 anni, un partito politico arabo israeliano è una splendida dimostrazione della fiorente democrazia di Israele”.

Resta da vedere se vi sia “unità” in un amalgama di tanti disparati partiti politici nel tempo. Ma questo governo è più un atto di disperazione, messo insieme come unica speranza di rimuovere Netanyahu dal potere, che una “dimostrazione della fiorente democrazia di Israele”.

Fatti della stessa pasta

Il più liberale dei gruppi che accolgono il nuovo governo, J Street, ha espresso alcune riserve, osservando: “Mentre abbiamo motivo di sperare che il nuovo governo sarà molto più moderato e ragionevole del suo predecessore in molti settori, non abbiamo motivo di aspettarci che ponga fine all’intollerabile status quo, ingiusto e deteriorante dell’occupazione senza fine e della violenza sistemica. Naftali Bennett si è costantemente presentato come un’alternativa ancora più intransigente, favorevole agli insediamenti, anti-palestinese e di estrema destra”.

Questo sembrava almeno un tacito riconoscimento che le opinioni passate di Bennett non erano più ricettive di quelle di Netanyahu a una soluzione a due stati.

Chiaramente, i gruppi ebraici più di sinistra negli Stati Uniti, If Not Now e Jewish Voice for Peace, non hanno rilasciato dichiarazioni, suggerendo che non vedevano nulla da celebrare nel nuovo governo. È semplicemente un cambio di facciata, con le stesse politiche razziste e di apartheid del suo predecessore. Bennett è fatto della stessa pasta di Netanyahu, avendo lavorato un tempo come suo Capo di Gabinetto.

Nel frattempo, il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden si è affrettato a congratularsi con Bennett; mentre ha impiegato un mese per chiamare Netanyahu dopo il suo insediamento, gli sono bastate solo due ore per chiamare Bennett. Nonostante gli Stati Uniti si rendano conto che il nuovo governo israeliano continuerà a opporsi al previsto ritorno all’accordo nucleare iraniano di Biden, vogliono che l’opposizione sia velata piuttosto che esplicita.

Biden comprende che Bennett non differisce in modo significativo in termini politici dal suo predecessore, il che significa che è improbabile che gli Stati Uniti premano per importanti accordi o negoziati tra Israele e i palestinesi. Ma il solo essere in grado di abbassare le tensioni sulla relazione tra Stati Uniti e Israele porterebbe una gradita tregua, per quanto riguarda Biden.

Nel suo discorso inaugurale come Primo Ministro, Bennett ha chiarito di aver capito quanto Netanyahu avesse allontanato i democratici statunitensi, sfidando ogni volta l’ex Presidente Barack Obama e ostacolando diversi tentativi di negoziare un accordo di pace con i palestinesi.

Bennett ha promesso di lavorare sia con i repubblicani che con i democratici, anche se, data l’inquietudine dei democratici progressisti alla luce dell’ultimo attacco di Israele a Gaza, troverà il partito sempre più diviso.

(*) Richard Silverstein è un blogger di professione che si definisce un “progressista critico del sionismo” che sostiene un “ritiro israeliano ai confini pre-67 e un accordo di pace garantito a livello internazionale con i palestinesi”. Ha anche creato l’ormai defunto Israel Palestine Forum, un forum progressista dedicato alla discussione del conflitto israelo-palestinese. Le sue interviste sono state spesso su  Iranian Press TV e ha contribuito con saggi ad Al Jazeera, The Huffington Post, The Guardian, Haaretz, The Jewish Daily Forward, Los Angeles Times, Tikkun, Truthout, The American Conservative, Middle East Eye e Al-Araby Al-Jadeed.

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org