L’invasione della Russia dovrebbe essere uno specchio per la società israeliana

L’invasione della Russia avrebbe dovuto essere uno specchio importante per la società israeliana, se solo la stragrande maggioranza degli ebrei israeliani fosse stata abbastanza coraggiosa da vederlo.

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Di Edo Konrad – 27 febbraio 2022

Immagine di copertina: Manifestanti filo-ucraini manifestano a Tel Aviv contro l’invasione russa, 26 febbraio 2022. (Credito: Oren Ziv)

Sabato notte, due giorni dopo che la Russia ha lanciato l’invasione dell’Ucraina, migliaia di israeliani, la maggior parte provenienti da ex repubbliche sovietiche, sono scesi nelle strade di Tel Aviv. Avvolti in bandiere ucraine, hanno marciato per la città con un chiaro messaggio: la guerra di Vladimir Putin deve essere fermata. La protesta è stata una delle tante in tutto il mondo che ha cercato di ritenere il presidente russo responsabile del suo tentativo bellicoso di usurpare e occupare completamente un paese vicino.

La simpatia degli israeliani per gli ucraini è risuonata ben oltre i russi. Mentre i carri armati di Putin avanzavano, un singolo slogan unificante ha cominciato ad arrivare da vari lati dei media israeliani: “Non abbiamo nessuno su cui contare se non noi stessi”. Lo slogan, profondamente radicato nella psiche israeliana, si basa sull’idea che la nostra esistenza di ebrei non è mai stata garantita e che finalmente, in un nostro Stato-Nazione, siamo in grado di proteggerci da chiunque cerchi di distruggerci.

C’è una buona ragione per cui questo slogan riunisce così tanti ebrei israeliani. La storia del feroce antisemitismo in tutto il mondo, inclusa l’Ucraina, dove gli ebrei hanno affrontato alcuni dei peggiori pogrom (persecuzioni) del secolo scorso, non è sorpassata per molti di noi o per le nostre famiglie. In questo senso, l’intuitiva simpatia per gli ucraini nutrita da molti israeliani è sincera: chi, se non noi, sa come ci si sente ad affrontare la tirannia come quella inflitta dalla Russia?

Una risposta ovvia, sfortunatamente, non è stata recepita tra la maggior parte degli israeliani.

Qualunque affinità possano avere per la lotta dell’Ucraina, l’idea che gli ebrei israeliani non possono fidarsi di nessuno se non di se stessi non solo alimenta le loro tendenze più ultranazionaliste, ma è semplicemente infondata. Fin dai primi anni del movimento sionista, Israele è esistito in gran parte grazie alla magnanimità degli altri: lo Stato fu istituito con il sostegno politico, finanziario e militare di grandi potenze come la Gran Bretagna, e la sua conquista della Palestina nel 1948 fu rapidamente legittimata dalle Nazioni Unite. La sponsorizzazione straniera è continuata nei decenni successivi, incluso un reattore nucleare fornito dalla Francia negli anni ’50, gli aiuti americani durante la guerra dello Yom Kippur del 1973 e 3,8 miliardi di dollari (3,4 miliardi di euro) in fondi militari all’anno da Washington.

Quelle stesse potenze mondiali per decenni hanno concesso a Israele carta bianca per occupare territori stranieri come il Libano e per imporre un regime di apartheid sui palestinesi tra il fiume e il mare. Al contrario, hanno ripetutamente castigato e punito i palestinesi per aver parlato, protestato e imbracciato le armi, facendo esattamente quello che farebbe qualsiasi altro popolo oppresso, contro il loro occupante. Il fatto che il Primo Ministro israeliano Naftali Bennett si sia deliberatamente astenuto dal designare la Russia come l’aggressore, per ragioni strategiche e geopolitiche, fa ben poco per nascondere quel doppio standard.

L’invasione della Russia avrebbe dovuto essere uno specchio importante per la società israeliana, se solo la stragrande maggioranza degli ebrei israeliani fosse stata abbastanza coraggiosa da vederlo. Sebbene molti israeliani si considerino ancora una nazione vulnerabile circondata da nemici, in realtà sono cittadini di una potenza regionale dotata di armi nucleari sostenuta dagli Stati occidentali. Anche i Paesi occidentali dovrebbero guardare in quello stesso specchio: mentre stanno imponendo sanzioni immediate per cercare di respingere l’invasione e l’occupazione della Russia, stanno allo stesso tempo rifiutando l’idea stessa di sanzioni contro l’occupazione di Israele non solo come una cosa ignobile, ma anche antisemita.

Poiché il mondo giustamente si raduna dietro gli ucraini, dobbiamo ricordare che la solidarietà con tutte le persone che affrontano l’oppressione non significa solo marciare per le strade per una sola causa. È necessario cogliere questo momento per avere conversazioni serie su chi stiamo aiutando a combattere per le loro libertà e chi stiamo abbandonando alla sottomissione.

Edo Konrad è il caporedattore di +972 Magazine.

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org