Come il senso di colpa tedesco viene usato per mettere a tacere i palestinesi

In Germania le voci palestinesi vengono cancellate: una nazione che cerca di liberarsi da un oscuro passato nei confronti di un popolo, creando un oscuro presente per un altro popolo.

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Abir Kopty – 28 giugno 2022

Immagine di copertina: Un manifestante indossa un berretto con i colori della bandiera palestinese durante una protesta filo-palestinese a Berlino il 19 maggio 2021 (AFP)

“Dopo alcune considerazioni, il Goethe-Institut ha deciso che Mohammed el-Kurd non era un oratore appropriato per questo forum: in precedenti post sui social media, ha fatto diversi commenti su Israele in una forma  che il Goethe-Institut non trova accettabile. ”

È così che il Goethe Institut, un’associazione culturale tedesca finanziata dallo stato, ha giustificato la sua decisione di cancellare l’invito ad intervenire nel corso della sua conferenza “Beyond the Lone Offender” , rivolto al  famoso scrittore e giornalista palestinese Mohammed el-Kurd

Qui “appropriato” e “accettabile” non sono casuali: riflettono un approccio profondamente radicato in Germania nei confronti della causa palestinese. È paternalistico: ” Dalla nostra zona di comfort, noi tedeschi possiamo insegnare a voi, vittime, cosa debba o non debba essere detto del vostro oppressore”.

Ossessionati dal loro passato, i tedeschi stanno cercando di scaricare i loro sensi di colpa sulle spalle dei palestinesi

Ma mostra anche come i tedeschi siano soggetti a un “Ministero del pensiero” quando si tratta di Israele. L'”appropriato” e l'”accettabile” non sono valutati secondo i criteri tedeschi, ma secondo ciò che Israele considera appropriato e accettabile.

Ossessionati dal loro passato, i tedeschi stanno cercando di scaricare i loro sensi di colpa sulle spalle dei palestinesi. L’antisemitismo non è più un loro problema, lo è per i palestinesi. I palestinesi che non si assumono questa responsabilità e non si scusano, non sono voci “appropriate e accettabili”.

Quello che ha fatto il Goethe Institut è delegittimare la voce di el- Kurd e tutto ciò che rappresenta. D’ora in poi sarà difficile per qualsiasi istituzione tedesca invitarlo. Lo standard è stato fissato. La sua voce non è “accettabile e appropriata” per i tedeschi.

Discorso anti-palestinese

Questa cancellazione dell’invito è stata accompagnata da un silenzio quasi completo della società tedesca. Fatta eccezione per alcuni tedeschi che hanno osato annullare la loro presenza in segno di protesta, nessuna istituzione, politico o personaggio pubblico ha osato pronunciare una parola.

Lo scorso maggio, la polizia di Berlino ha vietato diverse proteste nel giorno della Nakba. Quando centinaia di attivisti sono scesi in strada nonostante il divieto, si sono trovati di fronte a brutali attacchi da parte della polizia, che ha arrestato decine di persone. In una clip, condivisa da Human Rights Watch, un ufficiale dice a una donna che è stata trattenuta perché “ha gridato Palestina libera’”.

I media tedeschi che hanno seguito la storia del Goethe Institut l’hanno trattata come una notizia, ripetendo la dichiarazione dell’Institut. Ad el-Kurd non è stato chiesto di commentare. Questo è il modo in cui la Germania ci tratta: parlare di noi, senza di noi.

Negli ultimi anni le pratiche e i discorsi anti-palestinesi sono in aumento. Non è solo il comportamento populista nelle strade, tra i gruppi di destra. Non è ai margini. È nel mainstream – tra funzionari, rappresentanti eletti, istituzioni ufficiali, società civile e media.

La giornalista Nemi el-Hassan è stata licenziata dal canale tedesco WDR dopo che un attivista di destra ha  pubblicato una sua foto durante una marcia al-Quds a Berlino nel 2014, quando aveva 17 anni, molto prima che diventasse giornalista. Il modo in cui i media tedeschi si sono uniti nell’attacco contro di lei e l’hanno trattata come una peccatrice che avrebbe dovuto scusarsi, è stato semplicemente vergognoso.

Il primo ministro israeliano Naftali Bennett (R) saluta il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier nel suo ufficio a Gerusalemme, il 1° luglio 2021 (AFP)

L’emittente statale tedesca Deutsche Welle (DW) ha recentemente licenziato sette giornalisti arabi e palestinesi per i loro post sui social media che ha condannato come “antisemiti”. Proprio il mese scorso, una mostra di opere di artisti palestinesi nell’ambito del famoso festival d’arte Documenta 15, nella città di Kassel, è stata presa di mira con atti di vandalismo razzista.

Numerose conferenze ed eventi sono stati cancellati negli ultimi anni dopo pressioni e accuse di antisemitismo.

Un posto molto oscuro

Nel 2019, la dott.ssa Anna-Esther Younes, un’accademica tedesco-palestinese, venne invitata a non parlare a un evento dopo che un dossier segreto su di lei era stato condiviso con gli organizzatori. Un dossier segreto!

Non si tratta più di tedeschi che hanno paura di parlare: quel lavoro è stato compiuto da tempo; i tedeschi spesso si astengono da qualsiasi critica a Israele o da qualsiasi solidarietà con i palestinesi. Ora però i tedeschi sono arrivati ad astenersi dal difendere il diritto delle voci palestinesi di essere ascoltate.

Questo silenzio sta permettendo al sentimento anti-palestinese di radicarsi profondamente nella mentalità della società, al di là della destra o della lobby sionista

Questo è un processo che può portarci in un luogo molto oscuro. È terrificante pensare che ciò stia accadendo in un paese che ha così tanto da imparare dalla propria storia. È una minaccia per i palestinesi in Germania, in quanto li priva di uno spazio sicuro per parlare in pubblico della propria causa.

Il tentativo da parte dei difensori di Israele di rendere i diritti pro-palestinesi sinonimo di antisemitismo, è distruttivo per i palestinesi in Germania per diversi aspetti. Chiede a generazioni di palestinesi in Germania di tarare la propria identità e i propri sentimenti nei confronti della propria patria in modo “appropriato e accettabile” per il loro oppressore.

Cosa verrà dopo? I palestinesi saranno costretti a nascondere la propria identità per non essere braccati nelle strade?

Questo dovrebbe essere estremamente allarmante per i tedeschi. Cercare di liberarsi di un oscuro passato nei confronti di un popolo, non dovrebbe accadere creando un oscuro presente per un altro popolo.

Le opinioni espresse in questo articolo appartengono all’autore e non riflettono necessariamente la politica editoriale di Middle East Eye.

Abir Kopty è uno scrittore e giornalista con sede a Berlino.

 

Traduzione di Grazia Parolari “Tutti gli esseri senzienti sono moralmente uguali” -Invictapalestina.org