Quando Israele attacca Gaza, la morte di civili viene prevista

Le testimonianze di soldati ed esperti israeliani rivelano che gli attacchi militari a Gaza vengono effettuati preventivando vittime civili tra i palestinesi.

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Di Jessica Buxbaum – 31 agosto 2022

Dopo l’ultimo assalto alla Striscia di Gaza assediata ad agosto, in cui sono stati uccisi 48 civili, tra cui 16 bambini, l’esercito israeliano ha attivamente cercato di dimostrare che evita di danneggiare i civili.

Tuttavia, le testimonianze dei soldati e le conoscenze degli esperti rivelano che gli attacchi alla popolazione civile sono una consuetudine nelle operazioni militari e sono spesso previsti.

Secondo un ex soldato che ha prestato servizio nell’unità di monitoraggio aereo dell’Aeronautica Militare, l’esercito israeliano mantiene una banca dati di potenziali obiettivi che dovrebbe essere aggiornata regolarmente per confermare se sono ancora siti militari rilevanti.

“Quello che succede però è che ci sono moltissimi di questi obiettivi e i soldati sono nient’altro che pigri diciottenni annoiati a morte che non hanno idea di cosa stanno facendo”, ha detto l’ex soldato, che desidera rimanere anonimo.

“Il problema è che una parte significativa degli obiettivi presenti nell’archivio non viene aggiornata, quindi vengono prese decisioni basate su informazioni errate”.

Ad esempio, per Israele classificare erroneamente complessi civili come complessi militari è un fenomeno comune.

Nel 2019, l’esercito israeliano ha ammesso che un attacco aereo contro una casa nella Striscia di Gaza, che ha cancellato una famiglia di nove persone, è stato classificato erroneamente come un complesso della Jihad Islamica quando il luogo avrebbe dovuto essere contrassegnato come un edificio civile “con qualche attività militante”.

Secondo i funzionari militari israeliani, nell’ultimo anno non avevano verificato se nel sito vi fosse la presenza di civili.

Ma i militari non attaccano siti civili solo accidentalmente; sono perfettamente consapevoli della presenza di civili nei siti bersaglio.

“L’esercito israeliano attacca consapevolmente i siti in cui sono presenti civili”, ha detto Shir Hever, il coordinatore dell’embargo militare per il Comitato di Boicottaggio Nazionale del Movimento di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS).

Palestinesi espongono cartelli con messaggi e immagini il 17 agosto chiedendo la protezione dei bambini durante una veglia nel luogo in cui 5 bambini della famiglia Najm sono stati uccisi nell’ultimo attacco israeliano a Gaza. (Getty)

“Accade costantemente nella densamente popolata Striscia di Gaza, la più grande prigione a cielo aperto del mondo dove i non combattenti non hanno nessun posto dove nascondersi. Inoltre i soldati e gli ufficiali che scelgono di usare la forza letale sanno che non saranno ritenuti responsabili dalle autorità israeliane”, ha aggiunto.

“Nessun soldato è stato accusato o condannato per l’uccisione di civili a Gaza dalla Prima Intifada (rivolta palestinese del 1987-1993)”.

“Venivano calcolate anche le vittime civili”. Secondo le testimonianze dei soldati dell’ONG israeliana Breaking the Silence (Rompere il Silenzio) sulla guerra di Israele a Gaza nel 2014, non è necessario determinare se i civili si trovano all’interno di una struttura prima di attaccarla.

“Ipotizziamo che l’obiettivo sia il vice comandante di battaglione di Hamas a Shuja’iyya, se il numero di civili presenti non fosse troppo alto verrebbe lanciato un attacco. Per troppo alto, si intende un numero a due cifre”, ha confidato in forma anonima un soldato all’Organizzazione Breaking the Silence.

L’esercito israeliano in una dichiarazione ha denunciato le testimonianze dei soldati, definendole false.

“Prima di ogni attacco, l’esercito israeliano adotta molte misure precauzionali basate su informazioni accurate per ridurre la possibilità di danneggiare i civili durante le attività operative”. “Inoltre, tutti gli obiettivi designati sono approvati ed esaminati da una prospettiva giuridica e secondo il diritto internazionale”, ha affermato il portavoce militare.

La sorveglianza come forma di disumanizzazione

Anche le operazioni militari israeliane a Gaza sono particolarmente potenziate dalla sorveglianza. Secondo Hever, ogni metro della Striscia di Gaza è sotto la costante sorveglianza israeliana dal Mar Mediterraneo, elettronicamente e tramite i droni che osservano dal cielo.

“Lo spionaggio israeliano non solo può violare i telefoni per ascoltare conversazioni o leggere messaggi di testo, ma anche craccare i telefoni e trasformarli in dispositivi di intercettazione e scaricare l’intera cronologia del telefono”, afferma Hever.

Queste informazioni vengono utilizzate per localizzare i combattenti della resistenza e giustificare la loro uccisione, ma Hever spiega che non c’è responsabilità in questo processo.

“Gli ufficiali superiori non controllano i dati grezzi raccolti dalla sorveglianza, ma semplicemente prendono per attendibili le informazioni degli agenti dei servizi segreti”, ha detto Hever.

L’ufficiale anonimo che lavorava nel monitoraggio aereo ha descritto come, poiché Israele controlla lo spazio aereo di Gaza, gli aerei possono volare incredibilmente vicino al suolo.

“Ciò significa che hanno filmati ad alta risoluzione dell’intera Striscia”, ha detto, spiegando che durante il suo servizio avrebbero scansionato i cieli più volte alla settimana.

Hever ha descritto la sorveglianza israeliana raccolta sugli abitanti di Gaza come principalmente funzionale, semplicemente utilizzata per l’acquisizione di obiettivi.

“La sorveglianza può raccogliere molte informazioni, ma l’esercito israeliano non sta usando queste informazioni per conoscere le loro vittime palestinesi, la loro cultura, religione, i loro progetti e le loro usanze”, ha detto Hever.

“Li disumanizzano e questo svuota anche i loro dati di sorveglianza dal loro valore di qualcosa di più della tecnologia di acquisizione dei bersagli”.

Jessica Buxbaum è una giornalista corrispondente da Gerusalemme per MintPress News che copre Palestina, Israele e Siria. Il suo lavoro è apparso su Middle East Eye, The New Arab e Gulf News.

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org