FIDA JIRYS – QUANDO CASA NON È PIÙ CASA

“Da qualunque lato del Muro di Separazione abbiamo vissuto, abbiamo pagato il prezzo, ogni giorno, per non essere ebrei”. Tutti noi abbiamo il dovere di aiutare ad abbattere questo muro e, con esso, rifiutare l’idea che l’identità di qualcuno sia una giustificazione per disumanizzarlo.disumanizzarlo.

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Di Sam Bahour – Settembre 2022

Tra la vasta letteratura su Palestina e Israele, Stranger in My Own Land: Palestine, Israel and One Family’s Story of Home (Straniera Nella Mia Terra: Palestina, Israele e la Storia di Una Famiglia e Una Patria) di Fida Jiryis offre una prospettiva rara e raramente accessibile. L’autrice è nata da genitori palestinesi di Fassouta, un villaggio cristiano dell’Alta Galilea, sul lato israeliano del confine libanese. Da bambina, Fida ha vissuto gli orrori della guerra in Libano del 1982 e poi si è trasferita con la sua famiglia a Cipro. È una dei pochi palestinesi che hanno cercato di esercitare il loro diritto al ritorno, solo per scoprire che casa non era più casa. Finì per studiare in Scozia, vivere in Canada e infine tornare in Palestina: a Ramallah nella Cisgiordania occupata.

Il suo libro ci guida nel suo viaggio. Il racconto, tuttavia, fornisce un contesto cruciale, incluso un resoconto delle prove e dei traumi della sua famiglia all’indomani della creazione di Israele con la forza nel 1948 e della loro decisione di rimanere in Palestina piuttosto che fuggire. La loro storia è la storia del popolo palestinese.

Il suo è un libro di memorie di famiglia intrecciato con la storia palestinese e la lotta per l’emancipazione, in Israele così come nei Territori Palestinesi Occupati. La storia della famiglia illumina le dimensioni umane della difficile situazione dei palestinesi: espropriazione, governo militare, resistenza, emigrazione, lotta, perdita, dispersione e, infine, ritorno a casa.

Sebbene tutti gli interessati al Medio Oriente sappiano che il 1948 è stato un anno cruciale, raramente si imbattono in un autentico resoconto diretto di come i palestinesi rimasti in Israele (dietro la Linea Verde) hanno affrontato la loro nuova cittadinanza israeliana. Pochi sono consapevoli dei loro numerosi tentativi legittimi e non violenti di sfidare la loro condizione subordinata sotto il sistema politico israeliano. Con scarso successo, fino a quando il ricorso alla violenza iniziò a sembrare l’unica opzione percorribile. Fida descrive ciò che ha incontrato quando si è addentrata in questa complessa realtà: “La nostra identità era un ibrido tra palestinese e israeliano; eravamo una minoranza che lottava per sopravvivere, mentre cercava di mantenere la propria identità”.

Il padre dell’autrice, il famoso Sabri Jiryis, era in prima linea in questa sfida. Uno dei primi attivisti politici palestinesi in Israele, membro attivo dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina e confidente di fiducia di Yasser Arafat, Sabri Jiryis è oggi un avvocato e ricercatore con licenza israeliana, che vive ancora nel suo villaggio natale di Fassouta, dove l’ho incontrato. Non è l’unica figura interessante della famiglia. Lo zio paterno dell’autrice, anche lui ora tornato a Fassouta, faceva parte della resistenza armata alla creazione di Israele; la sua storia porta il lettore nelle turbolente dinamiche della lotta palestinese.

La situazione dei cittadini palestinesi di Israele è troppo spesso trascurata. Quasi il 20% della popolazione dello Stato, sono una fiorente comunità con gli stessi bisogni di qualsiasi altra. Eppure le strutture sociopolitiche e legali di Israele impongono un sistema discriminatorio che ostacola i cittadini palestinesi, individualmente e collettivamente, dalla piena partecipazione e dalla parità di accesso al progresso nella società israeliana. Fida Jiryis scrive della sua esperienza di lavoro accanto a immigrati ebrei israeliani nel settore dell’alta tecnologia; sentiva che “avevano preso non solo il Paese, ma anche tutto il resto”.

Il punto di vista unico e ampio dell’autrice è un prodotto del fatto che lei abbia vissuto in diversi frangenti di ciò che costituisce l’esistenza palestinese: come esiliata nella diaspora palestinese, come cittadina palestinese all’interno di Israele e anche nella Palestina occupata. Questo la prepara come scrittrice a portare i suoi lettori in un territorio che molto probabilmente è nuovo per loro in qualche modo. Il libro offre più di un semplice sguardo personale in ciascuna di queste realtà molto distinte. Evoca visceralmente il sapore di ogni parte di quell’esistenza.

Alcuni momenti in queste pagine si riveleranno indelebili. Come la ricerca di un appartamento in Israele da parte di Fida con l’allora marito: “Ci hanno detto apertamente che non affittavano agli arabi. Non ci sono state scuse ed è stato detto sfacciatamente, come un semplice fatto”. In un edificio vicino alla spiaggia di Nahariya, ricorda, siamo rimasti sbalorditi nel vedere un avviso scritto a mano: “Niente Cani, Niente Arabi”. “Siamo rimasti lì, a fissarlo. Non era nuovo. L’inchiostro era sbiadito e il cartone era consumato ai bordi. Era appeso lì da un po’ di tempo, ho pensato”.

Oltre alla sua visione succinta dell’eredità del razzismo israeliano e della sua realtà come è evidente oggi, Fida è una narratrice avvincente. Ogni capitolo fornisce il retroscena di un momento storico, ma non come un resoconto di terza mano distaccato e superficiale. Fida presenta le persone che hanno vissuto la storia in prima persona. Quella qualità di vivido incontro distingue questo racconto da tanti altri volumi nella letteratura sulla Palestina e sui palestinesi.

Questo libro è per lettori attenti. Quando si inizia a leggerlo non si riesce più a smettere. L’introduzione, con la sua breve panoramica di 100 anni di storia, fornisce un contesto inestimabile per comprendere il resto del libro. È facile da leggere, con un’utile mappa della Palestina/Israele e della regione circostante, un albero genealogico e un glossario di termini comuni e note finali estese e ben documentate per guidare chiunque sia pronto per un’immersione più profonda in una qualsiasi delle narrazioni storiche pertinenti.

Ci sono molte prime volte. Si conoscerà il primo della famiglia a frequentare l’università, il primo arabo in Israele a iscriversi alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Ebraica, la prima figura a lanciare una sfida pubblica al carattere democratico del neonato Stato di Israele e uno dei primi palestinesi ad attuare il loro diritto al ritorno in Patria.

Più che un libro di memorie o una storia, questo è un manuale sulla tragedia umana che si è abbattuta sul popolo palestinese quando è stato creato Israele. E una guida alla risposta palestinese, e come e perché si è evoluta in questo modo. È una lettura obbligatoria per molti, soprattutto per i palestinesi, specialmente, ma non solo per quelli che vivono nella diaspora. Troppo spesso la storia, dalla creazione di Israele nel 1948 fino alla sua occupazione militare della restante parte della Palestina nel 1967, viene, nella migliore delle ipotesi, trascurata del tutto.

Le comunità ebraiche in Israele e nel mondo sono un altro importante pubblico per questo libro. La maggior parte lo troverà difficile da leggere, specialmente quelli intrappolati in una profonda convinzione comune che Israele fosse e rimanga “una luce per le nazioni”. La loro comprensione di se stessi sarà messa alla prova, così come gli stereotipi fin troppo comodi sui palestinesi. Anche ogni funzionario eletto degli Stati Uniti, più il collegio elettorale cristiano evangelico, hanno bisogno di leggere questo libro. Hanno il dovere di comprendere la dimensione della tragedia umana che il continuo sostegno senza vincoli a Israele consente.

In chiusura, Fida nota una semplice verità: “Da qualunque lato del Muro di Separazione abbiamo vissuto, abbiamo pagato il prezzo, ogni giorno, per non essere ebrei”. Tutti noi abbiamo il dovere di aiutare ad abbattere questo muro e, con esso, rifiutare l’idea che l’identità di qualcuno sia una giustificazione per disumanizzarlo.

 

Sam Bahour è un consulente palestinese americano e commentatore politico indipendente di Ramallah/Al-Bireh.

Stranger in My Own Land: Palestine, Israel and One Family’s Story of Home (Straniera Nella Mia Terra: Palestina, Israele e la Storia di Una Famiglia e Una Patria) è stato pubblicato a settembre 2022; è reperibile presso Hurst.

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org