Il Regno Unito respinge l’etichetta “Apartheid” usata nei confronti di Israele nel nuovo patto commerciale e di sicurezza

Il Regno Unito si impegna inoltre ad affrontare i “pregiudizi anti-israeliani” al Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite in vista della visita di Benjamin Netanyahu a Londra.

Fonte:English version
Di Alex McDonald – 22 marzo 2023

Immagine di copertina: La gente passa davanti alle proiezioni delle bandiere di Israele e dell’Union Jack britannica esposte sui muri della città vecchia di Gerusalemme il 10 settembre 2022, giorni dopo la morte della regina Elisabetta II del Regno Unito (AFP)

Il governo britannico ha accettato di opporsi all’uso del termine “Apartheid” per descrivere il trattamento riservato da Israele ai palestinesi come parte di un nuovo “partenariato strategico” tra i due Paesi.

In un accordo firmato a Londra martedì, il governo del Regno Unito si impegna inoltre a contrastare i “pregiudizi anti-israeliani” nelle istituzioni internazionali, incluso il Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite.

L’accordo, firmato venerdì in vista della visita del Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu, è stato concordato a Londra dal Ministro degli Esteri britannico James Cleverly e dal Ministro degli Esteri israeliano Eli Cohen.

L’accordo, intitolato: “The 2030 Roadmap for UK-Israeli Bilateral Relations” (La Tabella di Marcia 2030 per le Relazioni Bilaterali tra Regno Unito e Israele), mira principalmente ad approfondire i “legami economici, di sicurezza e tecnologici” tra i due Paesi e a cooperare per affrontare “il flagello dell’antisemitismo” e le questioni geopolitiche che affliggono la regione, compresa l’influenza iraniana.

“Mentre ci avviciniamo al 75° anniversario delle relazioni tra Regno Unito e Israele, la nostra tabella di marcia ci consentirà di sfruttare appieno le opportunità nei settori di reciproco interesse, tra cui tecnologia, commercio e sicurezza”, ha affermato Cleverly, nei commenti successivi alla pubblicazione dell’accordo.

“Il Regno Unito e Israele sono uniti di fronte alla maligna influenza dell’Iran nella regione e contro il più ampio flagello dell’antisemitismo”.

L’accordo include un impegno ad “affrontare l’attenzione sproporzionata su Israele alle Nazioni Unite e in altri organismi internazionali, compresi i tentativi di delegittimarlo o negare il suo diritto all’autodifesa”.

Cita: “Il Regno Unito e Israele lavoreranno insieme per affrontare l’esclusione di Israele nel Consiglio dei Diritti Umani e in altri organismi internazionali. In questo contesto, il Regno Unito e Israele non sono d’accordo con l’uso del termine ‘Apartheid’ riguardo a Israele”

Alcuni gruppi per i diritti umani, tra cui B’tselem, Human Rights Watch e Amnesty International, negli ultimi anni, a seguito di dichiarazioni simili di attivisti israeliani e palestinesi, hanno stabilito che il termine potrebbe applicarsi alla situazione in Israele e nei Territori Palestinesi Occupati.

L’anno scorso, Michael Lynk, Relatore Speciale delle Nazioni Unite per i Diritti Umani nei Territori Palestinesi Occupati, che riferisce al Consiglio per i Diritti Umani, ha affermato in un rapporto che il trattamento dei palestinesi “soddisfa i criteri probatori prevalenti per la definizione di Apartheid”.

L’accordo ha aggiunto che il Regno Unito si è opposto a una richiesta dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite alla Corte Internazionale di Giustizia per un parere sulle azioni israeliane nei Territori Palestinesi Occupati, affermando che “mina gli sforzi per raggiungere un accordo attraverso negoziati diretti tra le parti, che rimane l’unica via percorribile per una pace duratura”.

Il governo britannico ha anche espresso la sua opposizione alle “campagne di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni”, un apparente riferimento al movimento BDS che cerca di fare pressione su Israele affinché rispetti il ​​diritto internazionale nei Territori Occupati.

L’accordo cita: “Tali campagne sono in contrasto con la politica del governo britannico, e non solo individuano ingiustamente Israele e minano gli sforzi per promuovere il dialogo e la riconciliazione israelo-palestinese, ma possono contribuire alla deplorevole ascesa dell’antisemitismo nel Regno Unito. Il Regno Unito è impegnato a porre fine a tali campagne da parte di enti pubblici, anche attraverso la legislazione”.

Il comunicato stampa che accompagna la pubblicazione dell’accordo aggiunge che Cleverly solleverà la questione della crescente violenza in Israele e nella Cisgiordania occupata, che ha causato la morte di almeno 86 palestinesi e 13 israeliani dall’inizio dell’anno.

Yair Wallach, capo docente di studi israeliani presso la Scuola di Studi Orientali e Africani (School of Oriental and African Studies – SOAS) di Londra, ha affermato che è “straordinario” che il Regno Unito abbia deciso di firmare l’accordo in un momento in cui Israele è in preda alle turbolenze per i tentativi del governo di limitare il potere della magistratura.

“Trovo notevole e straordinario che il governo del Regno Unito vada avanti con questo ora, dato che siamo davvero all’apice della peggiore crisi costituzionale mai vista in Israele”, ha detto.

Ha osservato che un certo numero di altri tradizionali alleati di Israele avevano messo una certa distanza tra loro e il nuovo governo israeliano, che include figure dell’estrema destra del movimento dei coloni ebrei che hanno chiesto la “distruzione” dei villaggi palestinesi.

“Considerando l’accoglienza relativamente fredda e cauta che Netanyahu ha ricevuto a Berlino e Parigi e che non è stato invitato alla Casa Bianca, il fatto che abbiano scelto di andare avanti in questo momento è piuttosto straordinario”, ha detto.

Middle East Eye ha contattato l’Ufficio per il Commonwealth e lo Sviluppo (Foreign Commonwealth and Development Office – FCDO) per un commento sull’accordo, ma non ha ricevuto risposta al momento della pubblicazione.

“Legittimità internazionale”

Israele sta attualmente vivendo una crisi politica che ha contrapposto il governo di estrema destra di Netanyahu alla società civile, all’élite accademica e imprenditoriale del Paese, nonché ex ministri del governo e figure militari.

Le riforme del governo proposte consentirebbero ai legislatori di eliminare le sentenze della Corte Suprema israeliana con un voto a maggioranza semplice, tra le altre modifiche

Lo stesso Primo Ministro è attualmente sotto processo per corruzione, e le riforme potrebbero permettergli di eludere la condanna o di vedere archiviato il suo caso.

La visita di Netanyahu a Londra dovrebbe provocare proteste, sia per la continua repressione dei palestinesi da parte del governo che per le riforme giudiziarie.

Prima della visita, più di 1.300 intellettuali e artisti israeliani hanno firmato una lettera che invitava il governo britannico a non “cooperare” con Netanyahu e a non conferirgli “legittimità internazionale”.

Gli scrittori David Grossman e Dorit Rabinian, i registi Amos Gitai e Uri Barbash e l’artista Tamar Geter erano tra i firmatari, insieme a molti altri accademici, ricercatori e avvocati.

“Durante questo stato di emergenza, che sta lacerando esercito, polizia e società civile, Netanyahu sta cercando di incontrare i capi di Stato occidentali per creare una rappresentanza di legittimità internazionale per il suo governo”, si legge nella lettera, pubblicata il martedì.

“Facciamo appello a tutti i democratici in Gran Bretagna e li invitiamo a sostenere pubblicamente la fatidica lotta dell’Israele democratico”.

Crescono anche i timori che ci possa essere un’esplosione di violenza in aprile, quando la Pasqua ebraica e il Ramadan si sovrappongono.

Il direttore della CIA William Burns ha recentemente affermato che le attuali tensioni in Cisgiordania hanno una “infelice somiglianza” con la Seconda Intifada.

La minaccia di un’incontrollabile esplosione di violenza ha spinto la Giordania, l’Egitto e gli Stati Uniti ad avviare sforzi per ridurre le tensioni negli ultimi mesi, ma non è chiaro se saranno in grado di contenere la violenza tra i continui attacchi israeliani.

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org