Le voci assenti a Eurovision: perché i paesi arabi si rifiutano di partecipare

Sabato, l’attesissima 67a edizione dell’Eurovision Song Contest conquisterà il pubblico a Liverpool. The New Arab fa luce sulla precedente partecipazione araba e sul motivo della sua interruzione.

Fonte: English version

Sofia Abudari – 13 maggio 2023

Immagine di copertina: L’Eurovision Song Contest quest’anno è ospitato a Liverpool [Getty]

L’attesissima 67a edizione dell’Eurovision Song Contest sabato catturerà il pubblico a Liverpool, con una serie di cantanti e artisti provenienti da tutta Europa in competizione per l’ambito titolo.

Il concorso musicale annuale, caratterizzato da esibizioni kitsch e spesso esagerate, ha raccolto un seguito significativo nel corso degli anni, con milioni di spettatori sintonizzati ogni anno.

Il concorso è aperto a tutti i membri della European Broadcasting Union (EBU), che comprende 66 emittenti di 54 paesi, alcune delle quali si trovano nella regione del Medio Oriente e del Nord Africa, in Sud America e persino in Oceania.

Tuttavia, tra sfarzo e glamour, un aspetto che spesso fa discutere è la partecipazione di paesi extraeuropei. Sebbene la maggior parte dei concorrenti provenga da nazioni europee, la presenza di Israele suscita discussioni.

Israele, che ha partecipato 45 volte e vinto il concorso quattro volte, ha raccolto critiche significative da parte di attivisti per i diritti e del mondo arabo, con la sua adesione segnata da conflitti e tensioni in corso nella regione, tra cui l’occupazione dei territori palestinesi e le ricorrenti violenze contro la Cisgiordania e la Striscia di Gaza.

In particolare,  la partecipazione di Israele nel 2019 suscitò diffusi appelli al boicottaggio. Simili appelli per il ritiro israeliano dalla competizione sono stati fatti anche quest’anno.

Assenza di partecipazione araba

Anche l’assenza dei paesi arabi all’Eurovision Song Contest è argomento di discussione. Mentre paesi come il Marocco e la Tunisia hanno partecipato in passato, il loro coinvolgimento è stato limitato.

Il Marocco ha partecipato per la prima e unica volta nel 1980, con la famosa cantante Samia Said che eseguì la canzone in lingua araba Bitaqat Hob (Love Card) nella città olandese dell’Aia. Il concorso fu trasmesso nel regno nordafricano tramite la National Company of Radio and Television (SNRT) del Marocco.

Said si classificò solo penultima nella competizione, avendo ricevuto solo sette punti. Tuttavia, rimane la prima e unica cantante del concorso ad essersi esibita in lingua araba. La sua canzone intendeva trasmettere un messaggio di “pace tra le nazioni del mondo”.

Nonostante il risultato tutt’altro che eccezionale, la carriera di Said decollò proprio grazie ad Eurovision,  tanto da divenire una degli artisti discografici più riconosciuti del Marocco e del mondo arabo.

Secondo quanto riferito, l’allora sovrano del Marocco, re Hassan II, ritirò la partecipazione di Rabat dal concorso l’anno successivo, dicendo che il paese non vi avrebbe mai più partecipato.

Le ragioni alla base del ritiro non  furono fornite esplicitamente, ma vi sono alcune possibili spiegazioni. Un fattore potrebbe essere stato il basso posizionamento del Marocco, che potrebbe essere stato percepito come una mancanza di interesse o sostegno da parte della comunità internazionale dell’Eurovision.

Potrebbe anche essere stato influenzato dalle tensioni politiche e dalla solidarietà con altre nazioni arabe che avevano scelto di non confrontarsi con Israele su varie piattaforme.

Questo fattore politico è rimasto immutato nel determinare l’assenza di molti paesi arabi da Eurovision.

Nel 1977, la Tunisia tentò di prendere parte al concorso, ma si ritirò poco prima poiché l’emittente nazionale ERTT non voleva “trasmettere contenuti israeliani” sui suoi canali, secondo quanto riferito.

Un incidente simile si verificò nel 2005 quando il Libano – che si preparava a partecipare alla competizione con la cantante Aline Lahoud – si ritirò.

L’emittente pubblica libanese Tele Liban, non era riuscita a raggiungere un accordo con l’EBU che chiedeva di trasmettere l’intero spettacolo, inclusa la voce israeliana. La legge libanese, tuttavia, proibisce la trasmissione di qualsiasi cosa affiliata a Israele.

Da allora nessun altro paese MENA ha tentato l’ingresso alla competizione.

Partecipazione della diaspora araba

Non tutte le speranze sono andate perse però , poiché alcuni membri della diaspora MENA vi  hanno preso parte.

La Tunisia fu in qualche modo rappresentata nel 1991. La cantante e seconda classificata francese, Amina Annabi, era di origini franco-tunisine. L’artista di Cartagine cantò Le Dernier Qui a Parlé (The Last Who Spoke) e ottenne 146 punti.

La cantante svedese Loreen, nata da genitori marocchini, ha rappresentato il paese scandinavo – e l’eredità marocchina – in due occasioni. Nel 2012 vinse il concorso con la sua canzone “Euphoria”, che scalò le classifiche in 16 paesi in tutta Europa.

La cantante, il cui vero nome è Lorine Zineb Nora Talhaoui, si rivedrà quest’anno, ed è tra le favorite per la vittoria. La sua canzone “Tattoo” presenta la cantante vestita con un tradizionale copricapo Amazigh, tradizionalmente indossato nel sud-ovest del Marocco.

Algeria, Egitto, Tunisia, Libano, Giordania e Libia, in qualità di membri dell’EBU, hanno il diritto di presentare le proprie candidature all’Eurovision Song Contest.

Sebbene dalla partecipazione del Marocco non siano stati fatti tentativi ufficiali, il potenziale per una rappresentanza araba in futuro rimane una prospettiva entusiasmante.

Nel frattempo, i membri della diaspora araba continuano a lasciare il segno, mettendo in mostra la loro eredità e la loro abilità musicale. L’Eurovision Song Contest rimane una piattaforma in cui le nazioni possono riunirsi, celebrare la diversità e colmare i divari culturali attraverso il linguaggio universale della musica.

 

Traduzione di Grazia Parolari  “Tutti gli esseri senziento sono orlamente uguali” – Invictapalestina.org