75 anni di sumud

Mentre commemoriamo i 75 anni della Nakba, riconosciamo anche i 75 anni di sumud, la parola araba per “fermezza”, che esprime la ribelle resilienza dei palestinesi.

Fonte:English version

Nada Elia – 13 maggio 2023

Immagine di copertina: Palestinesi si radunano tra le macerie della casa del prigioniero palestinese Younes Hilan nel villaggio di Hajja, a est della città di Qalqilya, in Cisgiordania. Le forze israeliane hanno demolito la casa a due piani il 3 maggio 2023. (Foto: Mohammed Nasser/APA Images)

Guardando gli sviluppi sul campo in Palestina, da Sheikh Jarrah a Masafer Yatta ai villaggi beduini di al Naqab e ai selvaggi attacchi a Nablus e Huwara, è impossibile negare che la Nakba sia ancora in corso.

Proprio come accadeva 75 anni fa, oggi i palestinesi vengono assassinati da coloni violenti e pesantemente armati mentre l’Occidente sta a guardare. Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari, dall’inizio del 2023, la violenza legata ai coloni israeliani ha raggiunto una media di tre incidenti al giorno, rispetto ai due incidenti al giorno nel 2022 e a un incidente al giorno nel 2021. Nel frattempo, aree della Palestina sono ancora in fase di pulizia etnica mentre i leader del Nord del mondo si congratulano con Israele per il 75° anniversario della sua fondazione. Nel frattempo, dobbiamo riconoscere che i nostri “leader politici” (ufficiali) non hanno assolutamente alcuna visione, strategia o tabella di marcia per la liberazione.

Tuttavia, se guardiamo all’organizzazione popolare palestinese in questo doloroso anniversario, è anche impossibile negare che ciò che stiamo notando – è davvero difficile dire “celebrando” – mentre commemoriamo 75 anni di catastrofe, sono 75 anni di sumud (“fermezza”). Questa, quindi, è una valutazione sobria ma non cupa. E con ciò arriva la convinzione, non più solo un’aspirazione o un desiderio, che la liberazione è vicina.

Questa convinzione dipende da due questioni distinte. Una è l’inflessibile insistenza del popolo palestinese sul raggiungimento dei nostri diritti umani, politici e civili, ad ogni costo. Lo abbiamo visto di recente con il martirio di Khader Adnan nell’86° giorno del suo sciopero della fame per protestare contro la sua detenzione amministrativa senza accuse. La morte di Adnan dovrebbe essere intesa come un atto di sfida portato agli estremi, ispirandoci a portare avanti la battaglia per la liberazione finché non saremo più imprigionati per aver resistito alla loro oppressione. L’altra è il cambiamento molto significativo di Israele nella percezione occidentale.

Entrambe le questioni sulle quali si fonda la nostra convinzione che la liberazione sia vicina, stanno avvenendo a livello di base piuttosto che a livello di politici eletti e funzionari governativi. Questo è in realtà incoraggiante, poiché la storia ci ha mostrato molte volte che il progresso sociale sale dalla base, piuttosto che scendere dalla leadership al popolo.

Il fattore principale che porta speranza in questi giorni altrimenti terribili è il sumud palestinese, che diventa più forte di giorno in giorno. Di fronte alla spaventosa potenza dell’esercito israeliano, che sostiene la violenza sfrenata dei suoi coloni, i palestinesi sono più determinati che mai ad alzarsi in piedi con orgoglio e rivendicare i propri diritti. I numerosi eventi organizzati per il 75° anniversario della catastrofe palestinese tendono a non commemorare le perdite di cui tutti siamo consapevoli, ma a mettere in primo piano la resistenza e le aspirazioni del nostro popolo: ritorno e liberazione “Entro la nostra vita”, come viene denominato un gruppo di attivisti. Queste sono le parole su cui ci stiamo radunendo e che stiamo pianificando. E ciò che stiamo celebrando è la creatività sfrenata della nostra gente contro le mostruose avversità – creatività artistica nella scrittura, nella pittura, nell’ingegneria, nella cucina innovativa e in tutto ciò che ha mantenuto la nostra cultura fiorente – preservando le nostre tradizioni, dai tatreez ai dabke . Davvero, lo spirito palestinese è indomabile.

È anche chiaro che internazionalmente, a livello di base, sta avvenendo un cambiamento nella percezione di Israele. Un recente sondaggio Gallup mostra che i democratici sono ora più solidali con i palestinesi che con gli israeliani con un margine di 15 punti, un cambiamento significativo rispetto a solo sette anni fa, quando le loro simpatie per gli israeliani erano del 30% maggiori che per i palestinesi. Inoltre, i giovani ebrei americani sono più alienati dal sionismo dei loro genitori e nonni, e c’è un numero crescente di ebrei, sia giovani che anziani, che denunciano non solo i politici fascisti di Israele, ma tutto il sionismo. Questo cambiamento nella visione popolare del mondo si riflette nel numero di politici che esprimono opinioni antisioniste: ancora un numero esiguo, ma che cresce a ogni elezione. E poiché l’espropriazione del popolo palestinese è resa possibile dalla complicità e dall’autocompiacimento occidentali, la crescente consapevolezza globale della natura intrinsecamente oppressiva del sionismo è un segno positivo dell’indebolimento di questo sostegno.

Sì, c’è ancora molto lavoro da fare. Ma ci sono anche tutte le indicazioni che la fine dell’apartheid israeliano è vicina e che la nostra liberazione non è un sogno: è un impegno di un popolo il cui sumud è diventato leggendario. Sappiamo che torneremo, saremo liberi e poiché i nostri guerrieri culturali sono giovani e includono molte donne forti, queer e individui attenti all’ambiente, sappiamo anche che avremo una società trasformata, in cui tutti potranno sentirsi inclusi e prosperare.

 

Traduzione di Grazia Parolari “Tutti gli esseri senzienti sono moralmente uguali” -Invictapalestina.org