Solidarietà con il popolo palestinese, tutte le forme si equivalgono?

 

Solidarietà con il popolo palestinese, tutte le forme si equivalgono?

Napoli 29 maggio 2023

Auspicabile apertura di un confronto ampio

Il 6 maggio 2023 sul sito di PeaceLink è uscito, firmato da Flavia Lepre (Comitato Pace e Disarmo – Campania), l’articolo “Come può Banca Popolare Etica aver scelto HP”, in cui si riferisce la presenza di computer portatili di questa marca nelle sedi della banca, a ridosso delle chiusure per le politiche “antipandemiche”, nonostante un’attiva campagna di boicottaggio di questo marchio statunitense di tecnologie informatiche sin dal 2016, per il suo plurimo coinvolgimento nelle politiche israeliane di colonizzazione, occupazione e apartheid.

Il 12 maggio, per “diritto di replica”, Banca Etica risponde, “Banca Etica e l’impegno per i diritti umani” a firma di Chiara Bannella per conto dell’Ufficio “Comunicazione Istituzionale & Media Relations Banca Etica”.

 

L’argomentazione centrale, per l’aspetto qui preso in considerazione, è affidata a queste parole:

“Purtroppo quando si tratta di fornitori di tecnologie informatiche – un settore dominato da grandi multinazionali – trovare fornitori coerenti con i nostri valori è molto difficile anche in riferimento alle necessarie caratteristiche in tema di sicurezza e fattori di compliance con normative molto stringenti. (…) Il dramma del popolo palestinese ci sta a cuore: da molti anni Banca Etica cerca di fare la sua parte con gli strumenti tipici della finanza etica. Dal 2018 abbiamo erogato oltre 600.000 euro di credito per lo sviluppo dell’imprenditoria locale in Palestina. Svolgiamo attività di formazione finanziaria per un progetto finanziato da AICS e gestito da Oxfam, che ha come obiettivo quello di rafforzare la resilienza sociale, economica e ambientale degli imprenditori agricoli e degli attori dell’Economia Sociale e Solidale (ESS) in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. Questa settimana alcune persone di Banca Etica della nostra divisione per lo sviluppo internazionale partiranno per Ramallah per svolgere attività di formazione sulla gestione finanziaria alle attività imprenditoriali locali finanziate dai nostri partner di ACAD Finance e Reef Finance.

Tra le organizzazioni cui diamo credito con i nostri prestiti ci sono anche molte ONG Italiane che lavorano in Palestina per il sostegno alla popolazione.”

Pregevole la correttezza del sito nel consentire l’indicazione del problema e la relativa replica. Apprezzabile BE, che ha accettato il confronto pubblico, al di là delle motivazioni opinabili addotte, ed esprimendo il proprio disagio per la scelta controversa ha assunto impegni di ricercare una fuoriuscita dall’utilizzo del prodotto sotto boicottaggio.

Abbiamo richiamato qui in sintesi lo scambio perché ben esemplifica una problematica che va oltre il fatto specifico ed i soggetti coinvolti. Infatti, la problematica emersa riveste un’importanza non circoscrivibile ad essi, ma investe più in generale la questione della solidarietà con il popolo palestinese in Italia.

 

  • Praticare il boicottaggio o il disinvestimento richiesti dal movimento internazionale a guida palestinese  o fornire ad alcune realtà della società palestinese in Cisgiordania o a Gaza sostegno economico o servizi per il loro sviluppo, attraverso ONG italiane o palestinesi si equivalgono?
  • Come senso, come peso politico, come risvolto sociale, come efficacia nel tempo o per altri aspetti?
  • Sono due percorsi intercambiabili, per cui l’uno può sostituire l’altro?
  • Vanno entrambi nella medesima direzione o potrebbero divergere?

 

Vorremmo aprire una approfondita discussione sull’argomento.

Si può commentare direttamente in fondo all’articolo, oppure al post su Facebook, oppure scrivendo direttamente a: flavialepre@libero.it

Flavia Lepre

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