Zucchero filato nel cuore della Valle della Morte

Dopo più di 14 mesi di Guerra di Sterminio, sembra che odio e vendetta non forniscano più la scarica di adrenalina necessaria, e servano comodità degne di un albergo di lusso. Di fronte ai bambini assetati e ai resti sparsi di corpi umani in tutta l’area, Israele sta costruendo una realtà totalmente alternativa a Gaza

Fonte. English version

Di Orly Noy – 24 dicembre 2024

Immagine di copertina: Un ragazzo ad al-Mawasi, nella Striscia di Gaza meridionale, il 22 dicembre 2024 (foto: Abd Rahim Khatib/Flash90)

“L’unica cosa che ai soldati è ancora proibita qui è entrare nelle acque della costa di Gaza e bagnarsi i piedi”. Così scrive Yoav Zeitoun, un giornalista di Ynet, in un articolo sul villaggio vacanze che è stato creato per i soldati israeliani a Gaza. Oltre a bagnarsi i piedi, viene offerto loro di tutto: un fisioterapista che massaggia loro gambe e schiena; popcorn e zucchero filato “come al cinema e alle fiere”; una sala per i pasti regolari, tra cui cialde e pretzel belga freschi; un angolo per rafforzare lo spirito, con libri religiosi e accessori di tefillin (astucci) e tzitzit (indumento rituale), “in un buon spirito e senza coercizione”; colazioni generose e coccole “come in un albergo di lusso”, e pranzo e cena incentrati su una grigliata “che funziona senza sosta”.

Lo Sterminio, a quanto pare, è un’attività estenuante. Dopo più di 14 mesi di una Guerra di Sterminio di cui non si vede la fine, i sentimenti di odio e vendetta apparentemente non sono più sufficienti per ottenere l’adrenalina necessaria per superare l’esaurimento e la difficoltà della lunga separazione da casa e tutto quello che ciò comporta: il pesante costo economico, la distanza dalla famiglia. Pertanto, l’esercito ha avuto l’ingegnosa idea di trasformare il servizio a Gaza in una sorta di villaggio vacanza al livello di un albergo a cinque stelle. Non un cattivo incentivo per i soldati per i quali è altamente dubbio che potrebbero permettersi un tale lusso nella vita civile.

Cosa vedono i soldati dal lussuoso complesso termale nel cuore della Valle della Morte? Nel luogo in cui bambini assetati cercano un parente sopravvissuto all’ultimo bombardamento? In un luogo in cui genitori devastati cercano i loro figli sotto le macerie? In un luogo in cui le madri raccolgono erba e foraggio per animali per soddisfare la fame dei loro figli? In un luogo in cui cani randagi mangiano i corpi dei palestinesi uccisi sparsi in tutta la regione? Cosa vedono i soldati quando lo zucchero filato si scioglie sulle loro labbra?

Non so cosa vedano i loro occhi, ma so che il Sionismo ha sempre avuto uno straordinario talento nell’addestrare i suoi adepti a vedere solo ciò che gli serve e a cancellare tutto il resto dal loro campo visivo. Solo in questo modo un “popolo senza terra” può stabilirsi in una “terra senza popolo”. Ma a Gaza è stato a lungo impossibile limitarsi a spazzare via i palestinesi dalla vista. A Gaza, Israele deve creare una realtà completamente alternativa.

Per così tanti anni, Israele ha costantemente spinto Gaza fuori dall’esistenza umana nel senso in cui la intendiamo noi, che, molto prima del 7 ottobre, è diventata una specie di fantasma che pervade gli angoli più oscuri della psiche collettiva israeliana. L’esistenza stessa del luogo testimonia qualcosa di così terribile su di noi che dobbiamo camuffare questa cosa in ogni modo, ma non dobbiamo affrontarla direttamente. Affrontarla deve sempre aggirare la realtà, perché la realtà che abbiamo creato lì è totalmente inimmaginabile.

Quindi installiamo cannocchiali telescopici sulle colline che dominano Gaza, in modo che i bambini possano mettere una moneta da cinque Shekel (1,30 euro), come in una macchina da gioco, e guardare le colonne di fumo che si alzano sulla Striscia di Gaza.

Guardiamo serie tv come Fauda, ​​che trasformano Gaza in una specie di parco divertimenti di tensione e azione (e allo stesso tempo continuano ad aprire le porte dell’inferno quasi una volta all’anno).

E quando la realtà diventa la distruzione totale della civiltà che un tempo era lì, dobbiamo stabilire una nuova civiltà simulata, con una macchina per i popcorn, lo zucchero filato e massaggi. E più la realtà stessa diventa oscura, più la realtà alternativa deve diventare una fantasia più colorata, da circo.

È così che i soldati sostano nella Valle della Morte, arrostendo e mangiando carne su una grigliata che non smette mai di funzionare, e non può, che sia l’odore di carne carbonizzata che riempie le loro narici, che si tratti dei corpi degli animali che sono stati trasportati lì in loro onore, o delle persone sulla cui spiaggia ai soldati non è permesso bagnarsi i piedi.

 

Orly Noy è redattrice di Local Call, attivista politica e traduttrice di poesia e prosa in Farsi. È presidente del comitato esecutivo di B’Tselem e attivista del partito politico nazional democratico palestinese Balad. I suoi scritti affrontano la sua identità di Mizrahi, di donna di sinistra, di donna, di migrante temporaneo che vive come un’immigrata perpetua, e il costante dialogo tra queste identità.

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org