Per anni, l’Autorità Nazionale Palestinese ha preteso un’obbedienza incrollabile dal popolo palestinese.
Fonte: English version
Di Ramzy Baroud – 5 gennaio 2025
Le ultime notizie dall’Operazione “Protezione della Patria” dell’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) nel campo profughi di Jenin dipingono un quadro cupo. Nove palestinesi sono stati uccisi in questa repressione in corso, iniziata il 5 dicembre, tra cui una giovane giornalista, Shaza Al-Sabbagh.
L’assalto, come riportato dal quotidiano israeliano Haaretz, ha ricevuto prevedibilmente l’avvallo dell’Esercito di Occupazione Israeliano. Nel frattempo, Canale 14 di Israele ha confermato che Tel Aviv aveva dato una scadenza chiara all’ANP per portare a termine il compito, sradicando di fatto ciò che resta della Resistenza a Jenin in nome della fine dell’illegalità e dell’arresto dei fuorilegge.
È un’ironia che è diventata fin troppo familiare: l’entità palestinese che avrebbe dovuto rappresentare la volontà del popolo e guidarlo verso la libertà è diventata complice della repressione della Resistenza in una delle aree più emarginate e impoverite della Cisgiordania. Questo è il cuore del paradosso palestinese in Cisgiordania.
Per anni, l’ANP ha preteso un’obbedienza incrollabile dal popolo palestinese in nome della preparazione della Palestina alla sovranità e alla statalità. Tuttavia, con il passare degli anni, questa promessa si è allontanata sempre più. Al suo posto, l’ANP sembra essere diventata complice nell’espansione del controllo territoriale di Israele e dell’erosione dei diritti palestinesi. Questa potrebbe essere una conclusione difficile da accettare, ma l’uccisione di palestinesi innocenti a Jenin per mano delle forze di sicurezza palestinesi, mentre Israele e i suoi coloni stanno reprimendo i palestinesi altrove in Cisgiordania, dovrebbe essere una prova sufficiente a supportare questa affermazione.
Inoltre, la strategia dell’Autorità Nazionale Palestinese di placare Israele attraverso il “coordinamento della sicurezza” ha fatto ben poco per ostacolare il suo sistematico accaparramento di terre e la continua costruzione di insediamenti illegali.
L’Operazione a Jenin è una chiara manifestazione di come Israele usi l’Autorità Nazionale Palestinese per svolgere il lavoro sporco per procura. Il campo profughi di Jenin, che copre un’area di meno di mezzo chilometro quadrato, è sempre stato un simbolo della Resistenza Palestinese. Secondo il Ministero della Sanità palestinese, Israele ha fatto irruzione a Jenin 80 volte solo nell’ultimo anno, uccidendo più di 220 palestinesi e ferendone centinaia di altri. Ma Jenin rimane indomita.
Ciò che complica ulteriormente questa crisi è il silenzio di molti intellettuali palestinesi, sia in Cisgiordania che nella diaspora, che non sono riusciti a confrontarsi con l’ANP con lo stesso vigore con cui criticano l’Occupazione Israeliana. Ma perché così tante voci importanti, intellettuali e analisti politici sono rimasti in silenzio su questo tema?
La risposta sta in una complessa combinazione di paura, pragmatismo politico e inerzia storica. Per decenni, l’ANP ha mantenuto una presa soffocante sul panorama politico della vita palestinese. Controlla le leve del potere. Gli intellettuali palestinesi, in particolare quelli in Cisgiordania, sono fin troppo consapevoli di questa realtà.
Inoltre, c’è un profondo senso di paralisi all’interno della comunità intellettuale palestinese in Cisgiordania, in parte dovuto al fallimento della loro dirigenza nel confrontarsi con Israele sul Genocidio in corso a Gaza. Ma c’è di più in questa paralisi in corso.
Per anni, l’ANP si è presentata come “unico rappresentante legittimo” del popolo palestinese. Molti intellettuali che normalmente criticherebbero l’Occupazione Israeliana non sono disposti ad affrontare l’ANP per paura di dividere ulteriormente i palestinesi. C’è una convinzione radicata tra alcuni che uno scontro pubblico con l’ANP porterebbe a una maggiore disunione, che potrebbe fare il gioco di Israele.
Ma l’ANP può essere salvata? La risposta potrebbe non avere importanza. Ciò che conta è se il popolo palestinese può, attraverso la sua volontà e Resistenza collettiva, liberarsi dal Colonialismo israeliano. Gli eventi delle prossime settimane e mesi saranno decisivi.
Ramzy Baroud è un giornalista e redattore di The Palestine Chronicle. È autore di sei libri. Il suo ultimo libro, curato insieme a Ilan Pappé, è “La Nostra Visione per la Liberazione: Leader Palestinesi Coinvolti e Intellettuali Parlano”. Ramzy Baroud è un ricercatore senior non di ruolo presso il Centro per l’Islam e gli Affari Globali (CIGA), dell’Università Zaim di Istanbul (IZU).
Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org