Ilan Pappé: “Questa è l’ultima fase del Sionismo”

Il futuro di Israele e del Sionismo è collegato al futuro dell’America.

Fonte: English version

Di Anealla Safdar – 14 gennaio 2025

Diversamente da altri israeliani, dice Ilan Pappé, ha imparato la lingua “dei Colonizzati” trascorrendo del tempo in Palestina, circondandosi di amici palestinesi e prendendo lezioni formali di arabo.

Centinaia di accademici, funzionari, attivisti internazionali per i diritti umani e danesi tutti sconvolti dal Genocidio israeliano contro i palestinesi a Gaza hanno partecipato alla manifestazione nella capitale danese, organizzata dalla Rete Europea Palestinese.

Il gruppo è stato fondato di recente e i suoi membri sono tra i danesi di origine palestinese.

Pappé ha detto in seguito al pubblico che, dallo scoppio dell’ultima guerra di Israele su Gaza, è rimasto scioccato dalla risposta europea.

“Condivido con molti la sorpresa della posizione europea”, ha dichiarato sul palco. “L’Europa, che si dichiara un modello di civiltà, ha ignorato il Genocidio più trasmesso in diretta dei tempi moderni”.

Al Jazeera ha intervistato Pappé, settantenne, storico, autore ed eminente professore israeliano che ha passato gran parte della sua vita a lottare per i diritti dei palestinesi. Gli abbiamo chiesto del Sionismo, della solidarietà e di cosa pensa che significhi per Gaza un panorama politico americano in mutamento.

Al Jazeera: Lei ha detto a lungo che gli strumenti del Sionismo, l’ideologia politica nazionalista che ha chiesto la creazione di uno Stato Ebraico, includevano la conquista di terre e la Pulizia Etnica. Negli ultimi 15 mesi, Gaza ha subito uccisioni di massa quotidiane. A quale fase del Sionismo stiamo assistendo?

Ilan Pappé: Siamo in uno stadio che si può definire neo-Sionista. I vecchi valori del Sionismo sono ora più estremi, in una forma molto più aggressiva di prima, e cercano di raggiungere in poco tempo ciò che la precedente generazione di Sionisti stava cercando di raggiungere in un modo molto più lungo, più graduale e progressivo.

Questo è un tentativo da parte di una nuova dirigenza Sionista di completare il lavoro iniziato nel 1948, vale a dire di prendere ufficialmente il controllo dell’intera Palestina Storica e di sbarazzarsi di quanti più palestinesi possibile e contemporaneamente, e questo è qualcosa di nuovo, creare un nuovo Impero Israeliano che è temuto o rispettato dai suoi vicini, e quindi può persino espandersi territorialmente oltre i confini della Palestina Storica o dei tempi del Mandato Britannico.

Storicamente, mi viene da dire con una certa cautela che questa è l’ultima fase del Sionismo. Storicamente, tali sviluppi nei movimenti ideologici, che siano coloniali o imperi, sono solitamente il capitolo finale che è quello spietato, il più ambizioso. E poi dopo l’apice c’è la caduta.

Al Jazeera: Siamo a pochi giorni da un nuovo panorama politico, mentre Donald Trump si insedia alla Casa Bianca per la seconda volta. Ha una voce ancora più forte sui social media con il miliardario della tecnologia e proprietario di X Elon Musk, che loda le politiche israeliane e il suo esercito, tra le figure di spicco della sua amministrazione. Come vede la presidenza di Trump influenzare Israele? La guerra a Gaza continuerà?

Pappé: È molto difficile vedere qualcosa di positivo durante il secondo mandato di Trump e con le sue associazioni con Elon Musk.

Il futuro di Israele e del Sionismo è collegato al futuro dell’America.

Non credo che tutti gli americani sostengano Trump. Non credo che tutti gli americani simpatizzino per Elon Musk. Ma temo che non ci sia molto che si possa fare nei prossimi due o tre anni.

L’unica buona notizia è che i leader populisti come il Presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump e i folli come Elon Musk non sono molto capaci. Trascineranno con sé l’economia e la reputazione internazionale statunitensi, quindi finirà male per l’America se questo tipo di personalità la guideranno.

A lungo termine, penso che possa portare a un minore coinvolgimento degli Stati Uniti in Medio Oriente. E per me, uno scenario in cui si ha un coinvolgimento americano minimo è uno scenario positivo.

Abbiamo bisogno di un intervento internazionale non solo in Palestina ma per l’intero mondo arabo, ma deve venire dal Sud del mondo e non dal Nord del mondo. Il Nord Globale ha lasciato un’eredità tale che ben poche persone considererebbero qualcuno del Nord Globale come un onesto mediatore. Sono molto preoccupato per il breve termine, non voglio essere frainteso. Non riesco a vedere nessuna forza che fermi i disastri a breve termine che ci attendono.

Quando vedo una prospettiva più ampia, penso che siamo alla fine di un capitolo molto brutto dell’Umanità, non all’inizio.

Al Jazeera: Attualmente, ci sono negoziati per un cessate il fuoco. Quando si aspetta che la Palestina godrà della pace?

Pappé: Non lo so, ma penso che anche un cessate il fuoco a Gaza non sia la fine, purtroppo, a causa del Genocidio. Speriamo che ci sarà abbastanza potere se non per fermarlo, almeno per attenuarlo o limitarlo.

Nel lungo termine, vedo un processo lungo. Sto parlando di 20 anni, ma penso che siamo all’inizio di questo processo.

È un processo di decolonizzazione di un Progetto Coloniale di Insediamento.

Può andare in entrambi i modi. La storia insegna. La decolonizzazione può essere molto violenta e non necessariamente produrre un regime migliore o può essere un’opportunità per costruire qualcosa di molto meglio, una situazione vantaggiosa per tutti gli interessati e per l’area nel suo complesso.

Al Jazeera: Per i palestinesi e molti osservatori, sembra che il mondo stia semplicemente a guardare mentre Israele si espande nei territori dei suoi vicini e porta avanti il ​​Genocidio impunemente.

Pappé: Beh, un’ultima fase da un punto di vista storico è un lungo processo. Non è un processo immediato. Non è una questione  se accadrà ma di quando accadrà. E sicuramente potrebbe richiedere tempo.

Ci sono sviluppi a livello regionale e globale che consentono a questa fase di continuare. Che si tratti dell’ascesa di politici populisti come Trump, del potere delle multinazionali, dell’ascesa dell’autoritarismo, del nuovo fascismo di destra in Europa, del livello di corruzione in alcuni Paesi arabi, tutto ciò funziona in un modo che sostiene un’alleanza globale che consente a Israele di fare ciò che fa, ma c’è un’altra alleanza.

Non ha lo stesso potere, ma è diffusa ed è collegata a molte altre lotte contro l’ingiustizia. È abbastanza possibile che se non nell’immediato futuro, un po’ più avanti questo tipo di sentimento globale che non è focalizzato solo sulla Palestina, ma è focalizzato sul riscaldamento globale, la povertà, l’immigrazione e così via, che questa diventi una forza politica più potente. Ogni piccola vittoria per quell’altra alleanza globale avvicina il Progetto Sionista alla fine.

Al Jazeera: Cosa deve fare quest’altra alleanza? Cosa potrebbe aiutare la loro causa?

Pappé: Ci sono due fattori. Uno, non abbiamo un’organizzazione che contenga questa buona volontà, il supporto, la solidarietà, questa energia per combattere l’ingiustizia. C’è bisogno di un’organizzazione adeguata e alcuni dei giovani che fanno parte di questa alleanza sembrano non gradire, per buone ragioni, le organizzazioni e così via. Ma c’è bisogno di questa infrastruttura.

Il secondo fattore è abbandonare l’approccio purista che tali movimenti avevano in passato e creare reti e alleanze che tengano conto del fatto che le persone non sono d’accordo anche su questioni fondamentali, ma sono in grado di lavorare insieme per fermare un Genocidio a Gaza, per liberare le persone colonizzate.

Al Jazeera: Tornando all’alleanza più potente che lei dice sostenga il Sionismo, ha parlato dell’ascesa dell’estrema destra in Europa. Tra loro, però, ci sono ancora ceppi di antisemitismo.

Pappé: Questa empia alleanza c’era fin dall’inizio. Se ci si pensa logicamente, sia gli antisemiti che i Sionisti, quando si tratta dell’Europa, avevano lo stesso obiettivo, non volevano vedere gli ebrei in Europa. Vederli in Palestina potrebbe essere un obiettivo sia del Movimento Sionista che del movimento antisemita.

Ora c’è un nuovo livello di uniformità di idee tra la neo-destra e Israele, e questa è l’islamofobia.

La nuova destra ora, sebbene abbia ancora forti elementi antiebraici, vale a dire antisemiti, sta prendendo di mira principalmente le comunità musulmane e arabe. Non prende di mira le comunità ebraiche, in particolare.

Vedono Israele come la più importante forza anti-islamica e anti-araba al mondo, quindi c’è anche un’identificazione a quel livello, ma ovviamente è qualcosa di cui gli ebrei si pentirebbero al di fuori di Israele se facessero parte di un’alleanza del genere. Anche gli ebrei filo-israeliani in Europa si sentono un po’ a disagio con quelli che si vestono con la Bandiera Israeliana, ma allo stesso tempo con la Bandiera Nazista.

Spero che li faccia riconsiderare la loro associazione con Israele. Vediamo già i segnali, soprattutto nella comunità ebraica americana tra le giovani generazioni, che capiscono che Israele fa ora parte di un’alleanza politica con cui loro, in quanto ebrei americani, non possono identificarsi.

Come diciamo, consente a Israele di continuare a causa di Trump e dei leader populisti, ma è anche qualcosa che non durerà per sempre.

Al Jazeera: Il Genocidio ha portato molti, compresi alcuni gruppi ebraici, a studiare la creazione di Israele e la storica Pulizia Etnica della Palestina. Ha visto famiglie divise dalla loro comprensione del conflitto?

Pappé: Non accade in Israele, ma sicuramente nelle famiglie ebraiche fuori da Israele.

La quantità di informazioni che fluisce è tale che la generazione più giovane non può essere cieca. Specialmente se ricevono un’ottima educazione ebraica, allora ancora di più possono vedere l’immoralità dell’azione israeliana.

È per lo più un conflitto intergenerazionale, il che è un segno positivo perché significa che la generazione attuale potrebbe essere molto più uniforme in questa posizione.

Al Jazeera: Ma all’interno di Israele, i giovani hanno accesso anche alla documentazione del Genocidio sui social media, su piattaforme come TikTok. Ma molti ignorano ancora la sofferenza palestinese.

Pappé: Non hanno ricevuto la stessa istruzione dei giovani ebrei in America. Hanno ricevuto un’istruzione da un Paese molto indottrinato. Ed è questa la chiave. Sono stati prodotti, se volete, progettati dal sistema educativo israeliano.

Ho scritto un articolo nel 1999 in cui avvertivo che, guardando i programmi scolastici israeliani, i prossimi laureati di questo sistema sarebbero stati Fanatici Razzisti, estremisti e pericolosi per se stessi e per gli altri. Sfortunatamente, avevo assolutamente ragione.

Questo è il prodotto di una società molto indottrinata dalla culla alla tomba.

Bisogna rieducare queste persone. Non si può semplicemente mostrare loro le cose e sperare che questo le smuova.

Possono vedere bambini palestinesi morti e dire “Bene, molto bene”. La Disumanizzazione fa parte del DNA israeliano ed è molto difficile affrontarla semplicemente dando loro più informazioni.

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org