L’assalto israeliano ha sfigurato lo spazio e il tempo di Gaza, lasciando a un fisico come me nessuna altra scelta se non quella di usare la mia comprensione dell’Universo, così come la saggezza dei secoli, per affrontare e sopravvivere al Genocidio.
Fonte: English version
Di Qasem Waleed – 14 gennaio 2025
Un paio di settimane fa mi sono perso vicino al plesso dell’Ospedale Nasser a Khan Younis, la città in cui ho vissuto per tutta la vita. Ci sono andato poco dopo il tramonto per comprare a mia madre un po’ di Qurshala (un biscotto tradizionale a forma di dito). È stata una lunga camminata, circa 2 chilometri e mezzo da casa mia all’unica panetteria funzionante nel centro della città di Khan Younis. Era affollata come previsto, quindi ho aspettato un bel po’ in fila.
A Gaza, non possiamo sempre dire che ore sono, quanto tempo è passato o quanto ne rimane, perché il tempo non si muove in modo lineare. Il modo in cui passa il tempo dipende da chi lo attraversa.
Mentre secondo la fisica classica (newtoniana) che si applica al resto del mondo, il tempo procede sempre in avanti verso il futuro infinito, qui a Gaza il tempo è controllato dalla relatività generale di Einstein.
Il mondo ha recentemente superato la linea temporale illusoria chiamata “nuovo anno”, ma Gaza è l’unico posto che torna indietro nel tempo. Il tempo a Gaza si sta affrettando verso il passato a un ritmo accelerato.
La verità è che il tempo a Gaza non è né assoluto né relativo, ma piuttosto obsoleto. L’enorme energia dei bombardamenti sta costantemente sfigurando lo spazio e il tempo a Gaza, spingendo i gazawi in un passato senza fine. E continuo a usare tecniche obsolete per adattarmi alla mia miserabile vita primitiva.
Seguendo Orione
ِAd esempio, mentre voi potreste essere abituati a usare il vostro telefono o mappe con i punti di riferimento della vostra città natale, io sono costretto a orientarmi con le stelle.
Torniamo alla mia storia del Qurshala fresco che valeva l’attesa, indipendentemente da quanto tempo ci volesse per averlo. Lo tenevo così attentamente mentre facevo un rapido giro al mercato per acquistare alcuni beni di prima necessità. L’attrito tra il mio corpo e i corpi delle altre persone tra la folla rallentava la mia velocità, costandomi alla fine più unità di tempo. Era come se ci stessimo prendendo carico reciprocamente dei tormenti l’uno dell’altro.
Sulla via del ritorno, ho scoperto che la strada principale era innondata di liquami dopo che un grosso camion si era rovesciato, rompendo uno dei fragili tubi che sporgevano sulla superficie della strada dissestata dai bombardamenti. Così ho fatto una deviazione. Non riuscivo a capire in quale direzione fosse la mia casa, non solo perché era calata l’oscurità, ma anche perché ero circondata da macerie e da edifici anonimi.
Fortunatamente, come i vecchi arabi, conosco a memoria il cielo notturno. Così ho alzato lo sguardo, cercando Orione. Si illumina a Est in questo periodo delle notti invernali, che è anche la direzione della mia casa. Così, ho seguito Orione.
A differenza della mitologia greca, che raffigurava Orione come un grande guerriero, i vecchi arabi lo immaginavano come una cacciatrice chiamata al Jawzaa (Gemelli). Nella mitologia araba, al Jawzaa ha una triste storia. Il marito di Al Jawazaa, Suhail (Canopo), la tradì e le spezzò la schiena, lasciandola soffrire e morire da sola mentre fuggiva verso Sud.
Tutto quello che posso dire è che posso immedesimarmi nella sua storia. Anch’io sono stato lasciato a soffrire e ad affrontare la morte da solo ogni giorno per oltre 460 giorni che sembrano un’eternità.
Lo spazio-tempo deformato di Gaza
Uno dei parallelismi tra il nostro Universo e Gaza è che entrambi sono spazi chiusi: Gaza è uno spazio chiuso da quasi due decenni. Massa e flusso del tempo sono fondamentalmente collegati in tali spazi chiusi.
Prima del Genocidio, la piccola enclave costiera assediata era stata descritta come un enorme cubo di cemento di massa, a causa dell’elevata densità della sua popolazione e perché le case erano per lo più una accanto all’altra, costeggiandosi a vicenda.
Nella prima legge della meccanica classica di Newton, l’inerzia, la massa è l’entità fisica che resiste al cambiamento. Essendo cresciuto con le guerre, dall’assalto del 2008 fino alla guerra israeliana a Gaza del maggio 2023, posso dire di sì, in quei momenti, le masse di Gaza hanno resistito al cambiamento con i massicci bombardamenti israeliani.
Eppure, quelle aggressioni non erano nulla in confronto all’attuale assalto. L’enorme massa del cubo di cemento non ha potuto resistere alla barbarie dell’esercito israeliano. Gaza è stata ora ridotta a un’enorme, densa massa di macerie.
Dato che sono dentro Gaza, vedo la massa in modo diverso. La vedo cadere liberamente dal cielo, nello stesso modo in cui la mela rossa cadde sulla testa di Newton. Solo che, quello che vedo sono bombe. Bombe da 2000 libbre (900 kg) cadono dal cielo. Emettono un’intensa luce arancione. Squarciano e strappano tende fredde e usurate che sono già pesanti di difficoltà.
Nella sua teoria della relatività generale, Einstein afferma che la massa è l’entità fisica che genera il campo gravitazionale che curva il tessuto dello spazio-tempo.
La gravità dei massicci bombardamenti israeliani non solo ha ridotto Gaza a tende vuote e senza anima circondate da un’incalcolabile massa di macerie, ma ha anche deformato e distorto il tessuto dello spazio di Gaza. Più Gaza si restringe, maggiore è il campo gravitazionale generato; quindi, più lento è il passare del tempo, soprattutto nelle lunghe notti invernali.
Vita compressa
Orione è una costellazione invernale. E ancora, secondo i miti greci, era un guerriero crudele, temuto da tutte le creature. A Gaza, non temiamo Orione. Siamo arrivati a temere l’inverno stesso. Quella che un tempo era la stagione delle benedizioni e delle serate passate in famiglia, ora è diventata la stagione più crudele.
Dopo che Israele ha distrutto il mio quartiere e danneggiato la mia casa, la mia famiglia e io abbiamo preso serie misure precauzionali per ridurre la brutalità dell’inverno. Una di queste misure è stata la ricostruzione dei muri distrutti della mia casa con fango e ciottoli, che abbiamo recuperato da sotto le macerie.
Costruire con il fango è una tradizione tramandata nella mia famiglia da generazioni. Prima della Nakba del 1948, la mia casa era una foresteria per gente del posto e viaggiatori provenienti da fuori Gaza. Era tutta costruita con pietre di fango mescolate a ciottoli e conchiglie. Queste pietre sono estremamente solide, quindi non mi ha sorpreso quando ho notato che la maggior parte di esse è sopravvissuta alla ferocia israeliana.
I miei antenati costruirono le loro case con queste pietre perché erano molto efficienti nel trattenere il calore, soprattutto negli inverni freddi.
76 anni dopo, ho usato le stesse pietre e le stesse tecniche di costruzione, perché ho un disperato bisogno di riscaldarmi. Tuttavia, poiché siamo a metà gennaio, dubito che costruire con il fango ci abbia fornito un calore adeguato. L’intero lato Nord della mia casa è ancora completamente scoperto contro i venti freddi. Mentre ricostruirlo è un compito irrealizzabile al momento.
Mi manca l’elettricità, anche se a Gaza era sempre razionata. Avevamo l’elettricità per 8 o al massimo 12 ore ore al giorno. Mi mancano il sollievo e l’euforia che provavo ogni volta che arrivava l’elettricità. Il rumore dell’impianto di riscaldamento nelle notti fredde era il mio suono preferito in assoluto.
Non abbiamo l’elettricità da oltre un anno e mezzo. Quindi, a volte, salgo sul tetto solo per guardare la luce pulsante della torre di segnalazione nel Corridoio Netzarim, che separa la parte settentrionale di Gaza dalla sua parte meridionale. La quantità di elettricità lì potrebbe facilmente alimentare Gaza per almeno due anni.
Israele ha monopolizzato la vita; inoltre, ci ha negato tutto tranne una versione povera, obsoleta e totalmente limitata di essa.
Il 2024 è stato un anno bisestile. La versione araba dell’anno bisestile è Sana Kabisah (anno compresso). È perché comprimiamo i quattro quarti extra del giorno nel 29 febbraio ogni quattro anni. Il mio 2024 è stato scandito da una vita di sofferenza e agonia ulteriore, che sono state tutte compresse in un singolo anno.
Ogni giorno dei 366 giorni ho affrontato molte morti, e ogni giorno di quei 366 giorni ho vissuto solo per affrontare di nuovo la morte. E mi chiedo ancora quante morti mi stiano ancora cercando.
Ora che le rovine dello spazio-tempo si sono fuse intorno a me, non ho uno spazio decente in cui vivere, perché è stato bruciato, raso al suolo o distrutto. E sto esaurendo il tempo, perché la morte mi sta ancora inseguendo senza sosta.
Gaza non è più solo un posto sulla mappa; è un’eccezione spazio-temporale unica, dove il passato e il presente si fondono in un vortice infinito di sofferenza.
Qasem Waleed è un fisico di Gaza che non solo interpreta la natura usando simboli e numeri, ma anche parole che descrivono vividamente la natura e la realtà della vita quotidiana in Palestina. Lavora anche come giornalista part-time e il suo lavoro è stato pubblicato su diversi siti web.
Traduzione di Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org