L “insieme vinceremo” di Netanyahu è sfumato piuttosto rapidamente e la vittoria che ha promesso è irraggiungibile. Abbiamo perso tutti in questa guerra, compresi i palestinesi che celebrano il cessate il fuoco. Ora inizia la battaglia per la comprensione.
Fonte: English version
Di Samah Salaime – 24 gennaio 2025
È difficile riassumere 15 mesi di orrore e guerra quando si è ancora presi da una vera ansia che questo complicato accordo possa spezzarsi in qualsiasi momento.
Tutti noi persone sane di mente che vogliono vivere desideriamo un po’ di tranquillità e poter respirare di nuovo. Siamo stanchi di vedere immagini di distruzione, di uccisioni e sofferenze di persone innocenti a Gaza, delle famiglie dei rapiti nelle loro veglie di protesta, immagini di sfollamenti e orfani senza fine, persone affamate e ferite ovunque, morte, dolore e trauma indescrivibili.
Uno dei genitori dei rapiti ha dichiarato apertamente in un’intervista: “Non ci fidiamo del Primo Ministro. Sappiamo che ha fatto l’accordo perché è stato pressato a farlo”. Sembra che abbia ragione. La sensazione è che questo accordo sia stato imposto al governo israeliano un minuto prima dell’insediamento di Donald Trump. La teoria di Benjamin Netanyahu, secondo cui tutto ciò che non funziona con la forza funzionerà con una forza maggiore, aveva funzionato. La paura di una sorpresa da parte dell’amministrazione Trump gli ha forzato la mano e sicuramente gli mancheranno i giorni di Jo Biden.
Questo accordo si regge su fondamenta fatte di fiammiferi e minaccia di crollare o prendere fuoco al volo. Chiaramente Hamas desidera e ha interesse a porre fine alla guerra, sebbene un numero significativo di sostenitori di Netanyahu chieda apertamente di non porre fine all’assalto brutale finché Gaza non sarà completamente e inequivocabilmente rioccupata e il primo nuovo insediamento non sarà stabilito sulla meravigliosa spiaggia di Gaza. Le vite dei rapiti non sono in cima all’agenda di Itamar Ben-Gvir e Bezalel Smotrich.
Con livelli di fiducia al minimo storico, e una sete di sangue e un desiderio di distruzione ancora insaziabili, non è del tutto irragionevole immaginare che i militari non bombardino nuovamente Gaza, sostenendo che Hamas ha violato l’accordo. Potremmo tornare al 7 ottobre in qualsiasi momento.
Due giorni dopo il cessate il fuoco, esausti e rimasti senza niente, i residenti feriti di Gaza si dirigono lentamente verso i cumuli di macerie che un tempo erano la loro casa, e mentre centinaia di familiari in Israele aspettano con il fiato sospeso la fase successiva del ritorno dei rapiti nell’attacco scioccante di quasi un anno e mezzo fa, e mentre decine di famiglie abbracciano i prigionieri palestinesi che sono stati rilasciati, mi chiedo, chi ha vinto? Che fine ha fatto lo slogan che ha preso il sopravvento sul nostro spazio pubblico, “insieme vinceremo”?
Questa illusione, venduta dal governo israeliano al mondo, e in particolar modo ai suoi cittadini sconvolti dopo il 7 ottobre, è chiaramente andata in frantumi da qualche mese. Queste due falsità, che ci sia un “insieme” e una vittoria, si sono completamente dissolte. Ma all’inizio della guerra, la società israeliana si è riunita sotto l’egida di questo governo messianico di destra e ha sostenuto la guerra con tutto il cuore, arruolandosi per la vittoria totale promettendo che le cose sarebbero rimaste tranquille per sempre.
Tutte le armi nell’arsenale Sionista sono state prese dalla storia della Nazione Ebraica e schierate in battaglia: la guerra esistenziale di Am Yisrael Chai, la Nazione scelta e perseguitata, l’antisemitismo e l’Olocausto, vivremo per sempre di spada (soggiogando), tutti ci odiano, siamo noi o loro, e altro ancora. Per molto tempo questo ha funzionato su tutti i fronti. Ci sono stati momenti di falsa unione. Non c’è vittoria, ma c’è molto dolore, vendetta, incitamento, Razzismo, distruzione e odio.
L’ardore tra Netanyahu e le guerre è cresciuto. La dipendenza dal fumo dei bombardamenti è aumentata e il Primo Ministro ha capito che la guerra è meglio di un cessate il fuoco, della liberazione dei rapiti, del ritorno dei cittadini che sono stati trasferiti dal Nord e dal Sud alle loro case, dei negoziati con Hamas. Non è certamente il momento di parlare di una soluzione politica con i palestinesi. La guerra è ciò che lo ha mantenuto al potere. È stata una distrazione dal suo processo, ha suscitato simpatia e solidarietà contro i tribunali dell’Aja e ha tenuto a bada le elezioni. Allo stesso tempo, Netanyahu ha continuato a fantasticare sugli insediamenti a Gaza e ha continuato a coltivare segretamente speranze di annessione. Questa è stata la vera vittoria di Netanyahu e di coloro con cui si sente veramente a casa.
I cittadini che si riversarono nelle strade prima della guerra per salvare la democrazia e il sistema giudiziario, coloro che insistevano sul fatto che non c’è alcun legame tra l’Occupazione e la democrazia, e che la Democrazia Ebraica può coesistere con l’Oppressione di un altro popolo in modo non democratico, tutti obbedirono in massa alle loro chiamate nell’aviazione e nelle unità di combattimento d’élite (Duvdevan, Nahal e Golani). I “Fratelli d’Armi” che volevano credere che una guerra avrebbe riportato indietro i rapiti e portato la pace, sono caduti in battaglie inutili nei campi profughi o tornati feriti nel corpo o nell’anima.
Furono ingannati e gli fu detto che bombardare e radere al suolo ospedali, scuole, teatri ed edifici residenziali, che decine di migliaia di morti e centinaia di migliaia di rifugiati affamati, feriti e morenti, erano le immagini della vittoria che la Nazione Ebraica desidera ardentemente. Ma quando si recheranno all’estero per le loro vacanze di Pasqua, le immagini della vittoria che hanno caricato sui social media li vedranno singolarmente e non insieme. Si fidano di questo governo per essere protetti?
Tutti noi palestinesi e israeliani che non vogliamo più combattere e non vogliamo essere uccisi sulla strada per costruire il Tempio Sacro, noi che non vogliamo pagare le tasse che pagheranno gli insediamenti illegali per la Gioventù delle Colline e per tenerli al sicuro, e certamente non aggredire un pastore palestinese; noi che siamo preoccupati per il futuro che attende i nostri figli tra il fiume e il mare, siamo stati lasciati soli nella Battaglia per la Pace.
Un numero significativo dei nostri potenziali alleati per la pace e la democrazia si era “smarrito”, aveva abbandonato il piccolo blocco sano e si era unito alla tribù accogliente e feroce della “Nazione Ebraica”. Spero che il loro ritorno alla ragione gli sia lieve. Spero che ora alcuni di loro capiscano di non essere desiderati in quella tribù e che anche loro saranno presto accusati di tradimento, se oseranno prendere posizione. Anche loro soffriranno quando un’altra legge antidemocratica verrà approvata a tarda notte.
L’accordo di cessate il fuoco e il sapore della sua prima applicazione ci dimostrano che i tre obiettivi della guerra dichiarati dal governo israeliano sono un grande inganno. Non è stato possibile sconfiggere Hamas, i combattenti di Al-Qassam hanno accompagnato i tre miserabili rapiti e ogni momento di gloria internazionale è stato utilizzato per mostrare il loro potere, con cui gli esausti residenti di Gaza dovranno fare i conti.
Il ritorno dei rapiti non è finito e abbiamo solo appreso che i negoziati li riuniscono ai loro cari. Si parla con il nemico e si stipulano accordi per restituire gli ostaggi, piuttosto che bombardarlo. Qualsiasi persona ragionevole sa che Israele avrebbe potuto evitare la morte di molti dei rapiti all’inizio della guerra o almeno dal maggio scorso. Decine di migliaia di vittime innocenti dallo sradicamento di interi quartieri non è la strada giusta. Punto.
Il terzo obiettivo, promesso da Yoav Gallant, Benny Gantz e Netanyahu, era ripristinare la sicurezza per i cittadini israeliani. Ma non c’è sicurezza da nessuna parte in questo Paese. Senza un accordo, non c’è sicurezza. Senza pace, non c’è sicurezza. I palestinesi indigenti, affamati e malati non porteranno sicurezza ai vicini meridionali di questo piccolo pezzo di terra di Dio. È tempo di capire che il destino degli israeliani e dei palestinesi è intrecciato e che l’uno non può avvenire a scapito dell’altro.
Abbiamo perso tutti in questa guerra. Sì, anche i palestinesi festeggiano il cessate il fuoco. Alla fine di quelle umili e umane celebrazioni di coloro che sono sopravvissuti all’inferno della guerra, ogni madre in lutto tornerà nella tenda per piangere in silenzio la morte dei suoi figli. Ogni orfano andrà a dormire da solo nella tenda bagnata e fredda con le lacrime agli occhi, privato dell’abbraccio della madre assente. Le immagini di allegria e gioia nelle strade della Gaza annientata sono reali, perché alla fine la vita sconfigge la morte, perché nella tendopoli, una notte senza bombe è diventata il sogno di ogni bambino.
Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org