La vera Unità è già stata raggiunta, come si percepisce nelle voci dei comuni cittadini di Gaza che non si identificano più come membri di una fazione. Sono Gazawi. Palestinesi di Gaza e nient’altro.
Fonte: English version
Di Ramzy Baroud – 28 gennaio 2025
Immagine di copertina: I palestinesi sfollati tornano alle loro case nella Striscia di Gaza settentrionale, 28 gennaio 2025. (AP Photo)
Anche coloro che da tempo sottolineano l’importanza della voce, dell’esperienza e dell’azione collettiva del popolo palestinese nella storia palestinese sono rimasti scioccati dalla rivoluzione culturale derivante dalla guerra israeliana a Gaza.
Per rivoluzione culturale intendo la narrazione ribelle e provocatoria che si sta sviluppando a Gaza, dove le persone si vedono come partecipanti attivi nella Resistenza Popolare, non solo semplici vittime della Macchina da Guerra Israeliana.
Quando il cessate il fuoco è entrato in vigore il 471° giorno del Genocidio Israeliano, i cittadini di Gaza si sono riversati in piazza per festeggiare. I media hanno riferito che stavano celebrando il cessate il fuoco, ma a giudicare dai loro inni e dalle canzoni e dai simboli esposti, stavano celebrando la loro vittoria collettiva, la loro Fermezza (Sumud) e la loro Resilienza contro il potente esercito israeliano, sostenuto dagli Stati Uniti e da altri Paesi occidentali.
Utilizzando mezzi rudimentali, si sono precipitati a sgomberare le loro strade, rimuovendo i detriti per consentire agli sfollati di cercare casa. Sebbene le loro case fossero state distrutte (il 90% delle unità abitative di Gaza è stato danneggiato, secondo l’ONU), erano comunque felici, persino di sedersi sui detriti. Alcuni pregavano in cima a lastre di cemento, altri cantavano in grandi folle e altri ancora piangevano ma insistevano che nessun potere avrebbe mai potuto sradicarli dalla Palestina.
I social media erano inondati di immagini di abitanti di Gaza che esprimevano un misto di emozioni, sebbene fossero per lo più provocatori, esprimendo la loro determinazione non solo in termini politici ma anche in altri modi, inclusa l’ironia.
Naturalmente, i culturisti sono tornati nelle loro palestre per trovarle per lo più distrutte. Invece di lamentarsi delle perdite, hanno recuperato le attrezzature e ripreso l’addestramento tra muri crollati e soffitti perforati dai missili israeliani.
C’erano anche un padre e il figlio che componevano una canzone nello stile “ahazej”, una vocalizzazione tradizionale levantina. Il figlio, felicissimo di trovare il padre vivo, fu rassicurato dal padre che non avrebbero mai abbandonato la loro Patria.
Quanto ai bambini, quelli che non erano tra i 14.500 uccisi, secondo l’UNRWA, sono tornati ad essere bambini. Dicevano che i carri armati israeliani distrutti a Rafah, Beit Hanoun e altrove fossero i loro nuovi parchi giochi.
Un adolescente, fingendo di essere un venditore di rottami metallici, gridava: “Un carro armato israeliano Merkava in vendita”, mentre i suoi amici filmavano e ridevano. Concluse dicendo: “Assicuratevi di inviare questo video al Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu”, prima di andare avanti, imperturbabile.
Ciò non significa che Gaza sia libera da un dolore inimmaginabile, che è difficile da comprendere appieno per il resto del mondo. Le cicatrici emotive e psicologiche della guerra dureranno una vita e molti non si riprenderanno mai completamente dal trauma. Ma i cittadini di Gaza sanno di non potersi permettere di soffrire nel solito modo. Quindi, sottolineano la loro identità, unità e sfida come un modo per superare il loro dolore.
Parallelamente al suo assalto militare a Gaza dal 7 ottobre 2023, Israele ha investito molto nel tentativo di dividere il popolo palestinese e di spezzarne lo spirito.
A Gaza, i suoi aerei da guerra hanno lanciato milioni di volantini sui rifugiati affamati, esortandoli a ribellarsi alle fazioni palestinesi fornendo a Israele i nomi di “sobillatori”. L’esercito israeliano ha offerto grandi ricompense in cambio di informazioni, ma ha ottenuto poco. Questi volantini chiedevano anche ai capo Clan di prendere il controllo delle loro aree in cambio di cibo e protezione. Per punire coloro che resistevano, Israele ha sistematicamente ucciso rappresentanti di Clan e consiglieri che cercavano di distribuire aiuti in tutta Gaza, specialmente nel Nord, dove la Carestia era devastante.
Contro le avversità, i palestinesi sono rimasti uniti. Quando è stato dichiarato il cessate il fuoco, hanno festeggiato come una nazione sola. Con Gaza distrutta, le azioni di Israele hanno cancellato le divisioni di classe, regionali, ideologiche e politiche della Striscia. Tutti a Gaza sono diventati rifugiati: ricchi, poveri, musulmani, cristiani, abitanti delle città e residenti dei campi profughi sono stati tutti ugualmente colpiti.
L’Unità che rimane a Gaza, nonostante uno dei più orribili Genocidi della storia moderna, dovrebbe servire da campanello d’allarme. Dimostra che la narrazione secondo cui i palestinesi sono divisi e hanno bisogno di “trovare un terreno comune” è falsa.
La vecchia nozione di unità politica attraverso una fusione dell’Autorità Nazionale Palestinese e di varie fazioni palestinesi non è più praticabile. La realtà è che la frammentazione del panorama politico palestinese non può essere risolta attraverso semplici accordi politici o negoziati tra fazioni.
Tuttavia, un diverso tipo di Unità ha già messo radici a Gaza e, per estensione, nelle comunità palestinesi nei Territori Occupati e nel resto del mondo. Questa Unità è visibile nei milioni di palestinesi che hanno manifestato contro la guerra, hanno cantato per Gaza, hanno pianto per Gaza e hanno sviluppato un nuovo contesto politico attorno ad essa.
Questa Unità non si basa su affermazioni di opinionisti sui canali satellitari arabi o su incontri segreti in costosi hotel. Non ha bisogno di colloqui diplomatici. Anni di discussioni infinite, “documenti di unità” e discorsi infuocati hanno portato solo alla delusione.
La vera Unità è già stata raggiunta, come si percepisce nelle voci dei comuni cittadini di Gaza che non si identificano più come membri di una fazione. Sono Gazawi. Palestinesi di Gaza e nient’altro.
Questa è l’Unità che ora deve costituire il fondamento di un nuovo corso.
Ramzy Baroud è un giornalista e redattore di The Palestine Chronicle. È autore di sei libri. Il suo ultimo libro, curato insieme a Ilan Pappé, è “La Nostra Visione per la Liberazione: Leader Palestinesi Coinvolti e Intellettuali Parlano”. Ramzy Baroud è un ricercatore senior non di ruolo presso il Centro per l’Islam e gli Affari Globali (CIGA), dell’Università Zaim di Istanbul (IZU).
Traduzione di Beniamino Rocchetto -Invitapalestina.org