Gli arabi conoscono la loro storia e non lasceranno che si ripeta

Gli arabi conoscono molto bene la loro storia. È tempo per loro di dimostrare a Israele che le lezioni della storia sono state apprese e non si ripeteranno mai più.

Fonte: English version

Di Ramzy Baroud – 17 febbraio 2025Immagine di copertina: Un ragazzo palestinese cammina verso un punto di raccolta dell’acqua potabile a Jabalia, nella Striscia di Gaza settentrionale, il 17 febbraio 2025. (AFP)

Jared Kushner, genero del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, ha dichiarato in un’intervista del 2020 di aver “letto 25 libri” sul Medio Oriente. Tale spavalderia intellettuale non avrebbe importanza se non fosse per il fatto che Kushner è stato il Consigliere del Presidente per il Medio Oriente durante il suo primo mandato ed è stato essenzialmente il principale architetto delle politiche di Trump nella Regione.

Il successore di Trump non se la passò meglio, poiché l’amministrazione Biden ripeté ampiamente i grandi errori di Trump e alla fine appoggiò il Genocidio israeliano, che ha cancellato, secondo le ultime stime, le vite di più di 55.000 persone.

Anche Joe Biden si dimostrò un lettore; sebbene, a differenza di Kushner, non si vantasse pubblicamente della sua abilità intellettuale. Il 29 novembre, è stata pubblicata una sua foto con in mano un libro dello storico palestinese Rashid Khalidi intitolato “La Guerra dei Cent’Anni in Palestina: Una Storia di Colonialismo e Resistenza, 1917-2017” (The Hundred Years’ War on Palestine: A History of Settler Colonialism and Resistance, 1917-2017).

Sebbene i presidenti e i funzionari americani affermino di basare le loro decisioni su una profonda comprensione della complessità del Medio Oriente, continuano costantemente a ripetere gli stessi errori.

Trump ha ripetutamente insistito sul fatto che gli Stati Uniti prenderanno possesso di Gaza, sposteranno la sua popolazione e trasformeranno la loro Patria distrutta in un’opportunità immobiliare, minacciandoli di scatenare “l’inferno” se non seguiranno i suoi dettami. Trump sta usando questo linguaggio basandosi sull’idea sbagliata che queste minacce gli consentiranno di ripristinare la leva politica che Washington ha perso nel corso dei suoi 15 mesi di cieco sostegno al Genocidio israeliano a Gaza.

Nessun pensatore razionale, in Medio Oriente o altrove, immaginerebbe davvero uno scenario in cui i palestinesi se ne vanno in massa a causa delle minacce di Trump. Si sono rifiutati di farlo dopo che più di 85.000 tonnellate di bombe fornite principalmente dagli Stati Uniti sono state sganciate su Gaza, distruggendo quasi tutta la Striscia. Le minacce vuote non cambieranno certamente la situazione.

Anche se il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il suo governo estremista hanno approfittato delle parole di Trump per riparare, seppur temporaneamente, la loro coalizione in difficoltà, trasformare la presunta nuova dottrina di Trump su Gaza in realtà è impossibile.

Israele ha, infatti, cercato di creare le circostanze che porteranno, nelle parole del Ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, all'”emigrazione volontaria” dei palestinesi fuori da Gaza. Invece, il 27 gennaio, quasi 1 milione di palestinesi sfollati che erano stati spinti nella parte meridionale di Gaza hanno iniziato la loro impressionante marcia di ritorno verso Nord.

È doveroso per l’amministrazione statunitense smettere di sminuire la storia, poiché qualsiasi mossa o politica sbagliata potrebbe portare a risultati disastrosi.

Storicamente, la Pulizia Etnica dei palestinesi è stata l’obiettivo principale di tutte le politiche israeliane, anche prima della fondazione dello Stato Sionista sulle rovine della Palestina storica nel 1948. A parte l’immoralità di quell’atto, il cui dolore continua a essere sentito da generazioni di rifugiati palestinesi, l’evento è stato catastrofico anche per la Regione del Medio Oriente.

Oltre ai milioni di rifugiati sfollati nella stessa Palestina, altri milioni vivono in Giordania, Libano, Siria, altre parti del Medio Oriente e in tutto il mondo. Attualmente, ci sono circa 6 milioni di rifugiati palestinesi registrati, secondo l’UNRWA, anche se un gran numero rimane disperso.

Quel terremoto politico di 77 anni fa rimane uno degli eventi più decisivi che hanno plasmato, e continuano a plasmare, il Medio Oriente fino a oggi. La sua inversione rimarrà sfuggente a meno che non prevalga finalmente la giustizia in Palestina, una giustizia dettata dalle leggi internazionali e umanitarie, non dalle dichiarazioni impulsive dei funzionari americani.

Giordania, Libano e Siria sono stati i Paesi arabi che hanno ospitato la maggior parte dei rifugiati palestinesi e le cui dinamiche politiche, così come i conflitti, sono stati plasmati dallo spostamento di massa dei palestinesi.

I gruppi palestinesi sono diventati parte del tessuto politico di queste società, a volte coinvolti in lotte interne e a volte utilizzati per bilanciare i conflitti demografici esistenti. Difficilmente un evento importante in Medio Oriente non ha coinvolto i palestinesi, o il cui prezzo non è stato sostenuto in modo sproporzionato da loro. Chiunque conosca i fondamenti della moderna politica mediorientale dovrebbe saperlo.

Si può solo immaginare cosa accadrebbe se altri 2,2 milioni di rifugiati palestinesi venissero spinti in Giordania, Egitto e altri Paesi arabi, come da proposta di Trump. Sarebbe senza dubbio l’evento più sconvolgente nella Regione dopo la Nakba. Nessun governo arabo può prendere in considerazione uno scenario del genere in nessuna circostanza.

Mentre le prospettive di un’altra Nakba a Gaza sono nate morte, la vera preoccupazione è il fatto che quasi 50.000 palestinesi sono già stati sfollati internamente in Cisgiordania. Questa Pulizia Etnica in corso non è meno pericolosa dei progetti israelo-statunitensi a Gaza.

La politica disinformata degli Stati Uniti sulla Palestina, che continua a essere guidata dalle politiche estremamente pericolose del governo politicamente fallito di Netanyahu, sta ancora una volta unendo gli arabi attorno a una causa comune.

Gli arabi conoscono molto bene la loro storia. È tempo per loro di dimostrare a Israele che le lezioni della storia sono state apprese e non si ripeteranno mai più.

Ramzy Baroud è un giornalista e redattore di The Palestine Chronicle. È autore di sei libri. Il suo ultimo libro, curato insieme a Ilan Pappé, è “La Nostra Visione per la Liberazione: Leader Palestinesi Coinvolti e Intellettuali Parlano”. Ramzy Baroud è un ricercatore senior non di ruolo presso il Centro per l’Islam e gli Affari Globali (CIGA), dell’Università Zaim di Istanbul (IZU).

Traduzione di Beniamino Rocchetto -Invictapalestina.org