Prendere di mira la vita stessa: La distruzione sistematica delle infrastrutture civili a Gaza da parte di Israele

Dopo 15 mesi di attacchi incessanti e indiscriminati da parte di Israele, la distruzione nella Striscia di Gaza è immensa. Secondo le prime stime, fino all’80% delle infrastrutture civili di Gaza sono state distrutte o danneggiate. Le orribili immagini che emergono da Gaza mostrano interi quartieri ridotti in macerie. È fondamentale sottolineare che la distruzione e il danneggiamento delle infrastrutture civili costituiscono un grave crimine di guerra e un crimine contro l’umanità, come evidenziato nei recenti casi portati in tribunale dalla Fondazione Hind Rajab.

Fonte: English version

Fondazione Hind Rajab, 28 febbraio 2025

Le infrastrutture civili sono protette dal diritto umanitario internazionale, dal diritto penale e dal diritto dei diritti umani, il che rende il loro attacco deliberato sia un crimine di guerra che un crimine contro l’umanità. Dall’inizio del cessate il fuoco ufficiale, i palestinesi sfollati che sono tornati alle loro case le hanno spesso trovate ridotte in macerie e completamente inabitabili. Secondo Medici Senza Frontiere, il 92% delle unità abitative di Gaza è stato danneggiato o distrutto dalla campagna genocida di Israele. Le infrastrutture civili non comprendono solo le unità abitative, ma anche tutte le strutture vitali per la sopravvivenza dei civili in tempo di guerra: ospedali, strutture mediche, scuole, luoghi di culto, biblioteche, linee elettriche, sistemi idrici, strade ed edifici commerciali.

La distinzione tra beni civili e militari è considerata un principio fondamentale del diritto internazionale umanitario. Eppure, dal 7 ottobre 2023, fino all’80% delle infrastrutture civili di Gaza sono state danneggiate o distrutte dall’esercito israeliano. L’articolo II della Convenzione delle Nazioni Unite del 1948 definisce il genocidio: “infliggere deliberatamente al gruppo condizioni di vita calcolate per portarlo alla distruzione fisica in tutto o in parte” è un atto riconosciuto di genocidio. Con fino a quattro quinti delle infrastrutture civili di Gaza danneggiate o distrutte – compresi i sistemi idrici e igienico-sanitari, che il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP) descrive come “quasi del tutto defunti” – ci si deve chiedere: se questo non costituisce un atto di genocidio, cosa lo è?

Chi distrugge con orgoglio le infrastrutture civili

Gli autori di questi crimini di guerra continuano a sfuggire alle responsabilità, nonostante l’indiscutibile natura dei loro atti efferati. La distruzione deliberata di infrastrutture civili da parte dell’IDF è ampiamente documentata, spesso dagli stessi soldati che se ne vantano sui social media. Uno di questi casi è quello di Yuval Vagdani, contro il quale l’HRF ha presentato una denuncia penale a fine dicembre 2024. Il caso è balzato agli onori della cronaca mondiale per il tentativo di un criminale di guerra di sfuggire alla giustizia. Vagdani è accusato di distruzione di massa di proprietà e infrastrutture civili. La denuncia includeva prove inconfutabili che dimostravano il suo coinvolgimento diretto in questi atti. Inoltre, Vagdani ha fatto dichiarazioni genocide sui suoi social media, giurando di distruggere Gaza “fino alle sue fondamenta”. Il materiale del caso comprendeva filmati, dati di geolocalizzazione e fotografie del sospettato mentre piazzava esplosivi e festeggiava la distruzione.

Meno famoso di Vagdani, ma altrettanto spregevole, è il caso di Dror Zvi Bauer, un altro soldato dell’IDF contro il quale l’HRF ha intentato una causa all’inizio del 2025 presso la Corte Penale Internazionale (CPI), oltre che in Austria, Germania e altre giurisdizioni europee. Bauer è accusato di aver partecipato alla distruzione arbitraria e illegale di strutture civili a Gaza, tra cui case private, ospedali, scuole e strutture di assistenza. La denuncia è supportata da registrazioni video che lo stesso Bauer ha pubblicato su Instagram. In questi video, si vede il sospetto usare esplosivi e bulldozer per distruggere case private e strutture di aiuto umanitario – strutture che rientrano nella categoria protetta di “infrastrutture civili”. L’intento genocida di Bauer è ulteriormente evidente nelle sue dichiarazioni, in quanto ha affermato che a Gaza “non ci sono civili non coinvolti”, sottintendendo che donne, anziani e bambini non sono considerati innocenti.

Un altro esempio profondamente scioccante di un soldato dell’IDF che si è implicato in crimini di guerra e contro l’umanità è il caso del rabbino Zarbiv. Come Bauer e Vagdani, Zarbiv credeva di essere immune dalla giustizia. Il 22 gennaio 2025, durante un’intervista televisiva, Zarbiv ha ammesso pubblicamente di aver distrutto 50 edifici a settimana a Gaza, di aver preso di mira indiscriminatamente varie forme di infrastrutture civili e di aver partecipato alla distruzione completa di interi quartieri a Jabalia e Rafah. In seguito a queste ammissioni, Zarbiv ha pronunciato discorsi di odio contro i palestinesi, che equivalgono a un pubblico incitamento alla violenza e all’odio.

Nell’intervista, Zarbiv, membro della Brigata Givati, si è vantato di “ giocare” con un bulldozer D9, descrivendo la demolizione deliberata di case e l’obliterazione delle infrastrutture di Gaza. Ha confermato che la Brigata Givati prende sistematicamente di mira le aree civili e il suo ruolo nel rendere inabitabili intere città.

Zarbiv è anche accusato di aver lanciato bombe a mano e sparato contro civili palestinesi disarmati a Khan Yunis. Le prove video confermano queste accuse, che costituiscono chiare violazioni del diritto umanitario internazionale.

Israele viola regole più antiche di lui

Le intenzioni genocide dietro la deliberata distruzione delle infrastrutture civili di Gaza da parte dell’esercito israeliano sono ormai innegabili. Con fino all’80% delle infrastrutture civili di Gaza danneggiate o distrutte, la vita quotidiana è diventata una lotta inimmaginabile per i suoi residenti. Sebbene il cessate il fuoco ufficiale abbia ridotto i bombardamenti e le ostilità quotidiane, Israele non ha rispettato la sua parte dell’accordo a più livelli. Oltre agli attacchi quasi quotidiani su Gaza – che continuano nonostante il cessate il fuoco – e all’accelerazione della violenza da parte dell’IDF in Cisgiordania, Israele ha sistematicamente limitato il flusso di aiuti essenziali, tra cui tende e macchinari pesanti, a Gaza. Nel frattempo, il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha promosso il trasferimento “temporaneo” dei gazesi, con gli Stati Uniti che assumono il controllo della Striscia di Gaza. Ciò che il diritto internazionale definisce come pulizia etnica di una popolazione occupata in un territorio occupato, viene inquadrato da Trump come un “progetto di sviluppo” e da Benjamin Netanyahu come uno strumento per le sue ambizioni coloniali e politiche.

La regola 7 dell’ International Humanitarian Law (IHL) recita: “Le parti in conflitto devono sempre distinguere tra oggetti civili e obiettivi militari. Gli attacchi possono essere diretti solo contro obiettivi militari. Gli attacchi non devono essere diretti contro beni civili”. Se l’IDF avesse aderito al diritto internazionale umanitario, sarebbe stato impossibile danneggiare o distruggere l’80% delle infrastrutture civili nella Striscia di Gaza. Inoltre, l’Assemblea della Società delle Nazioni, predecessore delle Nazioni Unite, aveva già adottato una risoluzione nel 1938 – un decennio prima della fondazione dello Stato di Israele – in cui si dichiarava che “gli obiettivi che vengono colpiti dall’aria devono essere obiettivi militari legittimi e devono essere identificabili”. Con i suoi bombardamenti a tappeto su Gaza, Israele ha violato leggi internazionali che precedono la sua stessa esistenza.

La comunità internazionale deve unirsi per porre fine al persistente disprezzo di Israele per il diritto internazionale e lo stato di diritto. Questo non è solo vitale per la sopravvivenza dei palestinesi, ma anche per la sicurezza di tutti noi. Per 15 mesi, Israele ha violato impunemente le regole fondamentali della condotta di guerra. Questo crea un pericoloso precedente, consentendo a qualsiasi regime del mondo di utilizzare tattiche simili e rendendo il diritto internazionale privo di significato.

La Fondazione Hind Rajab lavora instancabilmente per rendere giustizia alle vittime della campagna genocida di Israele e, nel farlo, per difendere le regole della guerra.

Traduzione: Simonetta Lambertini – invictapalestina.org