Dopo aver trascorso 45 anni in custodia israeliana, il “decano” dei prigionieri palestinesi assapora di nuovo la libertà
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di Mera Aladam, 27 febbraio 2025Immagine di copertina: Nael Barghouti, il prigioniero palestinese detenuto da più tempo in Israele, è ritratto a Ramallah il 28 dicembre 2013 (AFP/Abbas Momani)
Nael Barghouti, il prigioniero politico detenuto più a lungo al mondo e il “decano” dei detenuti palestinesi, è stato liberato da un carcere israeliano dopo aver trascorso quasi due terzi della sua vita dietro le sbarre.
Il 67enne è stato rilasciato giovedì nell’ambito dell’accordo di scambio di prigionieri tra Israele e Hamas.
Barghouti ha trascorso 45 anni sotto la custodia israeliana, di cui 34 consecutivi, diventando così il prigioniero politico più a lungo detenuto al mondo, secondo il Guinness World Records 2009.
Conosciuto tra i prigionieri palestinesi come “Abu al-Nour”, Barghouti è il prigioniero palestinese detenuto da più tempo nelle carceri israeliane.
Era stato liberato da Hamas nello scambio di prigionieri Gilad Shalit del 2011 ed è tornato a vivere nella sua città natale di Kobar, vicino a Ramallah, nella Cisgiordania occupata.
Ma nel 2014 Israele lo arrestò di nuovo, violando i termini dell’accordo, e ripristinò la sua precedente condanna all’ergastolo.
Questa volta, la famiglia ha dichiarato che Barghouti ha accettato di vivere in esilio fuori dalla Palestina dopo il suo rilascio, garantendosi una certa libertà dal rischio di essere nuovamente arrestato da Israele.
Occupazione e resistenza
Barghouti è nato il 23 ottobre 1957 nel villaggio palestinese di Kobar, a nord di Ramallah, in una famiglia di combattenti coinvolti nei movimenti contro l’occupazione britannica e israeliana della Palestina.
Suo padre fu detenuto dalle forze britanniche e suo zio ucciso durante la Grande Rivolta Araba del 1936.
All’età di 10 anni, ha assistito all’invasione israeliana del 1967 del suo villaggio e del resto della Cisgiordania, di Gerusalemme Est e della Striscia di Gaza, in quella che è oggi l’occupazione più lunga della storia moderna.

Il suo percorso di resistenza contro l’occupazione israeliana è iniziato quel giorno, secondo la sorella Hanan Barghouti.
Fin da piccolo si è impegnato a lanciare pietre contro le forze israeliane e a scrivere slogan contro l’occupazione sui muri.
Si è unito al fratello Omar e al cugino Fakhri nel prendere di mira gli israeliani a metà degli anni Settanta. Nel dicembre 1977 è stato arrestato per la prima volta e ha trascorso tre mesi in carcere.
Pochi mesi dopo il suo rilascio, mentre si preparava per gli esami di maturità, fu nuovamente arrestato dalle forze israeliane e trascorse i successivi 34 anni in carcere.
È stato condannato all’ergastolo con l’accusa di aver ucciso un ufficiale israeliano insieme a Omar e Fakhri.
Il “decano dei prigionieri
In carcere, Barghouti si è fatto una reputazione tra gli altri detenuti di lettore appassionato e amante della storia.
Dietro le sbarre ha anche imparato l’ebraico e l’inglese.
È stato soprannominato “decano dei prigionieri” per la sua anzianità e popolarità.
Secondo i media, una volta consegnò di nascosto dei semi di limone a sua madre, chiedendole di piantarli nel loro giardino come modo per collegarsi alla sua terra.
Durante ogni visita della famiglia, le dava una bottiglia d’acqua per innaffiare l’albero. Una volta che l’albero dava i suoi frutti, la madre gli portava di nascosto i limoni.
Mentre era in prigione, decise di dichiararsi a Iman Nafi, una donna palestinese di cui era venuto a conoscenza grazie a un servizio televisivo, arrestata nel 1987 per aver pianificato un attentato contro Israele e rilasciata nel 1997.
In carcere, Barghouti ha subito anche una trasformazione politica.
Membro fin da giovane del Movimento di Liberazione Nazionale Palestinese, più comunemente noto come Fatah, negli anni ’90 passò ad Hamas dopo che l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), guidata da Fatah, stabilì relazioni con Israele e abbandonò la resistenza armata.
Durante la sua prigionia, Barghouti ha perso entrambi i genitori senza poterli salutare.
Vittoria contro la prigione
Il 18 ottobre 2011 è stato liberato nell’ambito dello scambio di prigionieri Gilad Shalit, che ha visto lo scambio di 1.047 palestinesi con il soldato israeliano rapito da Hamas nel 2006.
Barghouti ha continuato a studiare storia alla Al-Quds Open University.
Un mese dopo il suo rilascio, ha sposato Nafi, che ha dichiarato di aver accettato di sposare l’“eroe palestinese” senza “esitazioni”.
Secondo la donna, Barghouti ha commemorato il suo matrimonio dicendo che era “un’altra vittoria contro la prigione, una sfida a coloro che ci hanno privato della libertà e un trionfo dello spirito di fede e di speranza”.
“Ci hanno negato la libertà, ma non hanno ucciso la nostra determinazione a spezzare le catene. Ora posso dire che io e Iman intraprenderemo un nuovo viaggio, perché stiamo per formare un’altra famiglia in questa grande nazione”.

Durante il suo precedente rilascio, Barghouti e Nafi hanno trascorso la maggior parte del tempo a curare la terra e le coltivazioni, quando lui è stato sottoposto agli arresti domiciliari.
Il 18 giugno 2014, è stato arrestato dalle forze israeliane durante una repressione che ha visto decine di altri prigionieri rilasciati nello scambio del 2011 ripresi in custodia.
È stato condannato a 30 mesi di carcere, ma è rimasto in custodia israeliana oltre la pena scontata.
Poco dopo, le autorità israeliane hanno ripristinato la sua precedente condanna all’ergastolo, citando un “dossier segreto”.
Il suo avvocato ha presentato diversi appelli e petizioni contro la decisione, tutti respinti.
Alla fine del 2023, la Palestinian Prisoners Society ha riferito che la salute di Barghouti si era deteriorata in carcere.
Questo peggioramento è avvenuto meno di un mese dopo il suo trasferimento dalla prigione di Ofer a quella di Gilboa, dove ha subito gravi percosse e abusi.
All’inizio del mese, Nafi ha detto che Barghouti l’ha chiamata per confermare che stava per essere rilasciato – ma solo a condizione di vivere in esilio, una richiesta avanzata da Israele.
Secondo i media, Barghouti è arrivato in Egitto giovedì dopo il suo rilascio.
Nafi ha detto a MEE che la sua felicità era incompleta perché le forze israeliane le avevano impedito di lasciare la Cisgiordania occupata per riunirsi con lui in Egitto.
“Ci hanno detto che il divieto è per motivi di sicurezza e politici. Non capisco cosa significhi, ma ci sono decine di famiglie a cui è stato impedito di viaggiare, come a me, per incontrare i prigionieri rilasciati. Speriamo che ci permettano di farlo subito”, ha aggiunto.
Traduzione: Simonetta Lambertini – invictapalesina.org